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Sul web attenti alle password: la parola Napoli tra le più vulnerabili

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Fece scalpore, anni fa, il fatto che Marc Zuckerberger, il numero uno di Facebook, avesse scelto come password un semplice ‘dadada’ diventando quindi facile preda degli hacker.

Ed invece, va da se’ che l’imperativo principale e’ difendere la propria privacy sul web ‘inventando’ password inattaccabili. Ma, rileva l’Osservatorio Crif, la maggior parte degli internauti sceglie come parola di sicurezza, elementi facilmente reperibili.

Ad esempio, per l’Italia troviamo ai primi posti i nomi propri maschili piu’ diffusi, come “andrea”, “francesco” e “giuseppe” e nomi di squadre di calcio famose come “juventus” e “napoli”. A livello globale invece, al primo posto della top 10 delle password piu’ utilizzate nel primo semestre 2021 si trova “123456”, seguita da “123456789” e da “qwerty”, cosi’ come nel semestre precedente. Un cambiamento si puo’ notare nelle ultime posizioni della top 10, dove “querty123” supera “1234567890”.

Ma attenzione: gli esperti segnalano che si tratta di combinazioni di numeri e lettere molto semplici, facilmente intercettabili da parte degli hacker e, conseguentemente, altamente vulnerabili. D’altro canto, l’utilizzo di password cosi’ basiche, dice il barometro Crif, “rivela la poca esperienza o la pigrizia di una parte di utenti del web, che spesso non seguono le piu’ elementari regole per proteggersi da eventuali intrusioni, ad esempio scegliendo password lunghe e diverse per ogni account importante, con combinazioni prive di legami con informazioni personali.

Per limitare la diffusione di questi dati sensibili, sarebbe importante che gli utenti attivassero, dove possibile, l’autenticazione a due fattori per evitare che gli hacker possano entrare negli account anche avendo scoperto login e password, cosi’ come sarebbe consigliabile prestare la massima attenzione all’utilizzo delle reti WiFi pubbliche, dove anche la password piu’ sicura potrebbe essere intercettata, e ai rischi connessi alla memorizzazione delle credenziali su computer pubblici o condivisi”.


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