Ancona. Casette post sisma 2016, chiesto il rinvio a giudizio per 34 funzionari e imprese. Diciannove persone fisiche e 15 aziende accusate di truffa, falso, abuso di ufficio e frode nelle pubbliche forniture.
Le Casette Sae (Soluzioni abitative di emergenza) realizzate dopo il terremoto nelle Marche del 2016 sono al centro del processo che si celebrerà a partire dall'udienza preliminare del 27 settembre prossimo.
La Procura di Ancona, infatti, ha chiesto il rinvio a giudizio per gli appalti e subappalti delle casette realizzate nelle Marche. Dopo la chiusura delle indagini, del febbraio 2020, stanno arrivando in questi giorni agli indagati le richieste di rinvio a giudizio formulate dal pm Irene Bilotta con la fissazione dell'udienza preliminare per il 27 settembre prossimo: 19 persone fisiche e 15 aziende rischiano il processo per truffa, falso, abuso di ufficio e frode nelle pubbliche forniture.
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Tra gli imputati ci sono il capo della Protezione Civile delle Marche David Piccinini, 54 anni, di Ancona, che firmava e autorizzava i pagamenti alle fatture delle ditte, e il consorzio Arcale, con il presidente Giorgio Gervasi, 65 anni, palermitano.Potrebbe interessarti
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Restano indagati i dirigenti e funzionari regionali e dell'Erap, imprenditori e una fitta reti di imprese tra le quali ci sono tre marchigiane, della provincia di Pesaro e Urbino: la Italian Window Distribution & Trading srl, la Costruzioni Giuseppe Montagna Srl e la Global Window Services & Logistics srl. Per i lavori, contesta la Procura, sono state impiegate ditte non in possesso della certificazione antimafia che avrebbero eseguito lavori di scarsa qualita' tanto che i moduli abitativi diedero diversi problemi.
L'indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia era partita nel 2017; a luglio 2018 erano emersi i nomi dei primi indagati tra cui Piccinini, altri due dipendenti regionali incaricati di seguire questioni legate al sisma: Lucia Taffetani (Erap Macerata), 55 anni, maceratese, direttrice dell'esecuzione per fornitura e posa in opera delle Sae; Stefano Stefoni, 60 anni, di Civitanova, responsabile unico procedimento.
Nel mirino della guardia di Finanza, delegata dalla Procura per gli accertamenti, erano finiti i dipendenti regionali che avevano seguito la procedura d'appalto fino all'assegnazione alle ditte incaricate di realizzare i moduli abitativi. Oltre mille i subappalti vagliati per lavori in 75 aree Sae e 2mila casette nel cratere del terremoto. Oltre al consorzio Arcale rischiano il processo imprese provenienti da diverse parti di Italia sia del Consorzio Arcale che del consorzio Costruzioni a secco (Gips) con sede a Trento ma anche la Intch Spa di Roma, la Dalas Srl di Poggiomarino (Napoli), la Item Srl di Casalnuovo di Napoli, la Termomat Srl con sede a Giulianova (Teramo), la Tony Costruzioni di Afragola e ditte di costruzioni, impiantistica, falegnamerie, forniture di infissi.
Nella rete di imprese che ottennero appalti e sub appalti, solo quattro risultavano iscritte alla white list della Prefettura. Tra le ipotesi di ingiusto profitto una riguarda un’anticipazione di 9 milioni e 799 mila euro (pari al 10% dell’importo complessivo degli ordini di fornitura delle Sae).