Bus precipitato a Capri, indagini sul mezzo e sulla ringhiera di contenimento

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Bus precipitato a Capri si indaga sulle condizioni del mezzo e della ringhiera di contenimento.

Intanto dopo l’incidente, Atc ritira dalla circolazione gran parte degli autobus, presenti sull’isola, e i sindaci di Capri e Anacapri inviano una nota alla Città metropolitana di Napoli per chiedere provvedimenti.

L’inchiesta sulle cause dell’incidente continua senza sosta, si cerca una possibile causa, quella che chiede di conoscere anche il padre di Emanuele Melillo. “Mio figlio tradito da quella ringhiera fragile, stava bene, non è stato un malore”: ha detto Nazareno Melillo che chiarezza sulle cause di quella morte.



    “Poteva essere una strage” ha detto il papà dell’autista in un’intervista al quotidiano Repubblica. E ora la magistratura dovrà scoprire quali sono state le cause di quell’incidente e se la morte di Emanuele poteva essere evitata in qualche modo. Escluso che il giovane autista possa aver avuto un malore, l’inchiesta si sposta su possibili cause ‘tecniche’, un improvviso guasto del bus  e la concomitante fragilità delle barriere di contenimento della strada sulla spiaggia di Marina Grande.

    Le immagini che hanno registrato il momento dell’impatto con la barriera e la caduta del pulmino sembrano propendere proprio per l’inadeguatezza della ringhiera. A sostenerlo anche il papà di Emanuele: “Quella ringhiera a Capri era fragile il video mostra che ha ceduto subito voglio la verità sulla morte di mio figlio” dice.

    L’uomo si affida al lavoro del magistrato: “Attento a tutti i particolari, una garanzia per noi. Dobbiamo giungere a una verità anche se non so nemmeno cosa significa questa parola in questo momento. Perché la verità per me, è solo che mio figlio è morto e non lo vedrò più”.

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    Dunque, l’inchiesta sul bus precipitato giovedì scorso si sposta sulle perizie tecniche: quella sul bus dell’Atc, sulla rete di contenimento della strada e su eventuali deficit di manutenzione e di sicurezza nei trasporti.

    L’inchiesta coordinata dagli aggiunti Simona Di Monte e Pierpaolo Filippelli, è affidata al pm Giuseppe Tittaferrante. In questi giorni la Procura sta acquisendo la documentazione necessaria – sulla manutenzione del pulmino e della barriera di contenimento – per valutare quanto accaduto prima dell’incidente. I documenti – insieme alle perizie irripetibili – dovrebbero chiarire le cause dell’incidente e della morte di Emanuele Melillo.

    Nel fascicolo saranno anche inserite le testimonianze dei passeggeri e di alcuni testimoni che hanno visto il bus impattare e poi precipitare nel vuoto.

    Parte importante dell’inchiesta sarà anche la scelta dell’azienda di trasporti dell’isola di impiegare tutti i mezzi a disposizione, giovedì scorso, per sopperire al blocco della funivia. In strada quella mattina c’erano anche mezzi che erano inutilizzati da tempo per far fronte all’afflusso degli utenti e agli assembramenti.

    A rafforzare la tesi del guasto tecnico insieme all’inefficacia della barriera di contenimento anche la moglie di Emanuele Melillo che assistita dall’avvocatessa, Giovanna Cacciapuoti, chiede chiarezza e verità: “Mio marito era sano, non soffriva di disturbi ed era ligio al lavoro, una persona dedita alla propria professione. Diteci perché quel bus è caduto nel vuoto”.

    L’Atc in via cautelativa ha ritirato dalla circolazione gran parte dei bus presenti sull’isola, lasciando solo i mezzi più nuovi. Una decisione che ha spinto i sindaci di Capri, Marino Lembo, e Anacapri, Alessandro Scoppa, a inviare una nota alla Città Metropolitana di Napoli.

    “In seguito al drammatico avvenimento, che purtroppo ha causato una vittima, diversi feriti e ingenti danni, la società Atc ha lasciato in circolazione pochissimi bus rispetto al proprio parco automezzi. – scivono -. Tale decisione, avvenuta peraltro senza alcun preavviso alle Amministrazioni, ha causato un enorme disservizio all’intera isola di Capri in termini di persone trasportate, peraltro accompagnato da un eccessivo sfruttamento dei bus in servizio. Il risultato di questa situazione e il seguente: pochi bus in circolazione spinti all’eccesso e che comunque non riescono e non riusciranno mai a sopperire alla domanda attuale di mobilità”. 

    Secondo i sindaci, “tali disagi ricadono tanto sui turisti quanto sui lavoratori, in quella che, data la situazione di crisi a causa della nota pandemia da Covid-19, può essere considerata come una stagione turistica estremamente importante per la nostra isola, e che quindi dovrebbe svilupparsi all’insegna della massima collaborazione tra istituzioni e comparto imprenditoriale”.

    I sindaci chiedono che si faccia “sistema per superare questo momento così delicato, ancor di più in risposta ad eventi drammatici come quello dell’incidente verificatosi. Ciò nonostante – aggiungono Lembo e Scoppa – ad oggi la società Atc non ha ritenuto di contattare in alcun modo le Amministrazioni comunali di Capri ed Anacapri per comunicare loro una strategia, un piano, un’idea per riorganizzare it servizio in assenza dei bus scomparsi ‘miracolosamente’ dalla circolazione. Nessuna comunicazione, quindi, in tale senso è avvenuta, e le Amministrazioni hanno dovuto soltanto registrare it palesarsi dei disagi che la riduzione dei bus ha provocato su ospiti e cittadini dell’isola”. 

    “Al fine di risolvere con estrema urgenza tale incresciosa e preoccupante situazione – concludono i sindaci rivolgendosi alla Città metropolitana di Napoli – si chiede all’ente concessionario di assumere le proprie determinazioni anche in difesa dell’alto interesse dell’isola e dei suoi concittadini, che non meritano che tale indispensabile servizio sia ancora affidato ad una società che non rispetta in alcun modo lo standard di qualità della nostra isola”.

     




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