Il reparto Nilo del carcere come Bolzaneto: l’audio choc delle torture

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Santa Maria Capua Vetere. ‘Amò che ti devo dire ci hanno ucciso di mazzate’, ecco l’audio dal quale partì l’inchiesta che ha portato all’emissione di 52 misure cautelare a carico della polizia penitenziaria.

Nell’ordinanza sui fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere c’è anche l’audio di una comunicazione registrata fra un detenuto e un familiare che Samuele Ciambriello, il garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Campania ha poi inoltrato alla procura.

Nell’ordinanza è scritto che l’8 aprile 2020, Ciambriello ha inoltrato alla Procura della Repubblica di S. M. C. V. una missiva espositiva con riferimento agli episodi occorsi il 5 e il 6 aprile 2020 presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere – Reparto “Nilo”-, segnalando, in particolare, i maltrattamenti ai danni dei detenuti da parte di personale della Polizia Penitenziaria.

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    Nella nota di denuncia, il garante “faceva riferimento ad alcune registrazioni di conversazioni telefoniche avvenute tra i detenuti ristretti nel predetto reparto ed i propri familiari, che venivano conseguentemente pubblicate sui social network Facebook”. La polizia giudiziaria è risalita all’audio, che nell’ordinanza è riportato integralmente.

    Eccolo: D: Amò!U: eee… Amo e che ti devo dire!D: che successo ieri, ho visto sopra internet che è successo un bordello LI: eee..D: ho il cuore a tremila li: eee.. ci hanno ucciso di mazzate.D: pure a te amò?U: tutti quanti!D: uaaa.. Amò ma veramente stai a fare!M: (voce di fondo) perché! Perché Andrea!U: eee… un casino, ora che ti devo dire da qua

    Ma nel carcere dove si viveva una situazione di sovraffollamento e paura per i contagi del Covid ci fu anche chi è stato torturato. Uno dei detenuti fu costretto a spogliarsi e mentre un agente gli bloccava le mani altri due lo picchiavano. Il racconto fatto dinanzi ai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere è nell’ordinanza emessa dal Gip di Santa Maria Capua Vetere.

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    L’uomo riconosce in foto uno dei tre agenti autori dell’aggressione: “Si è avvicinato in compagnia di altri due – racconta – mi hanno costretto a spogliarmi e, mentre un agente mi bloccava con le mani dietro la schiena  e un altro mi sferrava colpi al viso e all’addome e nelle parti intime mentre ero nudo, questo li incitava a picchiarmi”.

    Il gip, nella premessa della sua ordinanza sulle presunte violenze si sofferma sui vari passaggi delle violenze degli agenti ai danni dei detenuti, osservando come “dal loro prelievo dalle celle, al passaggio e sosta nelle aree di passeggio e socialità, nonché fino al ritorno nelle celle stesse, i detenuti sono stati brutalmente picchiati con calci, schiaffi e pugni, ma soprattutto con violenti colpi di manganelli inferti in varie parti del corpo. Inoltre, come evincibile nitidamente dalle immagini predette, nessun detenuto ha mai opposto resistenza alcuna all’attività di perquisizione, avendo avuto cura esclusivamente di proteggere con le mani le parti del corpo variamente attinte dai numerosi colpi loro subiti”.

    Picchiato detenuto sulla sedia a rotelle. Ma c’è anche un altro episodio da brividi nell’ordinanza firmata dal gip di Santa Maria Capua Vetere: un agente in tenuta antisommossa che picchia un detenuto sulla sedia a rotelle. Le telecamere di videosorveglianza, i cui estratti sono contenuti nell’ordinanza firmata dal Gip che ha disposto l’esecuzione di 52 misure cautelare nei confronti degli indagati, hanno ripreso alcune delle scene avvenute nel penitenziario. Le telecamere di videosorveglianza, i cui estratti sono contenuti nell’ordinanza firmata dal Gip, hanno ripreso alcune delle scene avvenute nel penitenziario. Alle 16:21 del 6 aprile 2020, il primo pestaggio. Alle 16:40 un altro pestaggio: stavolta un agente della polizia penitenziaria in tenuta antisommossa colpisce ripetutamente con un manganello un detenuto su una sedia a rotelle. Altri, ancora, sono colpiti con schiaffi in pieno volto o alla nuca, costretti ad abbassare la testa. Un detenuto viene perfino accerchiato da sette agenti prima di essere colpito con un manganello, un altro viene invece afferrato per la t-shirt e trascinato a terra.


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