Scandalo mascherine, arrestati l’ex re degli stampatori e 2 imprenditori: indagato ex ministro

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Roma. Mascherine e camici senza certificazione per rifornire la Protezione civile del Lazio: ai domiciliari 3 noti imprenditori, indagato l’ex ministro Saverio Romano.

Un appalto da 22 milioni di euro per mascherine e camici non conformi e ottenuto nel pieno della prima ondata della pandemia da covid lo scorso anno: è il nucleo dell’indagine che ha portato agli arresti di stamane. L’inchiesta dei finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, è nata sulla base di una segnalazione dell’Agenzia Regionale della Protezione Civile del Lazio alla Procura di Roma e riguarda le vicende relative alla fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 e 430.000 camici alla Regione Lazio da parte della European Network Tlc nella prima fase dell’emergenza sanitaria, tra marzo e aprile 2020, per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro. Tre gli imprenditori finiti agli arresti domiciliari: Andelko Aleksic, Domenico Romeo e Vittorio Farina. Quest’ultimo è il personaggio più controverso dell’inchiesta: ‘Re’ degli stampatori italiani negli anni ’90 e signore delle ‘Pagine gialle’, finì sotto accusa per bancarotta fraudolenta aggravata per il fallimento della società Ilte e nel 2017 fu arrestato dai finanzieri di Torino con l’accusa di aver creato un ‘buco’ da 50 milioni di euro nelle casse dell’azienda.

Il gip del tribunale di Roma, Francesca Ciranna, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ha anche disposto un sequestro preventivo di quasi 22 milioni di euro a carico dei tre e della società European Network Tlc, una casa editrice di Milano riconducibile a Andelko Aleksic, nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la pubblica amministrazione. Farina è stato socio, tra l’altro, dell’affarista Luigi Bisignani nonché tra i finanziatori della Fondazione Open di Matteo Renzi.
Il gip scrive nell’ordinanza che “l’attivita’ tecnica ha evidenziato il quadro relazionale di cui Farina”, definito il faccendiere, “si avvantaggia nello svolgimento della sua attivita’ di procacciatore di affari per conto della Ent Srl. L’imprenditore vanta rapporti con personaggi noti, come Roberto De Santis, l’ex senatore Romano, soggetti per il tramite dei quali riesce ad avere contatti con pubblici amministratori che in questo periodo si occupano delle forniture pubbliche di dispositivi medici e di protezione individuale”. Dunque, factotum dell’operazione mascherine sarebbe stato Vittorio Farina che in almeno tre occasioni, come si evince dalle intercettazioni acquisite dagli inquirenti, vanta rapporti con Arcuri. Il 15 luglio, si legge nell’ordinanza “Farina ha chiamato Massimo Cristofori e nel corso della conversazione ha giurato di aver parlato” con l’ex commissario per “inserire” la European Network Tlc “quale fornitore sussidiario a Fiat e Luxottica per l’approvvigionamento di mascherine destinate alla riapertura delle scuole”. Intercettato, l’imprenditore dice: “Quello delle mascherine, stiamo, quello che non fornisce Luxottica e Fiat, sai che gli hanno fatto, che so grandi produttori no? Se non ce la fanno, subentriamo noi, adesso sappiamo tra qualche giorno… sono stato ieri giuro”.
Dagli atti dell’indagine emergono anche altri particolari.
Il 3 settembre scorso, secondo quanto scrive il Gip
Farina “è riuscito ad incontrare” Arcuri “come sembra emergere” da quello che riferisce ad Aleksic: “Domenico mi ha promesso che se gli arriva le lettera, autorizza quell’acquisto (…) la dovrebbe fare oggi, oggi la deve fare e oggi pomeriggio ci deve fare l’ordine”, si legge nelle intercettazioni. E conclude: “C’ho anche un settanta possibilità che ti faccio pure il Lazio… sopra ste cose … sto facendo un buon lavoro … avanti indietro avanti indietro avanti indietro”. Lo stesso giorno, in un’altra telefonata, sempre Farina sostiene di avere “una promessa dal commissario unico, dal commissario straordinario, che se va in rottura di stock con i due fornitori principali che so Fiat e Luxottica e, le prende da me”.
I finanzieri hanno ricostruito che a fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo ad Aleksic, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria ha, secondo gli inquirenti, “dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione” e, successivamente, “per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati” di conformità forniti da Romeo “anche tramite una società inglese a lui riconducibile, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti”. E ne erano pienamente consapevoli: “Tanto so’ tutti falsi ‘sti certificati”, diceva Aleksic intercettato.
Nei confronti degli indagati le accuse sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata in relazione e traffico di influenze illecite. L’ex ministro Francesco Saverio Romano, finito nel registro degli indagati con l’accusa di traffico di influenze illecite respinge le accuse affermando di avere svolto una regolare attivita’ di consulenza.
“Nessun affidamento, promessa o incarico alla societa’ e alle persone coinvolte”, la secca replica dell’ex commissario Domenico Arcuri.  In relazione all’inchiesta, nella quale da conversazioni tra gli indagati pubblicate oggi risulta citato l’ex Commissario all’Emergenza Covid, peraltro estraneo alle indagini e probabilmente ancora una volta oggetto di traffico di influenze illecite – sottolineano dalla struttura dell’ex Commissario Arcuri- riteniamo utile precisare che ne’ la societa’ European Network Tlc ne’ le persone coinvolte nelle indagini, hanno ricevuto alcuna promessa, alcun affidamento o alcun incarico dall’ex Commissario o dalla Struttura commissariale”. “La societa’, come tante altre – concludono gli uffici di Arcuri – aveva inviato diverse proposte a nessuna della quali è stato mai dato alcun seguito dalla struttura stessa”. (r.f.)

 


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