Cronaca Campania
I Medici di OrdiNataMente: “Usca in Campania, poche e utilizzate male”

La funzione ed il relativo utilizzo delle USCA è sempre più confusa. I medici utilizzati i questo servizio sono pochi e spesso “utilizzati in altri compiti dai Dipartimenti di Prevenzione”, come denuncia la sigla sindacale maggioritaria della Medicina Generale.
Tutto questo reca grave danno al servizio per il quale le USCA sono state create. A tutto ciò si aggiunge il disorientamento che vivono i cittadini che non sanno a chi rivolgersi: i medici di famiglia non possono assistere chi si ammala di Covid, per evitare che vengano trascurati i
pazienti fragili portatori di patologie croniche; le USCA non sono sufficienti e chi resta abbandonato a se stesso è l’ammalato.
Ci pare veramente troppo. A questo si aggiungono iniziative di protagonisti che ad ogni costo si arrogano il compito di voler praticare i tamponi presso i propri studi a dispetto di ogni rispetto per i colleghi, per i Cittadini, per i pazienti. Ci pare veramente troppo.
Ci siamo offerti di collaborare con le ASL per contribuire ad organizzare un buon servizio per i tamponi. Per ora le stesse AASSLL sono disorientate. Continueremo a proporre soluzioni sperando che il buon senso prenda il sopravvento sulla voglia di primeggiare, sulle non-soluzioni, sulla arroganza dei pochi, per il benessere e la salute dei molti.

Cronaca Campania
Campania, bar e ristoranti impugnano davanti al Tar il nuovo Dpcm
Chiedono di consentite il servizio ai tavoli in massima sicurezza

Campania, bar e ristoranti impugnano davanti al Tar il nuovo Dpcm.
Sono oltre 20 milioni gli italiani, di ogni fascia di età (giovani e meno giovani) che, quotidianamente, vorrebbero continuare ad usufruire dei settori della ristorazione (bar e ristoranti) con possibilità di sedersi ai tavoli, certo in massima sicurezza, anche per consumare un semplice caffè ed invece, con il nuovo DPCM, saranno costretti al solo asporto, con tutto ciò che ne consegue. Sulla ristorazione abbiamo numeri alquanto considerevoli : oltre 20 mila piccole imprese, 150.000 dipendenti e un fatturato complessivo (per il 2019) di circa 35 miliardi di euro.
Davanti alla drammatica e drastica decisione, deliberata dal Consiglio dei Ministri, di consentire solo l’asporto di bevande e cibi a qualsiasi ora del giorno e non più la consumazione in loco almeno fino alle 18, molti gestori del settore hanno deciso, tramite l’Associazione Giustitalia, di impugnare davanti ai Giudici Amministrativi dei propri Tribunali Amministrativi Regionali (competenti territorialmente), il Decreto ministeriale che sembra aver dimenticato completamente questo settore.
I gestori sono consapevoli che questo momento storico è alquanto particolare, ma prima o poi la vita riprenderà. E allora la gente si renderà conto che un terzo dei locali ha chiuso, forse per sempre, perché non ci sono aiuti dallo Stato.
Chi esercita professionalmente attività imprenditoriale di ristorazione sono mesi che non ha entrate, a parte una piccolissima parentesi in due mesi estivi, e deve (comunque) pagare gli affitti, i dipendenti, e ci sono famiglie che vivono su queste attività. E poi ci sono anche decine di migliaia di lavoratori precari che vivono di stipendi mensili ora azzerati: camerieri, musicisti, cassieri, ecc.
Tramite più ricorsi ai Tribunali Amministrativi Regionali, patrocinati dagli Avvocati dell’Associazione Giustitalia, gli esercenti del settore chiedono alla Magistratura amministrativa l’annullamento dell’Ordinanza nella parte in cui impone il divieto di consumazione ai tavoli almeno fino alle ore 18.
Oltretutto – e non è cosa da poco – prevedere una riapertura molto lontana nel tempo e la conseguente privazione di luoghi che possono essere messi in sicurezza e ben controllati dalle F.O. potrebbe comportare il rischio concreto di “aggregazioni selvagge ed abusive” (soprattutto da parte dei ragazzi) in luoghi privati improvvisati con i cibi di asporto e le bevante per aperitivi incontrollabili.
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