Un'operazione della Dia di Firenze e della Polizia di Stato di Siena si è conclusa con l'arresto di tre persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la persona e il patrimonio.
Gli arrestati sono accusati di appropriazione indebita, sfruttamento dei lavoratori sottoposti a condizioni degradanti, peculato, truffa aggravata, sottrazione fraudolenta di beni al fisco, auto-riciclaggio e violenza sessuale. Sequestrate anche quote societarie per oltre 600 mila euro. La Direzione investigativa antimafia del capoluogo toscano, con la collaborazione dei poliziotti della questura senese e i carabinieri del nucleo dell'ispettorato del lavoro di Siena, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un imprenditore di Salerno e degli arresti domiciliari a carico della moglie e di un imprenditore di Benevento.
I destinatari dei provvedimenti sono tutti indagati per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di vari delitti di natura patrimoniale e tributaria.Potrebbe interessarti
A capo dell'organizzazione c'era l'imprenditore di Salerno che, con l'aiuto della moglie e dei suoi stretti collaboratori, per assicurare vantaggi e utilità a cosche calabresi, aveva messo in piedi una complessa attività illecita di spoliazione, sistematica, di beni delle aziende (strutture alberghiere) che conduceva, raggirando i cedenti sulla propria solvibilità, frodando il fisco, impiegando personale a nero ed intestando diverse società a prestanome. Tra i vari passaggi societari sono emersi contatti con soggetti riconducibili alla criminalità organizzata calabrese, tuttora in corso di approfondimento. Tra i reati contestati, vi sono anche i reati d'intestazione fittizia di beni ed appropriazione indebita, in quanto i pagamenti destinati alle società fittiziamente intestate incaricate di gestire gli alberghi, soprattutto a Chianciano Terme (Si), venivano dirottati verso altre persone giuridiche, sedenti in altre città e apparentemente non riconducibili alle stesse persone fisiche, con grave nocumento ai creditori delle strutture alberghiere, di fatto insolventi e/o morose. Con questo meccanismo, sono state truffate importanti società di servizi pubblici toscane, che di fatto hanno subito un pesante danno.
Di particolare rilievo la contestazione del reato d'intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro, il cosiddetto caporalato, emerso in quantol'imprendiore e due dei suoi prestanome avrebbero impiegato e/o reclutato, nell'ambito delle attività alberghiere gestite dall'associazione, manodopera in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori. Quest'ultimi hanno evidenziato, infatti, particolari condizioni alle quali erano chiamati a sottostare: paghe di circa 500,00/800 euro al mese per prestazioni di lavoro di 10/12 ore al giorno, senza riposo settimanale, senza ferie né versamento di contributi. Alcuni dipendenti non sono mai stati retribuiti e due donne hanno anche denunciato episodi di violenza sessuale da parte del datore di lavoro. Il gip del Tribunale di Firenze, Alessandro Moneti, a conclusione di complesse indagini coordinate dal sostituto procuratore Giulio Monferrini della locale Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto 15 perquisizioni locali di società riferibili agli indagati - alcune risultate inesistenti - con sedi a Firenze, Milano, Roma, Rimini, Chianciano Terme (Si), il sequestro delle quote del capitale sociale di 15 persone giuridiche, per un valore complessivo di oltre 600.000 euro, nonché 2 perquisizioni presso gli studi di due notai, entrambi di Firenze. La complessa attività, coordinata dal II Reparto della Direzione Investigativa Antimafia, ha riguardato le province di Firenze, Siena, Salerno, Benevento e Napoli, e ha visto impegnati anche il personale della Dia di Napoli e Salerno, dei Comandi Provinciali Carabinieri e Guardia di Finanza e delle questure nelle province interessate dal provvedimento dell'autorità giudiziaria.





