«Scuole chiuse spauracchio del fallimento di un sistema: De Luca le riapra», da Scampia l’appello dell’Associazione Chi rom e chi no, che continua le attività educative e scende in strada
«La situazione delle scuole chiuse in Campania è insostenibile, perché paradossale è il sistema di accesso ai servizi essenziali. La scuola rischia di essere lo spauracchio contro un sistema fallimentare di non politica su tematiche centrali per il governo di un Paese e di una Regione. La decisione di De Luca vuole mettere una pezza ad altri problemi come i trasporti e il sistema sanitario pubblico in gravissima difficoltà». Così in una nota Barbara Pierro, referente dell’Associazione Chi rom e chi no di Scampia. «Su questi grandi temi in questo momento si gioca la partita delle disuguaglianze sociali e si formalizza il modello di esclusione sociale – prosegue Pierro – tra chi può permettersi le cure accedendo al sistema sanitario privato, chi ha una famiglia alle spalle e un sistema articolato che consente agli alunni di provare a stare al passo con la scuola e chi no. Quando in casa poi è una disabilità la situazione diventa oltremodo difficile».
«La forbice tra le fasce sociali che subiscono questo sistema di disservizi e mancate tutele, si allarga però sempre più e a pagare il prezzo più alto sono i minori e le loro famiglie – continua la referente di Chi rom e chi no – soprattutto quelle più fragili, quelle che non hanno un sistema di welfare che li sostiene, le famiglie anche mononucleari con bambini speciali che non possono contare su un sistema scuola strutturato per dare risposte ai loro bisogni; ancora le famiglie in povertà economica e educativa che non riescono a dare il supporto educativo e sociale che meritano i loro figli».Potrebbe interessarti
«A Secondigliano abbiamo raccolto la testimonianza di una mamma che al circolo didattico Pascoli racconta che suo il figlio che ha fatto solo 2 giorni di presenza a scuola e questo perché il sistema sanitario e scolastico non sono all’altezza di gestire la complessità che stiamo vivendo». Critica Pierro anche sulla « scelta della didattica a distanza, che non funziona. L’accesso ai dispositivi e alla connessione, la convivenza dello spazio abitativo tra smart working e Dad o l’impraticabilità delle stesse abitazioni per sostenere materialmente un collegamento internet e l’acquisto di computer sono problemi che abbiamo denunciato già durante il lockdown di marzo». «Non è possibile arrendersi all’assenza di spazi educativi e di crescita sia dentro che fuori alla scuola ed è per questo che, proprio in questa fase, lanceremo ufficialmente il progetto nazionale Ip Ip Urrà, finanziato dal Fondo di contrasto alla povertà minorile Con i bambini: saremo insieme ad altre 10 regioni italiane a guardare in avanti e come capofila il 5 novembre presenteremo questa sfida educativa e comunitaria. L’infanzia come l’adolescenza rischiano di vedere negate fondamentali occasioni di crescita esperienziale e cooperativa, percorsi di socialità e di relazione, in presenza di un’intera comunità educante “ristretta” nelle sofferenze sociali che questa emergenza sta abbattendo su un intero sistema Paese», conclude.






