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La scrittrice campana Rita Guardascione e la terra flegrea con le sue contraddizioni in ‘Donna con due ombre’

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Rita Guardascione, originaria di Monte di Procida (Na), amante del teatro e delle fiabe, pubblica ‘Il lago rapito’ (Homoscrivens, 2003), la filastrocca ‘La particella Universale’ (2005) e nel 2006 vince il concorso internazionale ‘Una poesia per l’Alzheimer’ con il racconto ‘L’assenza’. Poi esce sul mercato editoriale con il romanzo ‘Donna con due ombre’ edito, nuovamente, da Homoscrivens.

La storia del suo ultimo libro è quella di Micol, che conduce una vita apparentemente normale. Ha trentacinque anni e si muove in una Napoli affascinante e contraddittoria, che fa da sfondo alle sue vicende e a quelle degli altri personaggi.

Pur essendo un’affermata psicoanalista conduce una doppia vita, celando a tutti il suo impenetrabile ruolo di killer. Un’arma di morte mirata e precisa che lavora alle dipendenze di un uomo potente e spietato, Mario Alain.

Mario Alain vanta un legame di parentela con la protagonista, conosce il suo passato e tiene sotto minaccia suo padre, obbligando la donna, indirettamente, a uccidere per lui. Ma dopo diciassette anni, le due vite di Micol cominciano a scontrarsi, a incrinare il delicato equilibrio che le teneva insieme. Mentre la Micol-psicoanalista si imbatte in Jessica, quattordici anni e cinque tentativi di suicidio, e nel suo mondo di degrado e miseria, la Micol-killer è costretta a sparare ancora per saldare il debito con lo zio, il quale le impedisce di estinguere il suo obbligo.

Una fitta rete di personaggi si intersecano in questa doppia esistenza, palesandosi a poco a poco per quello che realmente sono: pedine di un gioco lucido e crudele, architettato dal boss per consolidare il suo potere.

Intanto l’odio cresce dentro Micol: l’odio per quell’uomo che ha deciso di avvelenare la propria terra e uccidere la propria figlia; quell’uomo senza sentimenti e senza scrupoli, ennesimo esempio di “etica camorristica” in un paese stuprato incessantemente.

“A differenza dei personaggi principali, – ha dichiarato la scrittrice Rita Guardascione – i luoghi che descrivo sono tutti reali. C’è Napoli e ci sono i Campi Flegrei dove io sono nata e con cui la protagonista ha un legame inconsapevole e indissolubile. Quando ho iniziato a scrivere questo romanzo oltre alla voglia di creare e dare corpo al mio personaggio, c’era la volontà di evidenziare un disagio intimo che molti come me vivono ogni giorno perché spettatori di realtà contrastanti, convivenze di bellezza e disarmonia. L’obiettivo era quello di dirigere spot su vari luoghi evidenziando la propria fisicità attraverso un personaggio, inoltre, sottolineare come, certi soggetti, concorrono alla invivibilità di questi posti a discapito di molte persone che vivono lì e giorno dopo giorno diventano invisibili.

Contemporaneamente desideravo esaltare la bellezza della terra flegrea e di Bacoli che, la protagonista, sente come la sua seconda casa. Micol, infatti, pur ignorando le sue origini attribuisce alla bellezza di questi posti il suo attaccamento e li ama, come li amo io, dimenati tra l’armonia della natura, della storia che si respira ovunque e l’incuria, figlia di un immobilismo ancestrale del quale siamo vittime e artefici.
Per anni siamo rimasti a guardare fingendo di non vedere chi la stava stuprando. Purtroppo è accaduto e le ferite sono evidenti. Anche se la bellezza le occulta, noi sappiamo che ci sono. Nel romanzo ho dato a Micol il potere di difenderli prima che fosse troppo tardi. Nella realtà speriamo nel potere della politica giovane e consapevole”.


Articolo pubblicato da Regina Ada Scarico il giorno 28 Maggio 2020 - 19:00

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