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Coronavirus: “Vogliamo la Messa”, al via petizione on line

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Dopo la protesta della Conferenza episcopale italiana per il prolungamento dello stop alle messe con il nuovo Dpcm del Governo che prevede prime aperture dal 4 maggio, arriva una petizione on line per chiedere il ritorno dei fedeli tra i banchi delle chiese per le celebrazioni eucaristiche. L’idea e’ di un frate dell’Ordine della Mercede, Efisio Scirru, uno dei fondatori della Radio del Santuario di Bonaria a Cagliari e ora responsabile delle comunita’ di accoglienza dei Mercedari a Firenze, che all’indomani del nuovo decreto ha avviato una raccolta firme sulla piattaforma Change.org e che sta gia’ facendo il giro dei social.

“Ci sono riaperture per tante cose ma non per la vita di culto – dice all’ANSA – credo che molte chiese sino abbastanza ampie da garantire il distanziamento sociale in maniera adeguata e le celebrazioni liturgiche possono essere fatte anche in spazi all’aperto – aggiunge – Ci dovrebbero essere norme chiare e attuabili: esiste gia’ un protocollo che la Cei aveva proposto al governo”. Nel suo appello on line padre Efisio spiega che “per molto tempo abbiamo taciuto, abbiamo fatto silenzio, ci siamo contenuti; ma ora e’ tempo di gridarlo forte: Vogliamo la messa! E’ necessario, da subito, riprendere la celebrazione dell’Eucarestia con la partecipazione del popolo. Con le dovute accortezze, che siano semplici da attuare e non esageratamente costose”. Poi una serie di richieste alla Cei perche’ si impegni a far fronte a “eventuali disposizioni che limitino il diritto all’esercizio del culto” e “eventuali tentativi di ostacolare o interrompere le celebrazioni da parte di chiunque, anche rivestito di autorita'”, con un chiaro riferimento a quanto accaduto di recente in provincia di Cremona con i carabinieri intervenuti per fermare una messa aperta ai fedeli.


Articolo pubblicato da Redazione Cronaca il giorno 27 Aprile 2020 - 13:05


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— Una pratic che accade in quasi tutti i Centri Commerciali quando si arriva all'orario di chiusura specialmente al Vulcano Buono dove pare essere una norma "cacciare" i clienti anche mezz'ora prima della chiusura
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Nei giorni scorsi alla nostra redazione è arrivata una segnalazione da parte di un lettore che ha raccontato un episodio accaduto all’interno di un noto centro commerciale della nostra zona, Vulcano Buono di Nola. Il tema riguarda un argomento che molti consumatori e lavoratori conoscono bene: cosa succede quando un cliente entra in un negozio poco prima dell’orario di chiusura? Secondo la testimonianza ricevuta, il lettore si è recato in un punto vendita del centro commerciale intorno alle 21:40, in un giorno di apertura straordinaria fino alle 22:00. In teoria, con venti minuti ancora disponibili per fare acquisti, ci si aspetterebbe di essere serviti normalmente. Eppure, racconta il nostro lettore, la reazione dei commessi è stata ostile: inviti pressanti ad uscire, frasi del tipo “siamo in chiusura, non c’è più tempo per comprare” e, in alcuni casi, un atteggiamento apertamente scortese. Un comportamento che sorprende ancor più se si considera che non si trattava di una piccola attività a conduzione familiare, ma di una catena importante e riconosciuta a livello nazionale, che fa dell’accoglienza e della disponibilità verso le famiglie uno dei propri punti di forza. Diritti e buon senso La domanda che nasce spontanea è: chi ha ragione? Se un esercizio commerciale indica come orario di chiusura le 22:00, il cliente ha il diritto di fare acquisti fino all’ultimo minuto utile. I dipendenti, del resto, sono pagati fino a quell’orario e il servizio dovrebbe essere garantito. Dall’altra parte, è evidente che per buon senso sarebbe preferibile non arrivare a pochi minuti dalla chiusura, evitando di costringere il personale – già provato da una lunga giornata di…

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Giallo a Castellammare: trovato morto in casa un uomo di 65 anni

— "Castellammare di Stabia: un 65enne trovato morto in casa. La vita è imprevedibile, ma la sua ora era già segnata."
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