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L'inchiesta era partita nel 2014 allorquando, in concomitanza dell’arresto di Nicola Esposito detto “o’ mostr”, la leadership del gruppo criminale, venne assunta Luigi Di Martino, alias “o’ profeta”, oggi recluso al “41-bis”, che in quel frangente era tornato in libertà dopo una lunga detenzione.
A denunciare la cosca fu, per primo, un imprenditore di Castellammare di Stabia operante nel settore delle “slot machines”, vennero così ricostruiti alcuni episodi estorsivi ai danni di numerosi imprenditori e il nuovo organigramma della cosca. Tra i promotori del clan, secondo l'antimafia, oltre a Di Martino c'erano Giovanni Cesarano detto “Nicola” e Aniello Falanga, che, mediante minacce e violenze, obbligavano decine di imprenditori a versare periodicamente il “pizzo”, oltre che ad imporre il noleggio di “slot machines”, i cui proventi confluivano nella casse del clan per sostenere le famiglie storicamente affiliate, servivano per pagare gli stipendi agli organici e venivano reinvestiti in altre attività illecite.
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