Foto archivio
Una ragazzina salernitana sarà costretta a cambiare cognome perché il suo vero padre non è l’uomo che l’ha cresciuta in questi tredici anni bensì il portinaio del condominio nel quale viveva con i suoi genitori.
Tutto nasce dai dubbi di un impiegato salernitano, classe 1970, che, nel vedere crescere quella che riteneva fosse sua figlia, notava come non gli assomigliasse per niente. Di qui i primi sospetti, la paura della verità nascosta. Una verità che è arrivata nove anni dopo dalla bocca della (ex) moglie che ha ammesso il “tradimento” con il portinaio del condominio. Poi la decisione inaspettata: la donna (trasferitasi a Vetralla con la ragazzina) ha chiesto al tribunale ordinario di Roma il disconoscimento della paternità. Una richiesta che, di solito, viene fatta dai papà. E così, dopo una serie di passaggi burocratici, il giudice ha disposto il test del Dna che ha confermato che la figlia non è dell’uomo che l’ha cresciuta e che continua ad amarla come se nulla fosse cambiato ma di un’altra persona, la cui identità potrà venire fuori da un’altra perizia.
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