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Chiesti due anni e mezzo di carcere per l’ex ministro degli Interni, Roberto Maroni

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Due anni e mezzo di reclusione per Roberto Maroni. E’ la richiesta di condanna avanzata dal sostituto procuratore generale di Milano Vincenzo Calia nei confronti dell’ex governatore della Lombardia, tra gli imputati nel processo di secondo grado con al centro le presunte pressioni per favorire due ex collaboratrici di quando era ministro dell’Interno. La pena proposta stamane sia per l’ex presidente lombardo sia per l’allora capo della sua segreteria Giacomo Ciriello, 2 anni e 2 mesi di carcere, e’ identica a quella avanzata a suo tempo dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco nel corso del dibattimento davanti al Tribunale. Per entrambi pero’ la sentenza aveva cancellato un capo di imputazione e li aveva condannati a un anno, pena sospesa, e a 450 euro di multa. Il pg ha invece chiesto alla Corte, presieduta da Piero Gamacchio, di accogliere i motivi di appello del pm contro l’assoluzione di primo grado dall’accusa di induzione indebita e che riguarda il tentativo di fare inserire, a spese di Expo, Maria Grazia Paturzo nella delegazione che, nell’ambito del World Expo Tour, tra il 30 maggio e il 2 giugno 2014, aveva come meta Tokyo. E poi di riqualificare il reato di turbata liberta’ nel procedimento di scelta del contraente in turbata liberta’ degli incanti. Reato, questo, che riguarda l’incarico in Eupolis, ente di ricerca di Regione Lombardia, “preconfezionato” e con “reddito e termini concordati” con Mara Carluccio e da lei ottenuto anche grazie all’intervento di Andrea Gibelli ai tempi segretario generale al Pirellone e ora presidente di Fnm spa. Per loro il pg Calia ha chiesto la conferma della sentenza di condanna del giugno dell’anno scorso a 6 mesi e 200 euro di multa per la prima e 10 mesi, 20 giorni e 300 euro di multa per il secondo. “Tutto l’entourage di Maroni era consapevole della necessita’ di trovare un posto alle due ragazze”, ha specificato il sostituto procuratore generale nelle conclusioni della sua requisitoria incentrata sul capitolo Carluccio poiche’ su quello che riguarda Paturzo si e’ riportato al ricorso depositato dal pubblico ministero. Prima delle arringhe difensive, le dichiarazioni spontanee. Con Ciriello che ha respinto ogni addebito dicendo di non aver “contravvenuto a nessuna legge” e di essere “stato all’oscuro di tutto quello che stava accadendo” e Maroni che leggendo un foglio scritto a mano ha detto: “Nella mia lunga attivita’ politica e istituzionale non ho mai preteso ne’ imposto niente a nessuno. In questo caso non ho mai preteso ne’ imposto di assumere la Carluccio. Non ho mai richiesto a nessuno di violare una norma di legge, anche secondaria, per mio conto. Mai! Figuriamoci una norma penale”. Poi ha negato di aver mai “sponsorizzato” Mara Carluccio sottolineando in aula le competenze e la professionalita’ della sua ex collaboratrice. Fuori dall’aula l’ex numero uno del Viminale ha inoltre ribadito che per lui “la correttezza di comportamenti miei e dei miei collaboratori e’ sempre stata la prima cosa” e che “questa vicenda ha dell’incredibile”. “Ho solo fatto presente – ha affermato riferendosi a Carluccio – una necessita’, perche’ Expo aveva bisogno di persone qualificate sulla sicurezza. Punto. Rifarei tutto quello che ho fatto” in quanto e’ avvenuto “nel pieno rispetto della legge e delle procedure”. Dopo di che le parole sono passate alle difese che ovviamente hanno chiesto di cancellare il verdetto del Tribunale. La sentenza e’ attesa per il prossimo 8 novembre.


Articolo pubblicato il giorno 14 Ottobre 2019 - 19:58

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