Cronaca
Piante di marijuana in casa, per la Cassazione: ‘reato da chiarire’

Fare chiarezza sulla configurabilita’ del reato di coltivazione domestica di piante stupefacenti: per questo la terza sezione penale della Cassazione ha deciso di trasmettere gli atti alle sezioni unite, che dovranno quindi, nei prossimi mesi, pronunciarsi per sciogliere il ‘nodo’ giurisprudenziale che si e’ creato con diverse pronunce contrastanti tra loro. Con un’ordinanza depositata oggi, si chiede infatti al massimo consesso penale del ‘Palazzaccio’ di spiegare “se, ai fini della configurabilita’ del reato di coltivazione di piante stupefacenti, e’ sufficiente che la pianta sia idonea, per grado di maturazione, a produrre sostanza per il consumo, non rilevando la quantita’ di principio attivo ricavabile nell’immediatezza”, oppure “se e’ necessario verificare anche che l’attivita’ sia concretamente idonea a ledere la salute pubblica ed a favorire la circolazione della droga alimentandone il mercato”. La decisione di inviare gli atti alle sezioni unite e’ intervenuta nell’ambito di un processo in cui un 29enne e’ stato condannato dalla Corte d’appello di Napoli a un anno di reclusione e tremila euro di multa per la “cessione gratuita di uno spinello a un minorenne” e per la “coltivazione illecita di due piante di marijuana”. L’imputato, nel suo ricorso in Cassazione, chiede l’annullamento della sentenza di secondo grado, rilevando che “l’offensivita’ della condotta” e’ stata affermata “in mancanza di accertamento sull’idoneita’ della pianta a produrre un effetto drogante”, oltre a lamentare un “travisamento della prova” perche’, a suo dire, non corrisponde a verita’ che “le piante fossero in avanzato stato di crescita e con parecchie ramificazioni”. Il processo in esame, ora, rimarra’ sospeso fino alla pronuncia delle sezioni unite.

Cronaca Giudiziaria
Tracce di Dna di due uomini sulla pashmina di Tiziana Cantone

Sono appartenenti a due uomini le tracce di Dna maschile trovato sulla pashmina di Tiziana Cantone, la 31enne suicidatasi il 13 settembre 2016 dopo che alcuni video privati che la ritraevano erano finiti su internet a sua insaputa.
E’ stato il genetista nominato dallo staff di difesa di Teresa Giglio, madre di Tiziana, a trovare le tracce sul foulard che Tiziana avrebbe usato per impiccarsi; nel fine settimana il laboratorio ha separato le tracce maschili trovate scoprendo che sarebbero diverse, quindi di due uomini; l’esito e’ stato trasmesso alla Procura di Napoli Nord (sostituito Giovanni Corona). La pashmina e’ stata dissequestrata a novembre su richiesta del difensore della Giglio Salvatore Pettirossi e del team di studi legali con sede a Chicago – l’Emme-Team – di cui da parte lo stesso Pettirossi, che da oltre un anno assistono la Giglio nella sua battaglia per conoscere la verita’ sulla morte di Tiziana.
Per ora le indagini difensive hanno portato all’apertura, da parte della Procura di Napoli Nord, di un’inchiesta per frode processuale in relazione alla cancellazione di tutti i dati contenuti nell’iphone e nell’ipad di Tiziana mentre gli apparecchi erano in custodia della Polizia giudiziaria (i carabinieri) per gli accertamenti successivi alla morte. Ma la Giglio spera che la Procura di Napoli Nord apra un’ indagine anche per omicidio, e cio’ che emerso dall’analisi della pashmina ritrovata attorno al collo di Tiziana dopo la morte, lascia qualche prospettiva. Intanto ieri sera, proprio la Giglio ha subito un’intrusione informatica sul proprio account Facebook, ma l’Emme-Team ha scoperto che l’intrusione sarebbe avvenuta da un server professionale con l’uso del sistema operativo Linux, riuscendo anche ad identificare il responsabile, ovvero la posizione Gps, il suo dispositivo e il suo indirizzo Ip; tutto e’ stato consegnato alla Procura.
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