Cronaca Giudiziaria

Salerno, omicidio di Fornelle: l’assassino continua a difendere la sua ex

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Salerno. “Non era andato in quella casa per ammazzare il suocero ma per dei chiarimenti”. Questa continua ad essere la tesi di Luca Gentile condannato a trent’anni di carcere per l’omicidio dell’ex carrozziere Eugenio Tura De Marco. E’ quanto ha ripetuto anche ieri al processo in Corte d’Assise che vede imputata Daniela Tura De Marco per l’omicidio del padre. La ragazza era assente per decisione delle parti in modo da evitare che si incontrasse con il suo ex fidanzato Luca Gentile. Il ragazzo ha continuato a sostenere l’innocenza della ragazza e a portare avanti quella che è stata la sua linea difensiva di sempre. L’uomo avrebbe tentato di palparlo e di aggredirlo così lui ha reagito d’impeto prendendo un coltello che era sul tavolo.  
Lo scorso marzo, come ricorda Il Mattino, fu invece il racconto di uno degli ufficiali presenti sulla scena del delitto, e titolare delle indagini, a far emergere le presunte responsabilità della ragazza. Il riferimento fu all’intercettazione ambientale, audio e video, fatta in caserma durante gli interrogatori con Daniela che, nonostante la confessione di Luca, lo coccolava e lo accarezzava. Filmati che il pm Guarino chiese anche di visionare in aula. Il dietrofront di Daniela negli atteggiamenti verso quello che allora era il suo fidanzato, potrebbe invece essere legato ad un litigio con la sua famiglia, in particolare con il cognato che la avrebbe accusata di essere vicina alla persona che aveva ucciso suo padre. Di questa parte dell’indagine parlò anche un maresciallo donna la quale assistette Daniela quando fu ritrovata spaesata e sotto choc sulla scogliera del porto. Andò lì dopo qualche giorno dalla morte di Eugenio, perché stava male e, forse, meditava anche di farla finita. La prossima udienza, dunque, toccherà a Daniela ed è prevista per il prossimo marzo. Difesa dagli avvocati Antonietta Cennamo e Francesco Saverio Dambrosio, potrà rispondere alle domande del pm su alcuni messaggi – per l’accusa inequivocabili – ritrovati nei cellulari dei due ragazzi, in cui commentavano proprio quanto accaduto.


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