Inchiesta sui titoli di insegnamento fasulli: nel mirino 200 insegnanti di sostegno

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Maestre e professori assunti diciannove anni fa in Campania e adesso sotto accertamento per un titolo sospetto che li ha abilitati all’insegnamento degli alunni disabili. Nel mirino sono finiti quegli insegnanti assunti per il sostegno e poi passati a insegnare, negli anni, altre materie come italiano, inglese o matematica. Questo il quadro emerso dalle indagini amministrative avviate dall’Ufficio scolastico della Campania nell’ambito dello scandalo sui titoli di sostegno usati come scorciatoia per essere immessi in ruolo più velocemente. “Sono indagini mirate, verifiche di titoli con indicazioni del giorno dell’esame di abilitazione e la data di iscrizione ai corsi abilitanti sul sostegno che si svolgevano presso scuole ed enti privati”, confermano dall’Ufficio scolastico regionale a guida di Luisa Franzese.
A seguito della denuncia di due enti di formazione privati nel salernitano e l’inchiesta avviata a carico di tre docenti accusate di aver prodotto titolo di sostegno falso, come riporta Il Mattino, l’amministrazione scolastica avvia accertamenti sulle pratiche di immissione in ruolo sulle cattedre di sostegno agli inizi degli anni 2000. Almeno cinquecentododici docenti che tra il 1998 e il 1999 furono assunti in tutta la regione perché in possesso di un’abilitazione proprio sul sostegno, sono ora finiti sotto la lente d’ingrandimento. A far scattare le indagini amministrative è stata la scoperta di titoli di abilitazione al sostegno fasulli che facevano riferimento al periodo scolastico precedente all’anno 2000 e non si escludono altri casi simili. Sotto indagine potrebbero finire insegnanti di ruolo, quindi titolari da più di diciannove anni e ormai cinquantenni. “Prima ai corsi abilitanti privati si accedeva per fare la maestra di sostegno anche a 20 o 21 anni”, spiega un funzionario del Provveditorato di Salerno, sede in cui, il 2 dicembre scorso, è stato appiccato il rogo doloso nei locali archivio dell’ufficio. È stato quell’attentato incendiario ad accendere i riflettori anche della Procura della Repubblica di Napoli, che indaga su un giro di falsi titoli abilitativi.



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