Tra divertimento e superstizioni, i giochi più belli nella storia di Napoli

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Da sempre Napoli è conosciuta come una città dalle mille sfaccettature, caratterizzata da una cultura ampia e articolata in cui trovano spazio le eredità di numerosi popoli. Anche quando si parla di passatempi, la città partenopea ha molto da raccontare: dalle carte alla tombola, sono tanti i giochi che qui hanno trovato terreno fertile sia tra i ceti popolari che nell’alta società. Scopriamoli insieme in quest’articolo.

Le carte napoletane, una tradizione ormai diffusa in tutta Italia

Sebbene in molte zone d’Italia siano state sviluppate carte da gioco legate al territorio, come quelle sarde, viterbesi, piemontesi o triestine, le carte napoletane rappresentano uno degli esempi di giochi tradizionali maggiormente conosciuti a livello nazionale. Utilizzabili per un’ampia scelta di passatempi da praticare sia da soli che in compagnia, dalla classica scopa al tressette, fino alla briscola e al sette e mezzo, le carte napoletane sono ormai compagne di tante avventure non solo nella città partenopea. Che sia al bar o durante le feste di Natale in famiglia, è praticamente impossibile non lasciarsi trascinare dalla passione che contraddistingue questi giochi, dando vita a intensi e divertenti tornei tra amici e parenti.



    Così come per le carte francesi, anche le carte napoletane presentano quattro “semi”, che in questo caso però sono coppe, bastoni, spade e denari, presenti anche nei mazzi di carte di altre regioni centro-meridionali. Per ogni seme abbiamo dieci carte, sette numerate e le ultime tre identificate da una figura (fante, cavaliere e re) per un totale di 40 carte. Osservando con attenzione le carte napoletane, è interessante notare alcune particolarità, come il fatto che le figure siano ritratte in abiti ottocenteschi, epoca di elaborazione delle stesse, e che il fante abbia lineamenti femminili, tanto da essere chiamato in gergo “la donna”.
    Cosa rappresenta invece la maschera al centro del tre di bastoni? Si tratta del “gatto mammone”, una figura popolare utilizzata a mo’ di spauracchio.

    La Tombola, un grande classico dei giochi napoletani

    Tra i giochi più amati dai napoletani è impossibile non citare la Tombola, una vera e propria “istituzione” in ambito familiare presto trasformatasi in un patrimonio dell’intero Regno Borbonico. 90 numeri chiusi in un “panariello” di vimini e una serie di cartelle sulle quali contrassegnare quelli estratti, a caccia di premi sempre più alti, dall’ambo alla cinquina e alla tombola: queste le semplici regole di un gioco che ha finito per legarsi in maniera indissolubile alla superstizione di un’intera popolazione. Accade così che a ogni numero, come da tradizione della Smorfia, venga associato un significato specifico e che molti di questi celino un rapporto positivo o negativo tra uomini e numeri. Basti pensare al famigerato 17, legato alla “disgrazia”, o al 16, viceversa connesso al “colpo di fortuna” che qui viene identificato con il “deretano”, numeri che in altre culture possono avere anche significati completamente opposti. Non è raro infatti incontrare interpretazioni sui numeri diverse da nazione a nazione, come avviene ad esempio per il numero 8, considerato fortunato dai cinesi ma nefasto per gli indiani.

    Curioso è l’episodio che porta alla nascita del gioco della Tombola, quando re Carlo III di Borbone si trovò a scontrarsi con il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, il quale si batteva contro l’amoralità del gioco del Lotto. La diatriba si concluse con una sorta di accordo, che portò a vietare le estrazioni solo durante il periodo natalizio, un momento da dedicare alla preghiera e alla devozione. I napoletani, però, tenendo fede alla loro creatività, escogitarono un loro sistema per non rinunciare al divertimento delle estrazioni e crearono così proprio la Tombola, un nuovo gioco da praticare in famiglia proprio durante le feste di Natale.

     

    Il Lotto, un appuntamento periodico con i numeri

    Come visto, la Tombola non è altro che un’evoluzione del gioco del Lotto, un vero e proprio classico della tradizione napoletana e italiana. Comunemente associato alla città di Napoli, il Lotto nacque a Genova dall’usanza di scommettere illegalmente su quali sarebbero state le 5 persone elette come membri dei Serenissimi Collegi della repubblica genovese su una rosa di 120 candidati, successivamente diminuiti a 90. Ostacolato dalla Chiesa e dalle autorità, il gioco conobbe un tale successo da essere infine legalizzato per aumentare i profitti dello Stato.

    Portato a Napoli verso la fine del ‘600, il Lotto fu qui gestito da privati fino al 1735 e legalmente riconosciuto dai Borboni, che addirittura ne presero le difese quando il su citato frate Gregorio Maria Rocco cercò di combatterlo in quanto ritenuto immorale. Ormai entrato nel dna di una popolazione da sempre appassionata al gioco in tutte le su forme, il Lotto è oggi considerato un vero e proprio simbolo della città di Napoli, della quale ne è diventato un patrimonio “adottivo”.

     

    Sinco, una Tombola in chiave moderna che appassiona tutti

    Da una sorta di mix tra le caratteristiche base della Tombola, il Bingo americano e i giochi basati sulle carte napoletane, nasce negli anni ’80 il Sinco, un gioco che ovviamente non può essere considerato una tradizione secolare della città di Napoli, ma che in pochi anni ha finito per appassionare persone di tutte le età, in particolare in occasione delle festività natalizie e delle grandi riunioni familiari. Il Sinco, che prende il nome semplicemente da “Cinco”, ossia cinque in spagnolo, nasce da un’idea del commerciante napoletano Emilio Salvatore, che pensò di sostituire i numeri utilizzati nella Tombola e nel Bingo con le carte napoletane.

    Il gioco si compone in sostanza di un cartellone e di 10 cartelle, su ciascuna delle quali sono riportate 25 carte napoletane. Il banco chiama le carte che vengono man mano estratte e ciascun giocatore provvede a segnare quelle presenti sulla propria cartella. Ogni qual volta un giocatore completa una delle combinazioni disegnate sulla cartella (ossia Centro, Poker, Angolo, Sinco e Rombo) vince il premio corrispondente, proprio come accade con ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola.

    Pallamaglio e strummolo, i giochi tipici dei vicoli napoletani

    I napoletani hanno sempre avuto un legame intenso con la propria città, vivendone ogni angolo e ogni strada più di quanto non si possa fare con la propria casa. È proprio in un contesto così dinamico, allegro e fondato sul rapporto tra gli individui che si diffondono due giochi “da strada”, il pallamaglio e lo strummolo.

    Il pallamaglio può essere considerato un predecessore di sport come il golf e il polo: in questo gioco, attraverso una mazza caratterizzata da una testa a martello bisognava colpire una palla di legno (o comunque di materiale duro) cercando di farle seguire un percorso prestabilito. Lo strummolo, invece, può essere assimilato alla classica trottola, e può essere descritto come un cono in legno da lanciare, tirando una “funicella”, per farlo roteare il più possibile sulla sua punta in ferro. Compagno di vita di tantissime persone nei secoli scorsi, lo strummolo è un oggetto “misterioso” per gran parte dei giovani d’oggi, che purtroppo ne ignorano storia e caratteristiche.

    Per un popolo allegro e conviviale come quello napoletano, l’arte del gioco è dunque qualcosa di insito nella natura stessa degli individui, un modo per allontanare paure e difficoltà e per condividere con gli altri, sia in famiglia che fuori, i momenti di divertimento e gioia. Nonostante le avversità che la vita può riservare, Napoli e i napoletani trovano sempre lo spazio per un sorriso e quest’antico amore per il gioco in ogni sua forma non ne è che una prova evidente.

     




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