Cronaca Giudiziaria

Torre Annunziata, ergastolo con dieta per il boss che uccise mamma coraggio

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Torre Annunziata. Ennesimo ergastolo per Umberto Onda, il boss killer che uccise Anna Barbera, la mamma che aveva affrontato chi aveva ucciso suo figlio Umberto Ippolito, il 22 febbraio 1994. Nella stessa giornata che ha visto la condanna dell’uomo arriva una buona notizia per Onda. La Cassazione ha accolto il ricorso. I legali hanno chiesto che sia somministrata ai detenuti una dieta congrua che prenda in considerazione anche eventuali intolleranze per garantire quindi il diritto alla salute dei carcerati. Ad Umberto Onda andrà quindi la carne visto che l’uomo è affitto da una documentata e certificata allergia al pesce azzurro. Gli alimenti non tollerati andranno sostituiti con cibi che non possano creare problemi alla salute. Anche al Corte d’Appello di Napoli è fermamente convinta che ad uccidere mamma coraggio sia stato proprio Onda. La donna fu uccisa qualche giorno prima del processo a carico del boss del clan di Boscotrecase, Luigi Limelli. Salvatore Barbuto, pentito del clan Gionta, si autoaccusò di questo delitto ma a premere il grilletto non fu lui bensì Onda, così come raccontato dal alcuni collaboratori di giustizia. Fine pena mai anche per Alfonso Agnello, 50 anni, alias “chiochiò”. I due sono accusati anche dai collaboratori di giustizia Michele Palumbo “munnezza” e Aniello Nasto “quarto piano”. Nasto si è autoaccusato di aver preso parte all’omicidio di Anna Barbera, mentre Palumbo di aver ucciso materialmente Vincenzo Amoretti. Due episodi di sangue, avvenuti durante la faida contro i Gallo-Cavalieri tra il 2004 e il 2007, in una scia che si è interrotta solo nel 2014, con la pace armata stipulata dai due sodalizi criminali, nel frattempo colpiti da centinaia di arresti e altrettante condanne che tengono tuttora in cella gli ex capi e reggenti. Il primo omicidio fu quello di Anna Barbera, per il quale è stato condannato come autore materiale Umberto Onda. La donna fu ammazzata il 12 marzo 2004 in via Vesuvio a Torre Annunziata, poiché “colpevole” di aver sputato verso gli assassini di suo figlio Umberto Ippolito, a sua volta ucciso dai Gionta il 22 febbraio 1994.


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