Cronaca Giudiziaria

Il silenzio del killer di mamma coraggio pagato con la ‘mesata’ in carcere e l’assistenza legale del clan

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Torre Annunziata. “La mesata e le spese legali al killer di mamma coraggio per evitare che parlasse”. Un vitalizio per evitare che rivelasse il nome del mandante, quello che Francesco Tamarisco avrebbe versato ad Alfredo Gallo, il killer di Matilde Sorrentino, la mamma coraggio del quartiere Poverelli. A rivelarlo numerosi collaboratori di giustizia del clan Gionta e del clan Gallo che hanno consentito agli inquirenti di individuare in Francesco Tamarisco ‘o nardiello, il mandante di quell’atroce delitto dei 14 anni fa. Lei Era la mamma coraggio: il simbolo di un quartiere e di una città che si ribella a crimini atroci e alla violenza. Il killer di Matilde Sorrentino ha già da tempo un nome, l’uomo che armò la mano di Alfredo Gallo si chiama Francesco Tamarisco. E’ lui secondo il pm Pierpaolo Filippelli e il gip Giovanni del Angelis che chiese ad Alfredo Gallo, fratello di uno dei trafficanti del gruppo dei Nardiello di Torre Annunziata, di eliminare quella donna che aveva avuto l’ardire di accusarlo di pedofilia. Finito l’incubo del processo il 26 marzo del 2004, Matilde Sorrentino, la madre coraggio del rione Poverelli che aveva testimoniato contro il gruppo dei pedofili del quartiere e quindi anche contro Francesco Tamarisco, fu barbaramente uccisa sull’uscio di casa sua, con un colpo di pistola in bocca. A quattordici anni da quel delitto, atrocità nell’atrocità delle violenze del rione dei Poverelli, la procura di Torre Annunziata e il Gip hanno emesso un’ordinanza a carico di Francesco Tamarisco, uno dei capi dell’omonimo clan familiare dei Nardiello di Torre Annunziata. Noto trafficante di stupefacente, detenuto nel carcere di Bari, sarebbe stato scarcerato tra circa due anni, dopo una condanna per traffico di droga. Ma stamane i carabinieri del comando gruppo di Torre Annunziata gli hanno notificato un’ordinanza pesantissima: è accusato di essere il mandato dell’omicidio di Matilde Sorrentino. Nelle sentenze che avevano visto la condanna all’ergastolo per Alfredo Gallo, riconosciuto proprio da Salvatore – figlio della donna e una delle vittime di pedofilia del rione poverelli – si legge: “Gallo Alfredo ha certamente agito su mandato di terzi, i quali avevano maturato e tenuta ferma nel tempo la deliberazione omicidiaria, inoltre nel portare a compimento l’incarico demandatogli, ha attentamente individuato l’obiettivo più agevole da colpire, effettuando anche il ricordato sopralluogo presso l’abitazione di Cacace Bianca”. Il Gip individua il movente: “L’uccisione di Matilde Sorrentino, come ben si evince dall’esame delle fonti di prova sulle quali si fonda la pronuncia di condanna del Gallo Alfredo, costituiva l’amaro e tragico epilogo di una delle più squallide e gravi vicende criminali verificatesi sul territorio di questo circondario, poste in essere in Torre Annunziata, nel così detto quartiere dei “Poverelli”, da un’organizzazione di pedofili attiva fino al marzo/aprile del 1996 e dedita al sistematico abuso e stupro di diversi bambini”. A fare il nome di Francesco Tamarisco, uno degli imputati del processo per violenza sui minori, numerosi pentiti ex affiliati e ras organici ai gruppi criminali dei Gionta e dei Gallo come: Palumbo Michele, Saurro Vincenzo, Luppo Michele e Montella Alessandro (ex uomo di fiducia e trafficante di droga dei Tamarisco) hanno riferito che Matilde Sorrentino era stata uccisa per punirla della coraggiosa denuncia contro i pedofili che avevano abusato del figlio e che il mandante dell’omicidio era Tamarisco Francesco. “Anche i collaboratori Sentiero Giuseppe, Sentiero Pasquale e Di Nocera Giuseppe riferivano di aver appreso che erano stati i Tamarisco a decretare l’omicidio della Sorrentino” scrive il Gip. E ancora “Palumbo Michele e Saurro Vincenzo, collaboratori già affiliati al clan Gionta, che all’epoca dell’omicidio Sorrentino si trovavano in libertà, riferivano concordemente che era intenzione di quella cosca uccidere il Tamarisco Francesco, anche perché, per bocca dello stesso killer della donna, ovvero Gallo Alfredo, avevano avuto la conferma che il mandante dell’omicidio era stato proprio Francesco “Nardiello””.

Rosaria Federico

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