Cronaca Giudiziaria

Il boss Casillo confessa in aula: ‘Così facevo affari sulle case’

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Arriva in tribunale la testimonianza di Franco Casillo, ‘a vurzella, uno dei superboss del narcotraffico di Boscoreale. Chiamato a processo per aver investito denaro sporco acquistando un intero quartiere in provincia di Caserta parla dando molte spiegazioni a tratti contraddittorie. «Io e Alfonso Annunziata – dice – facevamo tanti affari assieme. Una volta davo io i soldi a lui, una volta lui a me». Casillo spiega un po’come «Alfonso ’a calabrese (ritenuto il capo degli Aquino-Annunziata) aveva i rapporti con i narcotrafficanti in Olanda. A lui – afferma – davo i soldi che reinvestiva. E io, invece, mi facevo dare soldi per altri “affari”, ma non abbiamo mai fatto estorsioni». Secondo l’accusa i soldi della camorra sarebbero stati reinvesti per la costruzione di un intero quartiere. Un patrimonio stimato di circa 10milioni di euro tra immobili, conti correnti bancari, polizze assicurative. Il tutto acquisito con i proventi del traffico di sostanze stupefacenti. Due anni fa, a scopo di conquista, furono sequestrati tra Vitulazio, nel casertano, Boscoreale e Poggiomarino 66 appartamenti realizzati dall’impresa di Alfredo e Giuseppe Vita, imprenditori di Boscoreale titolari della Vita Costruzione. Secondo gli inquirenti la lottizzazione sarebbe stata realizzata con i proventi del traffico di sostanze stupefacenti di Casillo e Annunziata. L’antimafia ha portato a processo Casillo, detenuto per associazione per delinquere, omicidio e traffico di sostanze stupefacenti. L’uomo aveva intestato alla moglie gran parte delle proprietà. Con i coniugi alla sbarra ci sono anche i Vita ma anche il titolare di un’altra ditta, la Rig Costuzioni con la quale il boss di Boscoreale aveva acquistato tre abitazioni di Napoli ad un’asta fallimentare, investendo 650mila euro. Lo stesso imprenditore avrebbe provato a trasferire ed incassare titoli brasiliani per alcuni milioni di euro, intercettati dall’Fbinegli Stati Uniti. Mentre “mast’Alfredo” Vita, al telefono con il figlio, parlava di Casillo come “lo scemo” a cui dovevano fare un piacere.


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