Assalita in strada e violentata nel salernitano: è sotto choc

SULLO STESSO ARGOMENTO

Ricorda ben poco la 34enne che nella notte tra giovedì e venerdì è stata vittima di violenza sessuale. Ha raccontato al marito e ai familiari di essere stata vittima di una violenza avvenuta di notte mentre faceva rientro a casa. La 34enne è ricoverata all’ospedale San Luca di Vallo della Lucania. Sulla vicenda indagano i militari di Agropoli. La donna vive a Perdifumo e lavora in un locale a Giungano. Tra i due comuni c’è una distanza di pochi chilometri ma alcuni tratti di strada sono lontani dai nuclei abitati e poco illuminati. E la violenza si è consumata proprio per strada, almeno secondo i primi rilievi. Erano passate di poco l’una e, terminato il lavoro, la donna si è messa alla guida della propria auto in direzione casa. La 34enne ha raccontato che all’improvviso una vettura le avrebbe tagliato la strada costringendola a fermarsi. Le due persone a bordo l’avrebbero aggredita e avrebbero abusato di lei. Nonostante lo choc la donna si è rimessa alla guida dell’auto arrivando a casa. Lì ha raccontato quanto accaduto al marito e ai familiari che hanno poi allertato i carabinieri. Trasferita in ospedale è stata sottoposta ad intervento chirurgico, a causa dello choc e dei medicinali somministrati per placare il dolore non è stato ancora potuto ascoltare il racconto della donna. In attesa del suo racconto i carabinieri stanno cercando di fare luce su quanto accaduto quella notte.




LEGGI ANCHE

Carcere di Poggioreale: protesta dei detenuti del reparto Avellino

50 detenuti del reparto Avellino del carcere di Poggioreale hanno protestato battendo oggetti contro i cancelli di sbarramento dalle prime ore del mattino fino alle ore 15:00 di oggi. I detenuti contestavano la circolare DAP che disciplina la consegna di generi alimentari e indumenti da parte dei familiari (15 kg di indumenti e 5 kg di generi alimentari). Con arroganza, hanno preteso di parlare con il direttore minacciando ulteriori proteste. Grazie all'interlocuzione dell'unico agente rimasto chiuso...

Il clan dei telefonini in carcere. Il pentito: “Entravano nascosti nelle ruote delle sedie a rotelle dei familiari”

L'ingegno dei detenuti e dei loro familiari complici per entrare in carcere tutto quello che di illegale non conosce limite ne ostacoli. "Noi facevamo entrare i telefonini anche attraverso un detenuto di Marcianise di cui non ricordo il nome ma solo il soprannome plusiello, questa persona faceva entrare i telefonini utilizzando la sedia a rotelle di un familiare che veniva a trovarlo in carcere, in quanto le sedie a rotelle non vengono perquisite al momento...

IN PRIMO PIANO

LE VIDEO STORIE