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Aniello Bruno era stato arrestato nel febbraio del 2017 insieme con il boss Marzio Galasso detto 'Marzullo', il figlio Giovanni e Aldo Fluido Esposito detto 'Gigin o cusacc'. Secondo l'accusa minacciavano le vittime delle loro estorsioni, quasi sempre imprenditori edili, costringendoli a pagare il pizzo. Le indagini partirono dopo l'esplosione di un ordigno in un cantiere edile di Sant'Egidio del Monte Albino nel 2016, dove stava sorgendo un centro medico polispecialistico. Numerosi gli episodi contestati ai Galasso, padre e figlio. In particolare per l'estorsione al centro medico, dopo aver fatto esplodere l'ordigno, i due imposero alla vittima di mettersi sotto la 'protezione' della malavita per evitare conseguenze peggiori. Tra le vittime il titolare di una impresa edile che avrebbe dovuto versare la somma di 50mila euro,e quello di una ditta impegnata a realizzare un sottovia carrabile ad Angri, commissionato da Rete Ferrovie Italiane. Fu poi la volta di una società immobiliare, anch'essa costretta a versare cinquemila euro per la cessione di una quota di una comproprietà familiare collegata all'impresa stessa.
Le indagini si sono concentrate tra il 2016 e il 2017. Marzio Galasso è accusato anche di evasione dagli arresti domiciliari, di esercizio arbitrario delle proprie ragioni e di detenzione di armi. Reato contestato unicamente anche a Fluido, che avrebbe «commercializzato illegalmente» armi di svariato tipo e calibro, in favore proprio di Galasso Marzio che secondo quanto emerso nel corso delle indagini era vicino al clan scafatese dei Loreto-Ridosso. I quattro, però, facevano riferimento al clan Galasso-Fontanella, operante nella zona tra Angri e Sant'Antonio Abate.





