Il marito assassino alla figlia: “Ti accompagnerò e ti guarderò dal cielo, sono fiero di te. Un giorno capirai”

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Terzigno. “Ti accompagnerò e ti guarderò dal cielo, sono fiero di te. Un giorno capirai quando ti farai grande quello che è successo” quelle parole sono il testamento affettivo per sua figlia da parte di Pasquale Vitiello, il marito assassino di Imma Villani e suicida in un casolare di Terzigno. Il suo testamento e la sua follia è scritta in quei fogli, in quelle dieci lettere lasciate sul tavolo rivolte a chi resta e giudica, a chi domani dovrà conoscere la tragedia di una famiglia distrutta dai sui gesti. Pasquale Vitiello, il marito assassino e suicida, ha preparato tutto, nei dettagli. L’assassinio della moglie, Imma Villani, che lo ha lasciato per un altro uomo, la sua morte in un casolare diroccato poco lontano dalla scuola dove la figlia è rimasta orfana.
Quelle lettere sono il suo testamento affettivo, lasciate sul tavolo della sua abitazione in via Amati, dove ha vissuto per nove anni da marito con Imma e con la piccola nata dal loro matrimonio. Alcuni di quei fogli sono rivolti a lei, sua figlia. Una lettera è chiusa la bambina dovrà aprirla quando sarà grande e capace di capire cosa è accaduto il 19 marzo del 2018 e ancora nei giorni prima. Resta chiusa anche nel fascicolo della Procura di Nola che cerca di dare un senso a tutto. Quella busta indirizzata alla piccola figlia sarà aperta presto, dicono gli inquirenti, con il permesso dei tutori della bambina e della Procura. Pasquale Vitiello parla alla figlia da uomo morto. Sa di esserlo ancor prima che inizi il giorno del 19 marzo quando alle 8,20 ha aspettato Imma davanti al Plesso Boccia al Mauro per ucciderla. Stamane, il suo corpo è stato trovato a poche centinaia di metri di distanza da quella scuola, in via Vicinale Mauro Vecchio. Accanto a se la pistola calibro 22 con matricola abrasa dalla quale mancano due colpi: quello esploso alla fronte della moglie e quello identico rivolto contro se stesso. La stessa morte, con una cadenza omicida e suicida, folle. In quei fogli, scritti a penna, ci sono le ultime parole per il suocero: “Mi sento in colpa per quello che sto facendo, chiedo perdono” e per un giovane che è stato il suo supporto nei giorni del dolore per la perdita della moglie che aveva deciso di lasciarlo: “Sei stato un grande amico, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me”. Chiede perdono per quanto sta per accadere, per quel destino già deciso che lo ha portato al gesto più estremo, ucciso dall’amore per la moglie che lo ha lasciato il 4 marzo scorso al culmine di un’accesa discussione che ha rotto definitivamente la loro vita insieme, tranciata di netto per la decisione di lei di amare un altro che non era lui. In quelle lettere, la sofferenza per l’amore perduto ma anche il destino già scritto per tutti quelli che avrebbero sofferto per la morte di Imma, per la sua. E poi, l’amore non condiviso. Nessuna parola per i suoi genitori, per la sorella ai quali resta l’eredità di dover cercare di dare un senso ad un gesto folle e quella di doverlo difendere.
Quando ieri mattina, i carabinieri della stazione di Terzigno, guidati dal maresciallo Antonio Russo, hanno trovato il corpo del marito assassino 35enne il solco tracciato il quelle lettere era ormai chiaro ed evidente. Nel casolare la pistola, il cellulare spento da chi non vuole essere trovato se non morto, il ciclomotore Sh grigio, poco lontano nel nocelleto: è tutto ciò che resta della fine del giorno di Pasquale Vitiello.
Lontano a Scafati a casa degli zii materni, c’è lei, quella bimba di nove anni rimasta orfana ancor prima di conoscere e di capire la verità. Non sa ancora nulla di quanto è accaduto, accudita dalla zia e dai due cuginetti con i quali ha condiviso tante cose e con i quali, secondo il Tribunale per i minori, dovrà condividere la vita, in affido. Domani incontrerà gli assistenti sociali che la guideranno in un percorso assistito di conoscenza e di consapevolezza del dolore per la perdita di entrambi i genitori. La mamma uccisa dal papà e il papà ucciso da se stesso e dal suo dolore. E’ un rimbalzare di luoghi e dolore questa storia. Con il padre e i familiari di Imma Villani chiusi e muti nel dolore nella loro casa di via Colombo a Boscoreale. Con i genitori e la sorella di Pasquale Vitiello, il marito assassino, in via Amati a Terzigno, che cercano conforto in quella bambina per il momento perduto e che non sanno se rivedranno. “Pasquale era profondamente innamorato della figlia – dice la sorella Annalisa – non c’era alcune segnale che potesse far capire cosa sarebbe accaduto. Vorremmo trovare un senso a questa vicenda, ma non ce l’ha”. Il padre di Pasquale, Ciro Vitiello funzionario nella Bnl non si dà pace: “Se avessi capito, non sarei andato a lavoro, lo avrei seguito. Con l’altra famiglia (quella di Imma Villani, ndr) siamo lontani, ma ci possiamo riavvicinare. Il nostro desiderio è che la bambina torni a vivere dove è nata e vissuta. Questa è la sua casa”. Una casa che la bambina, figlia di Imma e Pasquale, ha perso quando i genitori sono volati in cielo per volontà di un uomo che ha distrutto tutto, di un uomo che è suo padre e che un giorno proverà a capire, con quella lettera custodita in una busta chiusa che lei non conosce ancora. Imma e Pasquale divisi dalla morte e dalla follia giacciono entrambi nella morgue del primo Policlinico di Napoli, si attende l’autopsia sul loro corpo per chiudere una storia già scritta, ma che non chiuderà mai un dolore ancora ignoto per la piccola che resta sola e giudicherà.
Rosaria Federico

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