Cronaca

8 marzo: garante detenuti in carceri Pozzuoli e Poggioreale

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Il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, si e’ recato oggi, 8 marzo, festa della donna, nel carcere di Pozzuoli per fare gli auguri alle 158 donne presenti e per donare loro le mimose, simbolo di questa giornata. Nel pomeriggio Ciambriello, accompagnato da Ilenia Caputo, presidente dell’Associazione Transessuale NAPOLI (ATN) e da Annarita Mercogliano appartenente al movimento trans-femminista “Non una di meno”, si e’ recato nel carcere di Poggioreale dove ha visitato la sezione delle transessuali. Sono 278 le donne detenute ristrette in Campania, dislocate nelle varie sezioni femminili, presenti nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere (60), di Fuori (26) e di Benevento (25) Lauro (9 detenute con figli) e nell’istituto penitenziario femminile di Pozzuoli (158). “I numeri – ha detto Ciambriello – ci permettono di capire che la percentuale delle donne recluse rispetto agli uomini e’ bassissima, pari al 4% in Italia, ma numeri bassi non possono significare bassa attenzione. Parlare di carcere femminile significa creare un carcere a misura di donna. Il carcere spoglia le persone non solo di quella che era la loro vita precedente ma anche della femminilita’. E questo accade anche perche’ le detenute devono sottostare a regole plasmate su schemi ed esigenze maschili. Difficile la vita, quella del carcere, dove divieti e limitazioni non riguardano solo la possibilita’ di muoversi e di agire ma anche di essere. Dove si scontano pene accessorie, quelle del controllo dei sentimenti e delle emozioni, assumendo toni del tutto particolari quando a esserne coinvolte sono le donne. Dove anche procurarsi l’indispensabile diventa difficile”. “Se la mancanza di spazio, la scarsa igiene e il sovraffollamento appartengono purtroppo all’intera comunita’ carceraria, per le donne ci sono esigenze fisiche, affettive, genitoriali ed emotive dai connotati molto piu’ delicati, meritevoli di una particolare attenzione. Possiamo togliere la liberta’ ma non la dignita'”, conclude Ciambriello.


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