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Napoli

Innocenzo Dall’Osso: un archeologo emiliano precursore agli inizi del Novecento della scoperta di Lòngola.

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Anche grazie alla scoperta di Lòngola la Campania arcaica sta proponendo di sé nuovi aspetti e profili di grande interesse.
La scoperta, casuale e legata ai lavori di costruzione del grande Depuratore del medio Sarno fu dovuta a un’archeologa preistorica, ricercatrice francese del “Centre National de la Recherche Scientifique”, la prof. Claude LIVADIE.
Questa napoletana d’adozione seppe raccogliere e indirizzare verso l’allora Soprintendenza Archeologica di Pompei una cauta “soffiata” pervenutale da un cittadino sarnese.
Egli aveva adocchiato la presenza di una grande quantità di pali di legno marcito emergenti dalle sponde dei camion impegnati nel via vai del trasporto del terreno di scavo delle fondazioni del Depuratore.
Insomma si potrebbe dire che alla base della scoperta di Lòngola c’è una vicenda alla 007. Ma, indagando indietro nel tempo, abbiamo riaperto pagine di storia dimenticate, che videro ben oltre un secolo fa un archeologo travolto dalla retorica savoiarda di un certo mondo accademico asservito ad essa.
Quell’archeologo può essere ritenuto senza dubbio il precursore di Lòngola.
Egli fu un anticipatore, perspicace e tenace, impegnato nella ricerca delle fasi preistoriche del nostro territorio, a suo modo un “eretico” che si trovò in contrasto con le posizioni della Archeologia togata.
Anzi, contro le teorie – allora accreditate e imperanti – del massimo “preistorico” italiano, un cattedratico che era anche l’autorità culturale allora indiscussa nel mondo della Paletnologia e della Preistoria in genere
Innocenzo DALL’OSSO era il nome del giovane precursore; Luigi PIGORINI invece era il nome del cattedratico, più maturo e autorevole.
I due, entrambi emiliani – bolognese il primo e parmense il secondo – non si amarono mai e arrivarono a scontrarsi apertamente .
PIGORINI, uomo colto, concreto e vicino al Potere, era destinato a ricoprire ruoli di prestigio, nell’arco di un paio di decenni in successione fu Direttore Generale delle Antichità, poi Senatore, poi ancora Ministro e, nel 1919, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri.
Luigi PIGORINI aveva elaborato una propria teoria – avversata dal DALL’OSSO ma cara al sentire dei nuovi potenti del regno sabaudo – la quale assegnava il primato della stirpe italica agli insediamenti protostorici dei palafitticoli e delle cosiddette Terremare.
L’area della Terramara si estende tra l’Emilia e la Padania, per dirla con il “leghista protostorico” Umberto BOSSI, recentemente riesumato dal suo sarcofago padano per la campagna elettorale.
L’epoca delle Terremare inoltre é sostanzialmente anche l’epoca dei ritrovamenti di Lòngola, S.Marzano, S. Valentino Torio, Striano e degli altri siti protostorici della Valle del Sarno e campani, come Nola e Palma Campania.
A braccio, siamo tra i mille anni e millesettecento anni prima di Cristo, nella epoca detta anche Età del bronzo superiore o antico, che vede in Campania l’affermarsi di notevoli livelli di civilizzazione.
Il nostro DALL’OSSO, trasferitosi al Sud come funzionario archeologo, condusse sul campo campagne di scavo archeologico portando alla luce un abitato palafitticolo e numerose tombe protostoriche nei territori di San Marzano e S.Valentino Torio.
Divenuto così un esperto della civiltà preromana campana, allora inesplorata, diede alle stampe interessanti pagine sulle fasi preistoriche di Napoli, di Capri, di Pompei e di Ercolano.
Dalle pagine dedicate a Pompei emergeva anche l’ipotesi di un insediamento abitato arcaico ivi “derivato” dagli insediamenti della Valle del Sarno.
Questo era un fatto insopportabile per la retorica savoiarda sostenuta dalle teorie del PIGORINI sulle matrici culturali dell’Italia arcaica, confinate nella Padania e nell’arco subalpino e fermatesi a Roma. (1- continua)

Federico L.I. Federico

(1- continua)


Articolo pubblicato il giorno 27 Febbraio 2018 - 14:11

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