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Carceri in Campania al collasso, l'allarme di Ciambriello: "Una bomba sociale a miccia corta"

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In Campania oltre 7.700 detenuti per 5.500 posti. Il Garante campano: "Troppa custodia cautelare e pene alternative insufficienti. Il Governo agisca come fatto in passato"

Napoli – La situazione delle carceri italiane, e in particolare di quelle campane, è un'emergenza che rischia di esplodere. A lanciare l'allarme è Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Regione Campania e Portavoce della Conferenza Nazionale dei Garanti, che definisce il sistema penitenziario "una bomba sociale a miccia corta". I numeri confermano un quadro critico: a fronte di una capienza reale di 5.500 posti, in Campania sono presenti 7.751 detenuti.

Il problema, secondo Ciambriello, risiede in un uso eccessivo della carcerazione preventiva. A livello nazionale, su 63.493 detenuti per 45.000 posti disponibili, quasi 10.000 (9.730) sono in attesa di primo giudizio. Di questi, 1.308 si trovano negli istituti campani. "Occorrerebbe meno custodia cautelare per reati non gravi e più misure alternative per chi ha una pena sotto i quattro anni", sottolinea il Garante.

La denuncia si trasforma in un appello diretto al Governo. Ciambriello evidenzia come circa 8.000 detenuti in Italia, di cui 900 in Campania, debbano scontare meno di un anno. "Perché tenerli dentro?", si chiede, proponendo una misura deflattiva. "Il Governo di centro-destra dovrebbe avere il coraggio di fare ciò che il Governo Berlusconi ha fatto nel 2003 e nel 2010, specialmente quest'anno, nell'anno del Giubileo della Misericordia".

Il carcere, nelle parole del Garante, si manifesta sempre più come una "discarica sociale", un "ospizio per poveri" dove si concentrano fragilità e disagio. I dati lo dimostrano: in Italia sono presenti 20.000 detenuti stranieri (959 in Campania), 17.000 tossicodipendenti (1.704 in Campania) e 4.200 persone con sofferenza psichica, spesso già in cura prima della detenzione (400 in Campania).

"Il carcere è l'emblema della disuguaglianza e la rappresentazione pratica della mancata applicazione della Costituzione", conclude Ciambriello. La mancanza di attività lavorative e di reinserimento alimenta un ozio forzato che aggrava la tensione. Il suo ruolo, ribadisce, è quello di vigilare perché alle persone private della libertà non venga mai sottratta la dignità, promuovendo iniziative che tutelino i diritti umani e favoriscano l'umanizzazione della pena.

Processo Vassallo: “Non è più tempo di silenzi”, le accuse del pm

Salerno - Nel processo per l’omicidio di Angelo Vassallo, il Sindaco Pescatore di Pollica assassinato il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola, si è consumato un nuovo e drammatico capitolo.

La mattina dell’udienza, presso il Tribunale di Salerno, il Pubblico Ministero ha pronunciato parole destinate a pesare come macigni sulla credibilità delle istituzioni:“Non abbiamo trovato omertà, ma mancanza di umanità.”

Una frase che va oltre il profilo tecnico di un’inchiesta, trasformandosi in una vera e propria denuncia morale rivolta allo Stato e ai suoi apparati. Una constatazione che riapre ferite mai rimarginate e che richiama alla memoria le troppe zone d’ombra, le omissioni, i ritardi che hanno segnato la ricerca della verità sulla morte di un amministratore che aveva fatto della legalità la sua bandiera.

Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati. Si tratta del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo; l’imprenditore Giuseppe Cipriano; l’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, del clan omonimo di Scafati, accusato di aver orchestrato un depistaggio coinvolgendo lo stesso Cagnazzo; l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, ritenuto vicino al clan Fucito.

La Fondazione: “Lo Stato mostri umanità, quella che è mancata per Angelo”

La reazione della Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore è immediata e carica di indignazione.Il Presidente Dario Vassallo, fratello di Angelo, rompe il velo di sopportazione accumulato in quattordici anni di attesa:

“Non è più tempo di silenzi. La nostra terra, i cittadini e la memoria di Angelo meritano rispetto. Angelo è stato lasciato solo, prima e dopo la sua uccisione. Il Sistema Cilento ha imbrigliato anche le coscienze. Lo Stato dimostri umanità e responsabilità.”

Per la Fondazione, quella frase del PM non è un semplice rilievo investigativo: è il riconoscimento che la solitudine istituzionale di Angelo non è frutto del caso, ma di un clima che ha permesso che vicende gravi — come il traffico di droga che lo stesso Vassallo denunciava — potessero proseguire indisturbate.

Dario Vassallo chiede che lo Stato compia finalmente un passo deciso:“Serve un segnale concreto: accelerare le indagini e far arrivare la giustizia senza ulteriori ritardi. Inerzia e silenzi non possono più calpestare chi ha sacrificato tutto per il bene comune.”

“Il Sistema Cilento è uno Stato nello Stato”

Alle parole di Dario si aggiunge la voce del Vicepresidente della Fondazione, Massimo Vassallo, che rilancia l’allarme: “Il Sistema Cilento, come lo abbiamo definito, è uno Stato nello Stato. La Commissione Antimafia e il Comitato istituito devono proseguire il loro lavoro con rapidità. Non c’è più tempo da perdere: comunità, legalità e memoria sono in gioco.”

Una presa di posizione netta che mira a scongiurare nuovi ritardi, nuove omissioni, nuovo silenzio.La presenza in aula: non un rito, ma un atto di vigilanza civile

La Fondazione conferma che seguirà ogni singola udienza, giorno dopo giorno.
Non per un atto simbolico, ma per garantire che la giustizia non si riduca a una procedura spersonalizzata:“La giustizia è un dovere morale e civico verso la comunità. La verità non può attendere oltre.”

Una vicenda che pesa sulla coscienza del Paese

L’omicidio di Angelo Vassallo non è solo un caso giudiziario: è una ferita aperta nel rapporto tra cittadini e Stato. Un sindaco che con le sue scelte — contro l’abusivismo, contro gli interessi criminali, per la tutela della costa, per la trasparenza amministrativa — si era inimicato chi vedeva nella legalità un ostacolo alle proprie strategie.

Oggi, a distanza di anni, le parole del PM rimbalzano come un’accusa al vuoto di responsabilità che ha circondato l'intera vicenda.

Perché la verità non è soltanto un diritto dei familiari: è un debito dello Stato verso un servitore pubblico che ha pagato con la vita il suo impegno.

Furto tra i rifiuti a Salerno: scoperti mentre rovistano nei sacchetti della differenziata

Blitz notturno della Municipale: due denunce e quattro persone identificate. Recuperata refurtiva già sottratta. Il fenomeno torna a colpire dopo le segnalazioni dei residenti

Rovistare tra i sacchetti dell'immondizia in cerca di oggetti da rivendere o riutilizzare è diventato un problema che sta riemergendo nelle strade di Salerno.

Nella notte tra giovedì e venerdì, il Nucleo operativo ambientale della Polizia Municipale ha condotto un'operazione mirata che ha portato alla denuncia di due persone e all'identificazione di altre due, accompagnate in questura per ulteriori verifiche.

L'intervento ha permesso anche di sequestrare materiali già sottratti dalle buste della raccolta differenziata, destinate al ritiro da parte di Salerno Pulita. Gli agenti hanno sorpreso i responsabili mentre aprivano sistematicamente i sacchetti lasciati in strada dai cittadini, alla ricerca di oggetti di valore o rivendibili.

(h3)Il ritorno di un fenomeno già noto

L'operazione della Municipale non è casuale. Nelle ultime settimane erano aumentate le segnalazioni da parte dei residenti, che avevano notato la ripresa del fenomeno in diverse zone della città. I quartieri più colpiti risultano essere Carmine, Torrione e Mercatello, dove i sacchetti vengono regolarmente violati prima del passaggio degli operatori ecologici.

Il blitz notturno si inserisce in un più ampio piano di controllo volto a garantire la sicurezza e il decoro urbano. Le autorità puntano a contrastare non solo il danneggiamento della raccolta differenziata, ma anche possibili traffici illegali di materiali sottratti.

La Polizia Municipale ha fatto sapere che proseguiranno i controlli nelle zone più sensibili, invitando i cittadini a continuare a segnalare episodi sospetti per tutelare l'ambiente urbano e la corretta gestione dei rifiuti.

Arzano, oltre 134 cani non più in canile grazie al lavoro della Polizia locale

Arzano - É da diversi anni che si sta lavorando ad Arzano per il benessere degli animali con salvataggio di ogni specie con recuperi dalla strada e dal canile. Alla data di insediamento del comandante della polizia locale, colonnello Biagio Chiariello, la tematica "canile" passò dall'Area Ambiente dell'Ente alla Polizia Locale.

I cani presenti al rifugio erano circa 230 e grazie ad un costante censimento e monitoraggio passando a raggi x il canile, con attuazione delle regole della trasparenza negli accalappiamenti , collocazione in canile, microchippature, i risultati hanno portato ad avere, ad oggi, circa 96 cani rispetto ai precedenti 230.

Il merito è dovuto alla determinazione del comandante della polizia locale, dr. Chiariello, che oltre ad essere animalista e a monitorare con i suoi uomini gli ingressi e le uscite dei pelosi dal canile, portò ad un corposo fascicolo alla Procura della Repubblica evidenziando quanto avveniva sul tema .

Da allora una "priorità " che si chiama "adozione" come quella effettuata con 3 cagnolini trovati in strada, ed affidati a famiglie di Arzano, proprio grazie all'attività degli agenti, a seguito di rinvenimento.

I risparmi

Ad oggi il risparmio ammonta a complessive euro 293mila all'anno considerato che secondo le tariffe regionali un cane costa al giorno complessive 6 euro .Tutto questo a vantaggio delle case comunali e delle tasche dei contribuenti arzanesi.Il messaggio che fanno pervenire dal Comando é " Adottate, adottate, adottate!".

 P.B.

Napoli, don Mimmo Battaglia, pranza alla mensa del Carmine nella giornata mondiale dei poveri 

Napoli, – In un mondo che corre troppo veloce, dove l'indifferenza è il vero nemico dei deboli, la IX Giornata Mondiale dei Poveri irrompe come un richiamo urgente alla fratellanza.

Domenica 16 novembre, Caritas Napoli e i padri Carmelitani aprono le porte della Basilica di Maria SS. del Carmine Maggiore per un evento che va oltre la carità: un pranzo comunitario con il cardinale don Mimmo Battaglia, pronto a sedersi a tavola con chi la vita ha relegato ai margini.

Voluta da Papa Francesco, questa giornata non è solo un rituale annuale, ma un monito globale: "Fermiamoci a guardare negli occhi chi soffre", ha ripetuto il Pontefice. A Napoli, l'appello si traduce in gesti concreti, capaci di tessere fili invisibili tra ricchi e poveri, tra chi dà e chi riceve.

Il programma è semplice, ma carico di simbologia: alle 11.30, una Celebrazione Eucaristica animerà la Basilica in Piazza Carmine, con preghiere e riflessioni che invitano a riscoprire il volto di Cristo nei più fragili. Poi, alle 13.00, il clou: un pranzo condiviso nel Chiostro della Basilica, dove ospiti della mensa, volontari di Caritas e il cardinale Battaglia romperanno il pane insieme.

Non un gesto filantropico isolato, ma un ponte verso la dignità umana, in un'epoca di disuguaglianze galoppanti."Questa Giornata ci chiama a vedere Cristo nel fratello che busserebbe alla nostra porta", spiega suor Marisa Pitrella, direttrice di Caritas Napoli, con la voce intrisa di passione.

"Condividere la mensa con don Mimmo non è solo un pranzo: è la Speranza che si fa carne, un'azione che parte dall'incontro e arriva dritta al cuore. In un città come Napoli, ferita ma generosa, è il modo migliore per dire che nessuno è solo".

Mentre la data si avvicina, l'attesa cresce: saranno centinaia i partecipanti, tra fedeli, senzatetto e attivisti sociali, uniti in un coro di solidarietà. Un'opportunità per Napoli di mostrare al mondo che la povertà non è destino, ma sfida da vincere a mani nude – o, meglio, a tavola condivisa.

Napoli, dentro il clan invisibile: la nuova cupola degli Amato-Pagano

Napoli - Le recenti indagini della Direzione Distrettuale Antimafia hanno ricostruito la rete di affari che, da Melito a Dubai, ha garantito al clan Amato-Pagano un ruolo da protagonista nel mercato europeo della cocaina.

La collaborazione di Imperiale e le recenti dichiarazioni dei nuovi pentiti hanno dato un nome e un volto al potere nascosto degli Amato-Pagano.

Ma, come scrive un investigatore in una delle: "Gli Amato-Pagano non muoiono mai, cambiamo solo indirizzo“

L’arresto di Antonio Pompilio, detto ’o Cafone, ha segnato la fine di un’epoca per il clan Amato-Pagano.

Era lui, secondo tutti i collaboratori, l’uomo che aveva retto la struttura negli anni più difficili, quando le microspie negli appartamenti di Melito e Mugnano avevano svelato troppo, e la DIA era ormai dentro le stanze segrete del clan.

Ma il potere, nella galassia degli Amato, non si disperde: si sposta, cambia pelle, attraversa confini e generazioni.

L’ombra di Debora

Nella rete di racconti dei pentiti, Amato Debora resta una figura centrale. Non solo moglie di Mimmo, ma reggente effettiva: una donna capace di imporsi con lo sguardo e di tenere in pugno uomini cresciuti nella violenza.
“Era lei che decideva – raccontano – insieme al marito. Tutti la temevano.”

Dopo l’arresto di alcuni storici referenti, Debora avrebbe gestito i contatti con la Spagna, controllando il flusso di denaro e verificando i conti familiari. L’incontro di Barcellona, nell’estate 2023, resta uno dei momenti simbolo di questa fase: una trattativa dentro la diaspora del clan, tra sospetti e mediazioni, mentre la cocaina continuava a muoversi dai porti iberici fino alle piazze napoletane.

Le crepe interne

Ma la paura di Pompilio – quella di essere ucciso dai suoi stessi alleati – non era infondata.
Il collaboratore D’Ambrosio lo conferma: il Cafone era diventato scomodo, troppo potente, troppo vicino ai soldi e agli affari internazionali.

Il gruppo di Mugnano, con Bocchetti Enrico in testa, non gli perdonava la rivelazione sulla “società” di stupefacenti che aveva permesso a pochi di arricchirsi fuori dai circuiti ufficiali del clan.

Gli investigatori parlano di una frattura economica e generazionale: da un lato i vecchi uomini legati alla linea Amato-Raffaele, dall’altro i giovani affiliati cresciuti tra le nuove rotte del narcotraffico, più interessati ai contatti con i broker stranieri che alle regole del clan.

La madre del Cafone e la “cassa fantasma”

A rendere più evidente il crollo del vecchio ordine è un episodio apparentemente marginale, ma emblematico.
Poco prima dell’arresto di Pagano Rosaria, racconta il pentito Sabev Tsvetan, si presentò a lui la madre di Pompilio, chiedendo un favore: intercedere presso la Pagano perché contattasse Imperiale, che doveva restituire una somma di denaro – tra i 200 e i 300 mila euro – appartenente al figlio.

La risposta di Rosaria Pagano fu gelida:"non mi interessa della cafona" .Un rifiuto che suonava come una condanna definitiva, la rottura formale tra due famiglie un tempo inseparabili.

Un clan in trasformazione

Le dichiarazioni dei collaboratori – da Imperiale a Carbone, da D’Ambrosio a Sabev – offrono oggi agli inquirenti un mosaico completo del clan: gerarchie, flussi di denaro, canali di droga e strategie di sopravvivenza.

Dopo l’arresto di Pompilio, la leadership si è frammentata. Al vertice si alternano figure di secondo piano, reggenti “a tempo” che controllano porzioni di territorio e mantengono i contatti con i fornitori esteri.

La forza degli Amato-Pagano, tuttavia, non è mai stata solo nella violenza. È nella capacità di rigenerarsi, di spostare la base economica dove lo Stato ancora fatica a colpire: in Spagna, in Olanda, negli Emirati.

Oggi gli investigatori parlano di una “nuova cupola invisibile”, un sistema fluido in cui i vecchi nomi – Amato, Pagano, Liguori, Pompilio – lasciano spazio a figli, cognati e giovani broker digitali. Un clan meno appariscente, ma ancora dentro i circuiti del grande narcotraffico internazionale.

7.continua

San Nicola la Strada, 3 pusher arrestati nella villa comunale

I Carabinieri smantellano un'operazione di spaccio a largo Rotonda. Sequestrati hashish e denaro contante
San Nicola la Strada – Stretta dei Carabinieri sul traffico di droga nel cuore del centro cittadino. Nella serata del 13 novembre, i militari della Stazione locale hanno arrestato in flagranza tre pusher che spacciavano all'interno della villa comunale di largo Rotonda. In manette sono finiti un 48enne e un 49enne senegalesi, insieme a un 39enne originario del Mali.

L'operazione è scattata al termine di un servizio mirato di osservazione e pedinamento. Gli investigatori hanno colto sul fatto i tre uomini subito dopo la cessione di circa 1,2 grammi di hashish a due acquirenti, in due distinti episodi di spaccio. I clienti sono stati identificati e segnalati alla Prefettura come assuntori di sostanze stupefacenti.

Le perquisizioni personali effettuate dagli agenti hanno portato al sequestro di ulteriori 4,2 grammi di hashish e 30 euro in contanti, ritenuti il ricavato dell'attività illecita. Droga e denaro sono stati posti sotto sequestro come prova del reato.

I tre spacciatori, dopo essere stati trattenuti nelle camere di sicurezza della caserma, sono comparsi questa mattina davanti al giudice per il processo con rito direttissimo. L'operazione conferma l'impegno costante delle forze dell'ordine nel contrastare il fenomeno dello spaccio nelle aree pubbliche frequentate dalla cittadinanza.

Inchiesta sui fondi pubblici destinati al Comune di Cava de’ Tirreni: sequestri per 212 mila euro

Nella mattinata del 12 novembre, i militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Salerno e della Compagnia di Cava de’ Tirreni hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, finalizzato alla confisca per equivalente, per un valore di 212 mila euro nei confronti dell’amministratore di fatto di una società con sede a Roma.

Contestualmente sono scattate perquisizioni personali e locali, con sequestro di documentazione, a carico dello stesso soggetto e di altre due società con sede legale e operativa a Napoli e Potenza.

L’indagine sui fondi pubblici

L’indagine, coordinata dalla Procura di Salerno e al momento avallata dal Giudice per le indagini preliminari, riguarda i reati ipotizzati di peculato, falso ideologico e autoriciclaggio, che sarebbero stati commessi in modo continuato tra il 2022 e il 2024.

Secondo la ricostruzione accusatoria, un pubblico ufficiale in servizio presso il Comune di Cava de’ Tirreni avrebbe distratto fondi pubblici in concorso con gli amministratori – di fatto e di diritto – delle società finite sotto sequestro.

Al centro dell’inchiesta, un presunto sistema di falsi mandati di pagamento. Attraverso la formazione e l’emissione di atti ritenuti fittizi, sarebbero state disposte erogazioni di denaro pubblico poi accreditate sui conti correnti di soggetti economici riconducibili agli indagati.

Le somme così ottenute sarebbero state in parte oggetto di operazioni di autoriciclaggio, con l’obiettivo, secondo l’accusa, di ostacolare la tracciabilità dell’origine illecita dei fondi.

Sequestro urgente per “bloccare” i beni

La Procura sottolinea che il sequestro preventivo d’urgenza è stato disposto per neutralizzare il rischio di dispersione del patrimonio nella disponibilità degli indagati. Su tali beni, in caso di eventuale condanna definitiva, potrà scattare la confisca obbligatoria per equivalente, fino a concorrenza delle somme ritenute indebitamente sottratte alle casse comunali.

Si tratta di una misura cautelare reale, che non equivale a un accertamento di colpevolezza, ma punta a preservare risorse che, secondo l’impostazione degli inquirenti, deriverebbero dall’illecito. Le verifiche proseguiranno con l’analisi della documentazione sequestrata e con ulteriori attività investigative, anche attraverso l’ascolto di persone informate sui fatti.

 

Emergenza Rifiuti a Sant’Arpino: i Carabinieri mettono i sigilli a una "montagna" di 10 tonnellate

Sant'Arpino– Una discarica abusiva di proporzioni gigantesche, un vero e proprio scempio ambientale di dieci tonnellate, è stata scoperta e sequestrata dai Carabinieri della Stazione di Sant’Arpino. Il bottino dell’operazione di controllo del territorio non è stato droga o armi, ma un mostro di gomma e immondizia: un cumulo alto come un edificio di due piani, composto da pneumatici fuori uso, rifiuti solidi urbani e materassi, abbandonato con spregiudicatezza lungo via Astragata.

L’intervento dei militari, di routine solo in apparenza, ha riportato alla luce un’area devastata. I 25 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi, sebbene privi di sostanze tossiche, rappresentano un colpo durissimo al decoro urbano e un insulto alla legalità. L’intera zona, infatti, è stata immediatamente posta sotto sequestro penale, sigillata come una scena del crimine, che in questo caso è un crimine contro l’ambiente.

La documentazione è stata notificata all’Ufficio Tecnico comunale, mentre contro ignoti è già stata contestata la pesante accusa di gestione non autorizzata di rifiuti. Un reato che, ai sensi del codice ambientale, prevede pene severe. Ma la caccia ai responsabili è solo all’inizio. Le indagini dei Carabinieri sono ora concentrate su un obiettivo primario: risalire a chi, nell’oscurità della notte, ha scaricato quel pesante fardello, cercando di far sparire nel nulla, o in un terreno di periferia, il costo dello smaltimento legale.

L’episodio di via Astragata non è un caso isolato, ma l’ultimo, allarmante tassello di un fenomeno dilagante: l’abbandono illegale di rifiuti speciali, un business illecito che avvelena il territorio e sfida le istituzioni. La Provincia di Caserta, da tempo in prima linea nella lotta agli ecoreati, si ritrova così a fare i conti con un nuovo, ennesimo, sversamento che riaccende i riflettori sull’emergenza rifiuti e sulla necessità di un giro di vite contro i predoni dell’ambiente.

Processo Carcere SMCV, colpo di scena: via il giudice a un passo dalla sentenza. Avvocati in rivolta.

Santa Maria Capua Vetere – Un colpo di scena giudiziario rischia di far deragliare le fasi finali del maxi-processo per le violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. A pochi mesi dalla possibile conclusione di un dibattimento durato tre anni, il presidente del collegio giudicante, Roberto Donatiello, è stato trasferito e la sua proroga per concludere il processo non è stata concessa.

La reazione della Camera Penale locale è stata immediata e durissima.

L'avvocato Alberto Martucci, presidente dei penalisti sammaritani, ha annunciato un'istanza formale indirizzata direttamente alla presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli. L'obiettivo è netto: ottenere la revoca immediata del provvedimento.

Contestualmente, per dare forza alla protesta, gli avvocati hanno proclamato uno sciopero dall'attività per il 24 novembre, data in cui era prevista la prossima udienza del processo.

Un processo "orfano"

Il caso è di una delicatezza estrema. Il processo, iniziato nel novembre 2022, vede sul banco degli imputati 105 persone – tra agenti della Polizia Penitenziaria, funzionari del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP) e medici dell'Asl di Caserta – accusate delle brutali violenze ai danni dei detenuti avvenute il 6 aprile 2020.

Il giudice Donatiello, che ha gestito l'intero, complesso dibattimento nell'aula bunker del carcere, si è già insediato presso la Corte di Appello di Napoli. Al suo posto è stata designata una nuova presidente, la dottoressa Claudia Picciotti.

"Impossibile studiare gli atti"

Ed è proprio questo cambio in corsa, a così breve distanza dalla conclusione, a scatenare la reazione dei legali. La preoccupazione, condivisa dalle difese dei 105 imputati, è palpabile.

Come sottolineato dalla Camera Penale, la scelta è avvenuta "a pochi mesi dalla fine del processo". Il timore, concreto, è che la nuova presidente Picciotti "non conosca ovviamente l'andamento del processo" e, soprattutto, "non avrebbe il tempo per studiarsi le carte del dibattimento". Si parla di un fascicolo imponente, frutto di tre anni di udienze, testimonianze e perizie.

L'istanza alla presidente Covelli, spiega Martucci, serve anche a "capire le motivazioni" che hanno portato alla revoca dell'applicazione temporanea concessa a Donatiello oltre un anno fa, proprio per garantire la continuità di questo processo. La richiesta è una sola: che la Corte d'Appello ci ripensi e che il giudice Donatiello possa tornare al suo posto per portare a termine il processo.

Spreco e sporcizia nella zona dello shopping: multati 12 esercizi commerciali

Napoli– Stretta della Polizia Locale e degli ispettori ASIA contro il degrado urbano nel cuore pulsante di Napoli. L'operazione, mirata a tutelare il decoro delle aree più frequentate dai cittadini e dai turisti, ha rivelato un quadro preoccupante di inosservanza delle regole sulla raccolta differenziata da parte di numerose attività commerciali e strutture ricettive.

Il blitz è scattato lungo arterie nevralgiche come via Speranzella, via Montecalvario, via Toledo, via Ponte di Tappia e l'area di Piazza Cavour. Gli agenti dell'unità operativa Avvocata, affiancati dagli ispettori ASIA (l'azienda per l'igiene urbana), hanno riscontrato ben 12 violazioni in pochissimo tempo.

Le violazioni: dai sacchetti fuori orario ai carrellati "selvaggi"

Le infrazioni più comuni, che contribuiscono a creare micro-discariche a cielo aperto e un'immagine sgradevole della città, sono state:

Esposizione dei sacchi al di fuori dei contenitori e in orari non consentiti.

Errata separazione dei rifiuti, vanificando gli sforzi della differenziata.

Collocazione dei carrellati all'esterno dei locali in giorni o fasce orarie non permessi dal regolamento comunale.

Oltre alle infrazioni riscontrate negli esercizi, l'attività di vigilanza ha portato a un intervento tempestivo in Piazza Cavour, dove gli agenti hanno bloccato e immediatamente sanzionato un uomo colto in flagrante mentre abbandonava illegalmente rifiuti di vario genere, inclusi vetro, plastica e persino piccoli frammenti di scarti edili. Il materiale è stato rimosso sul momento dagli operatori ambientali.

L'attività congiunta della Polizia Locale e di ASIA – che si avvale di una preziosa collaborazione con gli operatori ambientali – riafferma la linea dura del Comando. L'attenzione resta alta sul decoro degli spazi pubblici, con l'obiettivo di contrastare l'inciviltà attraverso una costante e mirata azione di vigilanza e prevenzione degli illeciti.

Arzano, blitz dei carabinieri: sgominata banda di baby rapinatori

Arzano -Nella zona industriale, teatro di una rapina audace, finisce in manette un gruppo di baby rapinatori figli d'arte.

L' operazione anticrimine ha consentito ai militari dell'Arma della locale tenenza, coordinati dal luogotenente Marco Bidetti, di trarre in arresto un gruppo di minorenni capeggiato da una maggiorenne tutti di Arzano, dopo una rapina portata a termine nella zona industriale di Arzano. Alcuni di loro sarebbero legati a note famiglie malavitose locali.

P.B.

 

Poggioreale, scoperto un chilo di droga nei sotterranei al "Connolo"

Sembra la sceneggiatura di un film crime, invece è il bilancio di una sola giornata di controlli a largo raggio dei Carabinieri della compagnia di Poggioreale. Un quartiere setacciato da cima a fondo, dove su 128 persone identificate ben 46 sono risultate con precedenti penali.

Un'operazione che ha prodotto 36 sanzioni al codice della strada e segnalato nove giovani alla Prefettura come assuntori di stupefacenti. Ma è nelle singole storie che emerge un quadro di illegalità diffusa e multiforme.

A chiudere la giornata, un colpo significativo al mercato dello spaccio. I militari hanno setacciato le cantine di un complesso residenziale nel rione Sant'Alfonso, il "Connolo". Nascosto in un sotterraneo, è stato rinvenuto quasi un chilo di droga già suddivisa in dosi: hashish, marijuana, cocaina e crack. Un piccolo arsenale dello spaccio che, una volta immesso sul mercato, avrebbe fruttato circa 7.000 euro.

Il racket dei POS internazionali

La prima rete si tende su una coppia sospetta: un 45enne romeno, già noto alle forze dell'ordine, e una 25enne irlandese incensurata. Fermati per un controllo, vengono trovati in possesso di 2.700 euro in contanti e 11 carte di credito. La scusa di una semplice vacanza a Napoli non convince i militari, che decidono di perquisire la loro camera d'albergo in via vicinale Galeoncello.

Dentro, la sorpresa: cinque dispositivi POS per pagamenti elettronici e quattro smartphone. Solo uno dei terminali risulta legalmente intestato a una società di Roccadaspide, in provincia di Salerno. Le indagini svelano un patto preciso: l'amministratore della società avrebbe messo a disposizione il conto corrente per le transazioni in cambio di una parte del denaro. Un meccanismo di riciclaggio ingegnoso e ancora da decifrare nei dettagli. Per tutti e tre è scattata la denuncia per riciclaggio in concorso.

Follia in ospedale

Poco dopo, la tensione si sposta al pronto soccorso dell'Ospedale del Mare. Al 112 arriva una richiesta d'aiuto: un 31enne, armato di forbici, sta minacciando un medico, colpevole a suo dire di non averlo visitato con la dovuta rapidità. Una gazzella, già in zona, interviene in pochi istanti. L'uomo viene bloccato e denunciato per minaccia aggravata a personale sanitario.

I "furbetti" della strada

I controlli stradali, nel frattempo, smascherano un altro trucco. Un 25enne viene fermato senza documenti, ma esibisce un permesso di guida provvisorio, ottenuto dopo aver denunciato lo smarrimento della patente. I Carabinieri non si fidano e approfondiscono. La verità è un'altra: la patente non è mai stata smarrita, ma sospesa dalla Prefettura. Per il giovane scatta una denuncia per falsità ideologica, oltre alla multa per guida senza patente. A completare il quadro, altri quattro automobilisti sono stati sorpresi alla guida senza aver mai conseguito la patente, con recidiva nel biennio.

Processo Vassallo, presidio a Salerno per il colonnello Cagnazzo: “Verità e giustizia anche per lui”

Salerno — Sono giunti anche da altre regioni, dal Lazio alla Sicilia, per ribadire un messaggio che campeggiava chiaro sulle loro magliette: “Io sto con Fabio Cagnazzo”. Un gruppo numeroso di amici, sostenitori ed ex colleghi del colonnello dei carabinieri indagato per l’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore ucciso nel 2010, ha presidiato questa mattina gli ingressi della Cittadella Giudiziaria di Salerno.

Mentre all’interno del Palazzo di giustizia si celebrava il prosieguo dell’udienza preliminare, all’esterno i manifestanti hanno esposto uno striscione con la scritta: “Verità e giustizia anche per Fabio Cagnazzo”. Un’iniziativa pensata — spiegano — non per contrapporsi alla ricerca della verità sull’omicidio Vassallo, ma per sostenere un uomo che ritengono ingiustamente coinvolto.

«Siamo qui per testimoniare vicinanza a Fabio e chiedere la verità processuale», ha dichiarato uno degli amici presenti al presidio. «Siamo estremamente convinti della sua innocenza. È il primo a chiedere giustizia non solo per sé, ma anche per il sindaco Vassallo. Parliamo di un uomo delle istituzioni, di un colonnello che ha arrestato centinaia di latitanti: non può essere trasformato nel capro espiatorio di questa vicenda».

Tra i presenti anche la sorella dell’ufficiale, rimasta in silenzio ma al fianco dei manifestanti per l’intera mattinata. Nel frattempo, Antonio Vassallo, figlio del sindaco ucciso, ha varcato l’ingresso del Tribunale mentre il presidio era ancora in corso. Una scena che fotografa la tensione e la delicatezza di un procedimento che, a distanza di anni, continua a dividere, interrogare e chiedere risposte definitive su una delle pagine più oscure della recente storia giudiziaria italiana.

Turetta, l’ergastolo è definitivo. Ora punta alla giustizia riparativa

Brescia– Nessun ribaltamento, nessun nuovo capitolo giudiziario: l’ergastolo per Filippo Turetta diventa definitivo. In pochi minuti, nell’aula bunker di Mestre, la Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Michele Medici ha formalizzato la rinuncia all’impugnazione sia da parte della Procura generale di Venezia sia dello stesso imputato, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023.

Una conclusione rapida, senza neppure il passaggio in Cassazione, che chiude il percorso giudiziario di uno dei casi più dolorosi e simbolici degli ultimi anni in Italia. In aula erano presenti solo i legali; Turetta, detenuto a Verona, è rimasto in cella.

La rinuncia all’appello e la “piena responsabilità”

La decisione arriva dopo che, il 14 ottobre, il 23enne aveva già rinunciato ai motivi d’appello. A sua volta, lo scorso 6 novembre, anche la Procura generale aveva scelto di non insistere sull’impugnazione, accettando il verdetto di primo grado del 3 dicembre 2024: ergastolo per omicidio premeditato, con l’esclusione delle aggravanti di crudeltà e stalking.

In una lettera depositata agli atti, Turetta — assistito dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera — aveva spiegato la sua scelta di non difendersi ulteriormente, dichiarando di assumersi la “piena responsabilità” del delitto “di cui mi pento ogni giorno dal profondo del cuore”.

Il nuovo fronte: la giustizia riparativa

Archiviata la fase processuale, per Turetta si apre ora un’altra prospettiva: quella della giustizia riparativa, introdotta dalla riforma Cartabia. Un percorso che non incide sulla condanna, ma punta all’ascolto reciproco, al riconoscimento delle responsabilità e — se possibile — a un'elaborazione condivisa del danno.

Il giovane ha tuttavia posto un limite a questa possibilità: intraprenderà il percorso solo in presenza di un consenso preventivo del padre di Giulia, Gino Cecchettin. La legge non lo richiede, ma lui ha scelto comunque di non muoversi senza quel via libera morale.

Le parole di Gino Cecchettin: “La verità è stata riconosciuta”

Parole di apertura, seppur dolorose, sono arrivate proprio dalle dichiarazioni del padre di Giulia, che vede nella rinuncia all’appello un atto di maturità.

“Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate”, ha commentato.

E ancora: “Continuare a combattere quando la guerra è finita è un atto sterile. La giustizia deve accertare i fatti, non placare il dolore. Come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti: l’unico modo per onorare Giulia è costruire ogni giorno qualcosa di buono in suo nome.”

Parole che non cancellano l’enorme ferita, ma che tracciano una via: quella di una pacificazione possibile, pur dentro un dolore che non avrà fine.

Prima occhiata alla piattaforma di gioco NineCasino per i giocatori italiani

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Ciao, Italia! Una nuovissima piattaforma di gioco online è arrivata sulle tue coste, promettendo un'esperienza fresca ed emozionante sia per i giocatori esperti che per i neofiti. Puoi dare un'occhiata su Nine casino italia. NineCasino è stato lanciato ufficialmente in Italia, con l'obiettivo di conquistare il cuore (e il portafoglio!) degli appassionati di gioco italiani. Con la popolarità sempre crescente dei casinò online in Italia, NineCasino entra in un mercato vivace, pronto a offrire un mix unico di intrattenimento e potenziali ricompense.

Questo articolo offre una prima panoramica completa su NineCasino, esplorandone le caratteristiche principali, la vasta selezione di giochi e l'interfaccia intuitiva. Fornirà inoltre informazioni sulle misure di sicurezza della piattaforma, rispondendo alla domanda chiave: è la prossima grande novità nel mondo del gioco online italiano, pur rimanendo sicuro?

Preparati a immergerti in tutto ciò che NineCasino ha da offrire e scopri un nuovo mondo di possibilità online!

NineCasino: prime impressioni e panoramica della piattaforma

NineCasino irrompe sulla scena con una piattaforma visivamente accattivante, progettata per catturare l'attenzione fin dal primo momento. L'interfaccia utente bilancia un'estetica moderna con una navigazione intuitiva, garantendo anche ai visitatori alle prime armi di orientarsi rapidamente. La tavolozza dei colori è vivace senza essere opprimente, creando un'atmosfera vivace che completa l'esperienza di gioco. La grafica è nitida e contribuisce al senso generale di qualità e professionalità.

L'usabilità è chiaramente una priorità, con un layout che guida logicamente gli utenti verso aree chiave come la selezione dei giochi, le promozioni e le impostazioni dell'account. La piattaforma dimostra una reattività encomiabile, le pagine si caricano rapidamente e i giochi funzionano senza intoppi, riducendo al minimo qualsiasi potenziale frustrazione.

La registrazione è semplicissima, semplificata per rendere veloce il processo di inizio del gioco. La sezione dei depositi è facile da usare e quella dei prelievi è chiaramente etichettata e semplice da capire, riflettendo l'impegno verso la comodità dell'utente.

Approfondimento sulla selezione dei giochi: cosa possono aspettarsi i giocatori italiani

NineCasino offre ai giocatori italiani una ricca gamma di opportunità di gioco, allineando la propria offerta alle preferenze specifiche della nazione. La piattaforma si distingue per la sua vasta gamma di opzioni, che comprende tutto, dalle slot visivamente sbalorditive basate su temi accattivanti al fascino intramontabile dei classici giochi da casinò come il blackjack e la roulette. I giocatori italiani possono anche immergersi nell'emozione in tempo reale dei giochi con croupier dal vivo, ciascuno progettato per emulare la vivace atmosfera di un casinò fisico. Questa attenta selezione garantisce che sia i veterani esperti che i nuovi curiosi trovino un angolo del casinò che rispecchi i loro gusti individuali.

NineCasino collabora strategicamente con diversi fornitori di giochi leader del settore. Queste collaborazioni garantiscono un afflusso costante di titoli di alta qualità caratterizzati da caratteristiche innovative, grafica accattivante e meccaniche di gioco corrette. Tra i titoli di gioco più popolari che potrebbero affascinare i giocatori italiani ci sono quelli ispirati alla mitologia, alla storia e alla stessa cultura italiana iconica. Inoltre, NineCasino vanta una selezione di slot con jackpot progressivo, offrendo ai giocatori l'allettante prospettiva di vincite che cambiano la vita con un solo giro. La piattaforma offre anche altri giochi ad alto rendimento, arricchendo il suo vivace catalogo e garantendo opportunità in abbondanza.

Focus sulle slot

La selezione di slot di NineCasino è un caleidoscopio di temi e stili, curata da una serie di rinomati fornitori di slot. Con un'attenzione particolare alle percentuali RTP (Return to Player) elevate, i giocatori possono trovare slot che offrono sia intrattenimento che eque possibilità di vincita.

Focus sui giochi da tavolo

Oltre alle slot, NineCasino offre un assortimento di giochi da tavolo classici. Supportata dai principali fornitori di giochi da tavolo, la piattaforma presenta numerose versioni di roulette e blackjack, accompagnate da tassi RTP favorevoli progettati per creare un'esperienza emozionante e gratificante.

Bonus e promozioni su misura per l'Italia

NineCasino stende il tappeto rosso ai suoi giocatori italiani con una serie accattivante di bonus e promozioni pensati per amplificare la loro esperienza di gioco. I nuovi arrivati vengono accolti con un generoso bonus di benvenuto, che spesso include un deposito corrispondente e una cascata di giri gratuiti per dare il via al loro viaggio attraverso la vivace selezione di giochi del casinò. La generosità non si ferma qui. NineCasino promuove la fedeltà attraverso un programma a livelli, ricoprendo i giocatori abituali di vantaggi esclusivi. Questi possono variare da offerte bonus personalizzate e prelievi rapidi a un'assistenza VIP dedicata, assicurando che i giocatori abituali si sentano apprezzati e valorizzati. Tieni d'occhio le promozioni speciali pensate appositamente per il mercato italiano. Queste potrebbero includere giri gratuiti su popolari slot a tema italiano o bonus di deposito in coincidenza con le festività nazionali, aggiungendo un tocco locale all'entusiasmo. Tuttavia, prima di richiedere qualsiasi bonus, è essenziale esaminare attentamente i termini e le condizioni associati. Prestate particolare attenzione ai requisiti di scommessa, che stabiliscono quante volte i fondi bonus devono essere scommessi prima che le vincite possano essere prelevate, e ai periodi di validità, che specificano il lasso di tempo entro il quale il bonus deve essere utilizzato. La struttura dei bonus di NineCasino è competitiva nel panorama dei casinò online italiani, offrendo un mix di valore ed eccitazione alla sua base di giocatori.

Sicurezza, licenze e fair play nel mercato italiano

Navigare nel mondo del gioco online in Italia richiede un occhio attento alla sicurezza e al rispetto delle normative. NineCasino lo comprende implicitamente, operando sotto l'occhio vigile dell'ADM (ex AAMS), l'autorità che regola il gioco d'azzardo in Italia. Questa licenza non è solo una formalità, ma un impegno a operare con trasparenza e integrità, garantendo un ambiente sicuro e affidabile per i giocatori italiani.

La protezione dei dati dei giocatori è fondamentale. NineCasino utilizza una tecnologia di crittografia dei dati all'avanguardia per salvaguardare le informazioni personali e finanziarie, creando uno scudo sicuro contro gli accessi non autorizzati. Questo impegno va oltre la tecnologia, promuovendo una cultura del gioco responsabile. I giocatori hanno a disposizione strumenti come i limiti di deposito e le opzioni di autoesclusione, che favoriscono un'esperienza di gioco equilibrata e controllata.

Il fair play è il fondamento delle operazioni di NineCasino. La piattaforma utilizza generatori di numeri casuali (RNG) certificati per garantire l'integrità e la casualità dei risultati dei giochi. Questo sistema imparziale assicura che ogni giro, ogni carta distribuita, sia puramente una questione di fortuna, favorendo la fiducia e la sicurezza tra i giocatori. Questa dedizione alla sicurezza, alle licenze e al fair play dimostra l'impegno di NineCasino nel fornire un'esperienza di gioco sicura e divertente su misura per il mercato italiano.

Esperienza mobile: giocare in movimento

NineCasino estende il brivido oltre gli schermi dei computer desktop, offrendo una solida esperienza di gioco mobile. I giocatori possono immergersi nei loro giochi preferiti su smartphone e tablet, godendosi un intrattenimento senza interruzioni mentre sono in movimento. La piattaforma si adatta a vari dispositivi, garantendo una grafica nitida e un gameplay fluido, indipendentemente dalle dimensioni dello schermo.

Sia attraverso un'app mobile dedicata per iOS e Android o un sito web mobile reattivo, NineCasino dà la priorità all'esperienza dell'utente. La versione mobile rispecchia le funzionalità del desktop, con facile accesso ai giochi, alla gestione dell'account e all'assistenza clienti. La navigazione è intuitiva e consente ai giocatori di navigare e scoprire nuovi titoli senza sforzo. Il design semplificato garantisce tempi di caricamento rapidi e riduce il consumo di dati, rendendo NineCasino una scelta eccellente per gli appassionati di giochi mobili.

Assistenza clienti per gli utenti di lingua italiana

Per i giocatori di lingua italiana, l'assistenza clienti di NineCasino è un fattore fondamentale. Un'assistenza efficace garantisce un'esperienza di gioco fluida e piacevole. La disponibilità di personale di assistenza di lingua italiana è fondamentale, soprattutto durante le ore di punta.

NineCasino offre in genere diversi canali per le richieste dei clienti, tra cui live chat, assistenza via e-mail e, in alcuni casi, assistenza telefonica. La reattività e la disponibilità del team di assistenza sono indicatori chiave di qualità. Un rappresentante dell'assistenza competente e professionale è in grado di risolvere rapidamente i problemi e rispondere alle domande, migliorando l'esperienza complessiva del cliente. I giocatori dovrebbero valutare la disponibilità dell'assistenza in lingua italiana, la velocità di risposta e la qualità dell'assistenza fornita attraverso ciascun canale. Un buon servizio clienti può contribuire in modo significativo a una percezione positiva di NineCasino tra gli utenti di lingua italiana.

NineCasino vs. la concorrenza: un'analisi comparativa

Il mercato italiano dei casinò online è un panorama vivace e competitivo, con piattaforme consolidate che si contendono l'attenzione dei giocatori. NineCasino, relativamente nuovo sul mercato, entra in questo settore con opportunità e sfide. Un'analisi comparativa è essenziale per comprenderne il posizionamento e il potenziale di successo.

Per quanto riguarda la selezione dei giochi, NineCasino vanta una libreria diversificata, potenzialmente attraente per un vasto pubblico. Tuttavia, i concorrenti affermati hanno spesso il vantaggio di relazioni di lunga data con i fornitori di giochi, offrendo possibilmente una gamma più ampia ed esclusiva di titoli. Le offerte di bonus sono un campo di battaglia fondamentale. NineCasino deve strutturare in modo creativo i suoi bonus di benvenuto e le promozioni in corso per distinguersi dalla massa. Non sarà sufficiente limitarsi a eguagliare le offerte esistenti; sono fondamentali approcci innovativi.

L'esperienza utente è fondamentale. La piattaforma di NineCasino deve essere intuitiva, visivamente accattivante e ottimizzata per i dispositivi mobili per competere con le piattaforme affermate che hanno investito molto nella loro interfaccia utente e nello sviluppo di app. L'assistenza clienti è un altro fattore di differenziazione fondamentale. Reattività, disponibilità e assistenza sono fondamentali. Se NineCasino offre un'assistenza clienti di qualità superiore, può rapidamente costruire fiducia e fedeltà.

La sfida di NineCasino consiste nel differenziarsi in un mercato affollato. Concentrandosi su offerte di gioco uniche, strutture di bonus innovative e un'esperienza utente e un'assistenza di livello superiore, può ritagliarsi una nicchia e attirare i giocatori italiani. Il successo a lungo termine della piattaforma dipende dalla capacità di mantenere costantemente questi livelli e di adattarsi alle esigenze in continua evoluzione della comunità italiana del gioco online.

Opinione degli esperti e conclusione: vale la pena provare NineCasino?

Dopo un'analisi approfondita di NineCasino, è giunto il momento di esprimere il verdetto finale. Questa piattaforma presenta aspetti positivi e negativi, con caratteristiche interessanti e aree che necessitano di miglioramenti. Per i giocatori italiani alla ricerca di una vasta selezione di giochi, NineCasino è sicuramente la scelta giusta. L'ampia libreria, alimentata da numerosi fornitori di software leader, garantisce un'esperienza di gioco diversificata e coinvolgente. Gli allettanti bonus di benvenuto e le promozioni continue aggiungono ulteriore fascino, aumentando potenzialmente il bankroll sia dei nuovi giocatori che di quelli più esperti.

Tuttavia, esistono anche alcuni potenziali svantaggi. Sebbene il casinò vanti un design funzionale, alcuni utenti potrebbero trovare l'interfaccia leggermente opprimente. Anche l'assenza di assistenza telefonica è una limitazione notevole, che potrebbe causare frustrazione ai giocatori che preferiscono un'assistenza immediata. Inoltre, i requisiti di scommessa associati ai bonus dovrebbero essere valutati attentamente prima di impegnarsi.

Raccomandazione: vale la pena provare NineCasino per i giocatori italiani? La risposta tende verso un sì con riserva. Se una selezione di giochi diversificata e bonus allettanti sono le priorità principali, allora NineCasino merita sicuramente di essere esplorato. Tuttavia, i giocatori dovrebbero procedere con cautela, esaminando attentamente i termini e le condizioni dei bonus ed essendo consapevoli dei limiti dell'assistenza clienti.

In definitiva, la decisione dipende dalle preferenze e dalle priorità individuali. Ora che le carte sono sul tavolo, cosa ne pensate? Avete avuto esperienze con NineCasino? Il vostro feedback è prezioso, non esitate a condividerlo nei commenti qui sotto!

 

Maxi frode fiscale da 260 milioni di euro di carburanti: scatta il sequestro

Napoli– Una frode IVA da 260 milioni di euro nel settore dei carburanti. È quanto scoperto dalla Procura europea (EPPO) che, all'alba di oggi, ha dato il via a una nuova fase dell'operazione «Fuel Family».

Su richiesta degli uffici di Bologna e Napoli, la Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro preventivo di beni riconducibili al vertice di una ramificata organizzazione criminale specializzata nell'importazione e commercializzazione di prodotti petroliferi in sistematica evasione d'imposta.

Nel mirino degli inquirenti è finita una società formalmente intestata alla moglie del capo dell'organizzazione, un imprenditore campano già condannato in primo grado lo scorso 15 ottobre a otto anni di reclusione. Nonostante l'intestazione fittizia, l'uomo ne manteneva il pieno controllo. Secondo le indagini, la società gestiva un deposito fiscale a Magenta (MI), snodo cruciale per alimentare il vorticoso giro di false fatturazioni.

Il meccanismo criminale, noto come "frode carosello", era ben collaudato. Il carburante veniva importato da Croazia, Slovenia e altri Paesi UE attraverso una catena di oltre 40 società "missing trader" italiane.

Queste aziende, create ad hoc, acquistavano il prodotto senza versare l'IVA dovuta e sparivano nel nulla, lasciando un buco milionario nelle casse dello Stato. Le attività fraudolente avrebbero generato fatture per operazioni inesistenti per oltre 1 miliardo di euro.

L'operazione odierna è solo l'ultimo capitolo di un'indagine che già a marzo 2024 aveva portato allo smantellamento del gruppo, composto da 59 indagati e 13 società. In quell'occasione, furono disposte misure cautelari per otto persone e sequestrati beni per 20 milioni di euro, tra cui un resort turistico e oltre 150 immobili.

Il gruppo, i cui membri erano spesso legati da vincoli familiari, è anche sospettato di aver riciclato oltre 35 milioni di euro di proventi illeciti attraverso conti correnti in Ungheria e Romania, da cui i fondi venivano prelevati sistematicamente in contanti.

L'enorme evasione fiscale non solo ha generato profitti illeciti, ma ha anche permesso all'organizzazione di vendere carburante a prezzi stracciati, causando una grave distorsione della libera concorrenza e danneggiando gli operatori onesti del settore.

Vesuvio, scossa di terremoto nella notte di magnitudo 2.3

Napoli - Una scossa di terremoto di magnitudo 2.3 ha svegliato questa notte i comuni del versante vesuviano. Il sisma è stato registrato alle 4.31 di venerdì 14 novembre dai sismografi dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv e localizzato tra Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio, a una profondità stimata di circa due chilometri.

Il movimento tellurico è stato distintamente avvertito dalla popolazione non solo nei comuni immediatamente alle pendici del vulcano, ma anche nell’area orientale di Napoli. La scossa è stata percepita fino a Portici – distante circa 5 chilometri dall’epicentro – e a Torre del Greco ed Ercolano, a circa 6 chilometri. Segnalazioni sono arrivate anche dal Salernitano, in particolare da Scafati.

Secondo le prime verifiche, non si registrano danni a edifici o feriti. Gli esperti dell’Osservatorio Vesuviano confermano inoltre che i terremoti localizzati sul Vesuvio non hanno alcun legame con l’attività dei Campi Flegrei, l’altro grande sistema vulcanico dell’area napoletana.

Le scosse che interessano il vulcano partenopeo – spiegano i ricercatori – sono in larga parte legate al naturale processo di abbassamento del cratere. Il Vesuvio è infatti un complesso vulcanico formato dalla caldera del Monte Somma e dal cono più recente, nato dopo l’eruzione del 79 d.C. che seppellì Pompei.

Dal 1944, anno dell’ultima eruzione, il vulcano si trova in una fase di quiescenza caratterizzata da attività fumarolica, bassa sismicità e movimenti del suolo minimi, quantificati in circa 6 millimetri di abbassamento l’anno.

Le scosse, come quella di questa notte, si concentrano generalmente tra uno e due chilometri di profondità, rientrando nelle dinamiche considerate ordinarie per il Vesuvio in questa fase di quiete.

Napoli, 9 arresti in 7 comuni: droga nascosta in lavatrici, reggiseni e giardini

Un blitz antidroga nella provincia di Napoli ha portato a nove arresti e al sequestro di hashish, cocaina, crack e marijuana. L’operazione, condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Napoli, ha interessato sette comuni: Ercolano, Castello di Cisterna, Sant’Anastasia, Lacco Ameno (Ischia), Afragola, Villaricca e Mugnano.

Una serie di interventi a tappeto che confermano la pressione investigativa sulle piazze di spaccio dell’area metropolitana.

Ercolano, coppia in auto con hashish nascosto nel reggiseno

Il primo arresto arriva da Ercolano, dove i carabinieri fermano un’auto in via Resina: una coppia trasporta 99 grammi di hashish, con la donna che tenta di nascondere la droga nel reggiseno. Entrambi finiscono in carcere.

Arrestati:

  • Coronella Fortuna (23/06/1979)

  • Raimo Francesco (26/02/1979)

Castello di Cisterna: 19enne con crack, cocaina e 1200 euro nel rione 219

Nel rione 219 di Castello di Cisterna, noto per lo spaccio, un 19enne viene trovato con 24 dosi di cocaina, 54 dosi di crack e oltre 1.200 euro ritenuti provento di vendita al dettaglio. Arrestato e posto ai domiciliari.

Arrestato:

  • D’Angelo Luigi (14/08/2006)

Sant’Anastasia: coltivazione di cannabis in un terreno di famiglia

A Sant’Anastasia, ai piedi del Vesuvio, i carabinieri scoprono tre piante di cannabis alte quasi due metri, per un totale di 4 chili. Trovati anche 50 grammi di marijuana già essiccata e 20 di hashish. Arrestati zio e nipote, entrambi intenti a confezionare droga.

Arrestati:

  • Fornaro Mario (28/03/1991)

  • Fornaro Salvatore (04/12/2004)

Ischia, cocaina nascosta nella lavatrice: arrestato 19enne

A Lacco Ameno, sull’isola d’Ischia, la droga era nascosta nella lavatrice: nel cestello, i carabinieri trovano cocaina, mentre nel vano del contatore idrico spunta un bilancino. In tasca, il giovane ha 350 euro in contante.

Arrestato:

  • Sirabella Andrea (19/12/2005)

Afragola: scoperto appartamento-magazzino della droga

In un’abitazione di Afragola, i militari sequestrano 290 g di hashish, 330 g di marijuana, 31 g di cocaina e 5 bilancini di precisione. Una 32enne, già nota, viene arrestata e posta ai domiciliari.

Arrestata:

  • Caropreso Del Prete Filomena (17/02/1993)

Villaricca, 41enne con 23 dosi tra crack e cocaina

A Villaricca, un uomo viene sorpreso in strada con 23 dosi tra crack e cocaina, oltre a contanti ritenuti frutto di spaccio.

Arrestato:

  • Abbaticchio Daniele (15/09/1984)

Mugnano, controllo in auto: 22enne trovato con cocaina e hashish

Ultimo intervento a Mugnano, dove un 22enne viene fermato in auto con 10 grammi di cocaina e 3 di hashish. Sequestrati anche 160 euro considerati provento illecito.

Arrestato:

  • Gioia Antonio (20/09/2003)

  • L’inchiesta prosegue per ricostruire eventuali legami degli indagati con reti più ampie di spaccio attive nella provincia.

Rio Lanzi avvelenato: sigilli a un impianto di rifiuti a Sparanise

Sparanise– Un impianto che sulla carta doveva trattare fanghi e rifiuti non pericolosi, ma che, secondo l'accusa, operava in "maniera abusiva" e con una "gestione negligente" tale da causare un danno ambientale concreto.

Scattano i sigilli nell'area industriale ASI di Sparanise: i Carabinieri Forestali di Calvi Risorta e la Polizia Locale hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, convalidato dal GIP di Santa Maria Capua Vetere, per un complesso aziendale situato lungo la Statale Appia.

Le ipotesi di reato formulate dalla Procura della Repubblica, che ha coordinato le indagini, sono pesanti: inquinamento ambientale e smaltimento illecito di reflui.

L'allarme dei cittadini

L'inchiesta non nasce da controlli di routine, ma dalle persistenti e allarmate segnalazioni dei cittadini. Già dall'inizio del 2023 e fino alla metà del 2024, i residenti della zona avevano denunciato miasmi pestilenziali provenienti dal Rio Lanzi e un evidente, anomalo peggioramento delle acque del canale, notate come "scure e maleodoranti" in particolare nel tratto che incrocia la SS7.

Le denunce hanno spinto la Polizia Giudiziaria a effettuare i primi sopralluoghi, confermando empiricamente la grave compromissione del corso d'acqua.

Le indagini: 800 metri di reflui illeciti

A quel punto, è scattata un'indagine complessa e tecnica. Gli investigatori, supportati dai tecnici dell'ARPAC di Caserta, hanno dovuto letteralmente "mappare" la vasta rete fognaria dell'area industriale ASI che confluisce nel Rio Lanzi.

L'obiettivo era chiaro: risalire al punto di origine dell'inquinamento. Attraverso molteplici campionamenti e tracciamenti, i sospetti si sono concentrati su un'unica azienda, specializzata nel trattamento di rifiuti liquidi, situata a circa 800 metri in linea d'aria dal punto di scarico nel Rio Lanzi.

Il "rispetto solo formale" delle regole

Con un decreto della Procura, le forze dell'ordine e l'ARPAC hanno quindi effettuato un'ispezione mirata all'interno dell'impianto. Sono stati eseguiti prelievi dagli scarichi e dai pozzetti interni della ditta.

Il confronto tra le analisi effettuate sui campioni prelevati nell'azienda e quelle sui campioni prelevati nelle acque e nei sedimenti del Rio Lanzi ha dato un esito inequivocabile, sebbene ancora in fase di indagine preliminare: una netta compatibilità.

Secondo la tesi accusatoria, confermata dal GIP, il complesso aziendale operava nel "rispetto solo formale" degli adempimenti prescritti dall'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). In pratica, pur avendo le carte in regola, la "negligenza gestionale" del titolare avrebbe portato l'azienda a operare in maniera abusiva, sversando reflui in spregio ai limiti di concentrazione imposti dalla legge e causando il grave inquinamento del Rio Lanzi.

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