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Sorrento, arrivati i bus del futuro

Sorrento – Una silenziosa rivoluzione elettrica è partita stamane dal deposito EaV di Sorrento. Dove il rombo dei diesel lascia il posto al sussurro degli autobus del futuro. Sono entrati in servizio i primi autobus elettrici di Classe I, pronti a solcare l’incantevole tratta della linea 8 tra Meta e Massalubrense, portando con sé una promessa di mobilità più pulita e sostenibile.

I nuovi giganti a zero emissioni non sono un caso isolato, ma la punta di diamante di un piano di rinnovo che sta trasformando il volto del trasporto pubblico campano. Dopo le consegne all’isola d’Ischia dello scorso ottobre e al polo di Galileo Ferraris a inizio novembre, ora tocca alla Penisola Sorrentina. Un dispiegamento strategico che porta a 17, su un totale di 36 assegnati, il numero di bus elettrici già operativi nella flotta EaV.

Un investimento da 12 milioni di euro

Un cambio di passo reso possibile da un investimento della Regione Campania di circa 12 milioni di euro, gestito attraverso la gara Acamir. Un fiume di denaro che sta servendo a compiere un balzo in avanti di un decennio. Basti pensare che nel 2015 la situazione era ben diversa: sui territori circolavano appena 110 autobus, con un’età media di 16 anni, veri e propri “reperti” di un trasporto pubblico allo stremo.

Oggi, la fotografia è ribaltata. La flotta EaV conta su oltre 410 veicoli, un parco mezzi quasi quadruplicato e ringiovanito: l’età media è ora inferiore ai 6 anni. Una metamorfosi che garantisce non solo minori emissioni, ma anche maggiore affidabilità, sicurezza e comfort per i pendolari e i turisti che ogni giorno affollano le linee.

La mappa dei depositi: 6 avamposti per una flotta rinnovata

I 410 bus sono dislocati in una rete logistica di sei depositi, cuori pulsanti del servizio: Ischia, Galileo Ferraris, Agnano, Comiziano, Torre Annunziata e, appunto, Sorrento. Proprio il sito sorrentino, che dà lavoro a circa 80 dipendenti e ospita stabilmente una trentina di bus, si conferma così un avamposto cruciale per la transizione ecologica su gomma, a guardia di uno dei paesaggi più fragili e preziosi d’Italia.

La sfida ora è quotidiana: far sì che il sibilo elettrico lungo le curve della Costiera non sia più una novità, ma la nuova, silenziosa normalità.

Come orientarsi nella live lobby – opinione degli esperti Fatpirate casino

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Il settore del gioco d'azzardo online continua a svilupparsi e migliorare per soddisfare le preferenze dei giocatori moderni. Una delle tecnologie più richieste nei casinò online sono i giochi con croupier dal vivo. Questa categoria è presente su Fatpirate casino e sui siti di altri operatori certificati.

Nell'ambito del Live casino su un determinato sito di gioco è possibile trovare diversi intrattenimenti interessanti. Gli utenti possono tentare la fortuna con il poker, il baccarat, il blackjack o la roulette. Inoltre, sono disponibili anche giochi show. Questi giochi sono presenti su molti siti, tra cui Fatpirat. Maggiori dettagli al riguardo sono disponibili nella nostra recensione analitica.

Sezioni e filtri per la ricerca dei giochi

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Gli utenti devono semplicemente inserire il tipo di gioco:

  • Poker.
  • Baccarat.
  • Blackjack.
  • Roulette.
  • Giochi show.

Dopo aver inserito il tipo di gioco, ai clienti apparirà una finestra con i tavoli corrispondenti. Utilizzando il sistema di filtraggio, è possibile trovare il divertimento in base ai fornitori, al nome del gioco o alle dimensioni delle puntate in un determinato tavolo.

Livello delle puntate e funzionalità dei tavoli

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  • La possibilità di porre domande e ricevere feedback.
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  • Una grande varietà di tavoli dei migliori fornitori.

I giocatori possono scegliere l'intrattenimento più adatto a loro e vivere un'esperienza interessante e coinvolgente. È importante scegliere un operatore affidabile, tra cui spicca Fatpirate casino. Il casinò online certificato garantisce un gioco sicuro con soldi veri in giochi con croupier dal vivo.

Identificazione immediata del tavolo adatto

Scegliere e identificare il tavolo adatto nel casinò live su qualsiasi sito di gioco è semplice. È sufficiente utilizzare il sistema di filtraggio integrato. È necessario aprire la finestra corrispondente e specificare i parametri disponibili. Quindi sullo schermo apparirà un determinato tavolo con caratteristiche specifiche. A questo punto è possibile effettuare le scommesse e iniziare a giocare con soldi veri da qualsiasi dispositivo dotato di connessione Internet.

Elementi utili dell'interfaccia del casinò live

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Maxi-dissequestro per la presunta cassiera del clan Massaro

Maxi-dissequestro per la presunta “cassiera” del clan Massaro. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha annullato il decreto di sequestro preventivo di oltre 60 mila euro disposto nei confronti di Eva Ester Turnacco, 30 anni, originaria di San Felice a Cancello.

La donna è sorella del ras Aniello Turnacco e nipote di Giovanni Turnacco, storico boss soprannominato “’a manomozza”, ritenuto figura apicale del clan Massaro.

Il collegio, accogliendo integralmente le tesi difensive dell’avvocato Vittorio Fucci, ha disposto la restituzione dell’intera somma, ritenendo legittima la provenienza del denaro. I soldi, infatti, erano stati rivendicati come leciti dal marito di Turnacco, Biagio Biondillo, appartenente alla famiglia dei “Sanzione”, assistito dal medesimo legale.

Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, Eva Ester Turnacco sarebbe stata la custode della cassa dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, facente capo – sempre secondo gli inquirenti – ai ras Aniello Turnacco e Rino Gagliardi, detto “’o pizzaiuol”, entrambi di San Felice a Cancello. Il denaro sequestrato sarebbe stato, nelle intenzioni dell’accusa, collegato ai profitti illeciti dell’organizzazione.

Il sequestro era stato inizialmente disposto come sequestro probatorio, per poi essere trasformato in sequestro preventivo nell’ambito di una maxi-operazione coordinata dalla DDA di Napoli. L’inchiesta, condotta dal Nucleo Operativo dei carabinieri competente per territorio, si è sviluppata tra maggio 2022 e gennaio 2023, avvalendosi di intercettazioni, pedinamenti e altre attività tecniche.

Dalle indagini è emersa, secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’esistenza di un gruppo criminale strutturato, dedito al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con base operativa proprio a San Felice a Cancello. Gli investigatori hanno quantificato il giro d’affari in centinaia di migliaia di euro, riuscendo a ricostruire l’intera “filiera” del narcotraffico: dagli approvvigionamenti nell’area Nord di Napoli fino alla distribuzione al dettaglio nelle piazze di spaccio locali.

Un ruolo centrale, in questa dinamica, sarebbe stato svolto dalla frazione Talanico di San Felice a Cancello, dove i carabinieri hanno scoperto un appartamento trasformato, di fatto, in una piccola “raffineria” di droga. Nella stessa zona sono stati rinvenuti diversi box e locali utilizzati come depositi per lo stoccaggio delle varie tipologie di stupefacenti, destinati non solo al mercato locale ma anche a quello extra-provinciale.

Le sostanze, secondo le contestazioni, venivano infatti smerciate anche nei centri urbani di Napoli, Benevento e Avellino, con particolare attenzione ai comuni della Valle Caudina, ritenuti strategici per lo smercio nel Sannio e nell’Irpinia. Il dissequestro dei 60 mila euro a favore di Turnacco e Biondillo rappresenta ora uno dei primi, significativi passaggi di quella che si annuncia come una complessa battaglia processuale sulle responsabilità e sui patrimoni riconducibili, o meno, al presunto sistema di narcotraffico.

Maltempo, crollo in via Appia: in ginocchio Giugliano, Melito e Sant'Antimo

Napoli – Un’imponente e profonda voragine si è aperta questa mattina lungo la trafficata Via Appia nel Napoletano, nel tratto cruciale interessato dai controversi cantieri del collettore fognario che interessa i comuni di Melito, Sant'Antimo e Giugliano in Campania.

Il cedimento del manto stradale, avvenuto sotto l'impeto di piogge intense e persistenti che stanno flagellando l’intera area metropolitana di Napoli, ha coinvolto direttamente almeno quattro auto di passaggio, fortunatamente senza causare vittime ma scatenando il panico tra gli automobilisti.

L'episodio è stato immediatamente rilanciato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), Francesco Emilio Borrelli, assieme all'esponente di Europa Verde Carlo Ceparano, che hanno ricevuto una valanga di segnalazioni, foto e video da parte di cittadini e residenti sconvolti.

L'indignazione delle forze politiche e della cittadinanza si è concentrata sulla tempistica e sulle modalità del crollo. "Dopo circa tre anni di lavori e disagi – denunciano congiuntamente Borrelli e Ceparano – è bastato un po' di maltempo per far crollare tutto. Non si tratta di una calamità naturale inattesa, ma della drammatica conseguenza di opere palesemente inadatte a fronteggiare gli eventi climatici di questo tipo".

Il dito è puntato inequivocabilmente contro la qualità dell’intervento e la sua esasperante lentezza, oggetto di precedenti sopralluoghi da parte dei due esponenti che definiscono i lavori come "cantieri eterni".

Di fronte a quello che viene definito un "fallimento" e un "rischio mortale per i cittadini", i due esponenti verdi hanno avanzato una richiesta perentoria: l'immediato intervento della Procura della Repubblica.

"La fragilità di questo tratto stradale, subito dopo la conclusione dei lavori, è inaccettabile," tuonano Borrelli e Ceparano. L’obiettivo dell’indagine è accertare la qualità dei lavori eseguiti, comprendere le cause della lentezza operativa e individuare le precise responsabilità che hanno portato a questa "strage sfiorata".

"È urgente – concludono gli esponenti – una verifica su tutte le aree del collettore prima che si verifichino altri crolli e si metta a repentaglio la vita di altre persone." Il timore, adesso, è che il cedimento non sia un caso isolato, ma il sintomo di un problema strutturale più ampio lungo l’intero percorso dell'infrastruttura fognaria.

Caserta , presa la "donna dei portafogli": furti seriali e spese folli con clonate

Filmata dalle telecamere, aveva rubato a 5 clienti di Caserta e Santa Maria Capua Vetere, spendendo oltre mille euro con le carte rubate. Disposti gli arresti domiciliari.

È finita l'attività criminale di una donna accusata di essere la responsabile di una serie di furti aggravati e dell'indebito utilizzo di strumenti di pagamento. I Carabinieri della Stazione locale hanno dato esecuzione a un'ordinanza di misura cautelare – gli arresti domiciliari con l'obbligo del braccialetto elettronico – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura della Repubblica.

Il provvedimento è l'esito di una complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura e condotta congiuntamente dalle Stazioni Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere e di Caserta.

Le indagini, che si sono svolte tra luglio e ottobre 2025, hanno permesso di ricostruire l'azione della donna, identificandola come l'autrice di cinque distinti furti di portafogli. Le vittime, ignare, erano clienti di diverse attività commerciali nelle città di Santa Maria Capua Vetere e Caserta.

L'identificazione, sebbene in una fase ancora preliminare delle indagini, è stata possibile grazie all'analisi meticolosa delle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza delle attività commerciali e a successivi accertamenti documentali.

Non contenta del bottino in contanti, l'indagata si è resa protagonista anche dell’utilizzo fraudolento delle carte di credito e di debito trovate all'interno dei portamonete rubati. Con rapidità, la donna è riuscita ad effettuare acquisti per un importo complessivo che sfiora i 1.000,00 euro, rendendo il suo capo d'accusa ancora più grave con la falsificazione e l'utilizzo abusivo di strumenti di pagamento.

Ragazzina di 15 anni scomparsa a Vallo della Lucania: appello sui social

Vallo della Lucania– È allarme per la scomparsa di Natalia Cammarano, una giovane di 15 anni svanita nel nulla a Vallo della Lucania. A lanciare l’allarme, attraverso un appello straziante su Facebook, è la madre, Diana Cammarano, che supplica chiunque abbia anche solo un’informazione di farsi avanti.

Secondo quanto ricostruito, Natalia è stata vista per l’ultima volta proprio nel centro cilentano, in prossimità della stazione degli autobus. Al momento della scomparsa indossava una felpa grigia, jeans classici e un giubbino leggero nero.

Con sé aveva uno zaino viola e nero con motivi a cuoricini. Un particolare riconoscibile: porta quasi sempre alle orecchie delle cuffie bianche.

Le indagini dei Carabinieri sono già in corso, ma la preoccupazione è altissima. Un dettaglio aggrava ulteriormente i timori: secondo le segnalazioni, la giovane potrebbe trovarsi in uno stato confusionale, un elemento che rende la sua ricerca ancor più urgente.

Le forze dell’ordine e la famiglia fanno appello a tutta la cittadinanza. Chiunque abbia visto Natalia o abbia anche solo un minimo indizio sulla sua attuale ubicazione è pregato di contattare immediatamente i Carabinieri al numero di emergenza 112. In casi come questo, ogni minuto è prezioso e ogni segnalazione, per quanto piccola, può fare la differenza.

Discarica abusiva nel Casertano: 10 tonnellate di rifiuti sequestrate a Succivo

Una vera e propria discarica abusiva è stata scoperta dai Carabinieri della Stazione di Sant’Arpino nel comune di Succivo, in provincia di Caserta. L’area individuata, situata in località Cardoni, si trova ai margini di una strada interpoderale, in una zona rurale poco frequentata.

Durante un servizio mirato al contrasto degli illeciti ambientali, i militari hanno rinvenuto un cumulo di rifiuti speciali e non, abbandonati da ignoti su una superficie di circa 15 metri quadrati.

Il deposito illegale comprendeva plastiche, rifiuti solidi urbani di varia natura, scarti edilizi, pneumatici e parti di elettrodomestici, per un peso complessivo stimato in circa 10 tonnellate. La presenza di materiali pericolosi ha reso necessario l’intervento immediato delle autorità competenti.

L’intera area, insieme ai rifiuti rinvenuti, è stata posta sotto sequestro penale e affidata in custodia giudiziale al Comune di Succivo, che si occuperà delle operazioni di classificazione e del successivo smaltimento secondo le normative vigenti.

L’episodio evidenzia ancora una volta il fenomeno del malcostume ambientale e la necessità di rafforzare i controlli sul territorio per prevenire il proliferare di discariche abusive. Le indagini sono in corso per risalire agli autori dell’abbandono illegale dei rifiuti.

Datteri di mare, la “filiera criminale” dello scempio: chieste condanne fino a 10 anni e 10 mesi

All’udienza del 17 novembre, nel processo in corso davanti al Tribunale di Torre Annunziata contro sei imputati accusati di aver gestito per anni la filiera criminale dei datteri di mare, la Procura ha chiuso la requisitoria con richieste di condanna pesantissime.

Si tratta del procedimento che, dal dicembre 2021 a oggi, ha impegnato il collegio per 36 udienze, nel tentativo di ricostruire la rete che avrebbe devastato un tratto pregiato della Penisola Sorrentina pur di alimentare il mercato illegale del mollusco più distruttivo del Mediterraneo.

Le richieste del pm

Secondo la ricostruzione dell’accusa, al vertice dell’organizzazione c’era un capo promotore e organizzatore, per il quale il pm ha chiesto 10 anni e 10 mesi di reclusione per associazione per delinquere con aggravante ambientale, disastro ambientale, ricettazione dei datteri di mare e commercio di sostanze alimentari nocive.

Per altri quattro imputati, considerati le “squadre operative” dei datterari, è stata chiesta una condanna a 9 anni e 2 mesi ciascuno. Avrebbero avuto il compito di frantumare meccanicamente le rocce, estirpando i datteri e danneggiando irreversibilmente l’habitat marino.

Cinque anni, invece, è la richiesta nei confronti dell’“intermediario” che – secondo l’accusa – curava i rapporti commerciali tra i pescatori illegali e gli acquirenti della Puglia, garantendo il flusso costante di merce di provenienza illecita.

Il precedente giudiziario: già 15 condanne

Il processo odierno è solo l’ultimo filone di una maxi-inchiesta avviata nel 2016.
Già nel 2022, dodici membri della stessa organizzazione erano stati condannati a 6 anni ciascuno in abbreviato. Successivamente, in appello, hanno ottenuto una rideterminazione della pena tramite il concordato, formalizzata il 23 maggio 2025.

Un altro affiliato era stato condannato il 28 settembre 2023 a 2 anni e 20 giorni: il suo processo è attualmente in secondo grado.
Altri due imputati, con ruoli di intermediari e acquirenti abituali, avevano scelto il patteggiamento (2 anni e 4 mesi) nel 2022.

L’accusa: “Un’organizzazione stabile e professionale”

Le indagini della Procura avrebbero accertato l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale composta da 21 persone, operativa dal luglio 2016 tra Castellammare di Stabia, Vico Equense, Sorrento, Meta, Piano di Sorrento e Massa Lubrense.

Un gruppo strutturato, con ruoli e turnazioni, mezzi dedicati, pescatori specializzati e una rete commerciale ramificata. Il business era duplice:

datteri di mare (lithophaga lithophaga), la cui raccolta, detenzione e vendita sono vietate dal 1998;

vongole veraci di Rovigliano, contaminate da idrocarburi e metalli pesanti perché pescate nella zona proibita alla foce del Sarno, altamente inquinata e pericolosa per la salute pubblica.

Il disastro ambientale: “ecosistema distrutto, danni irreversibili”

Il quadro tracciato dagli esperti di zoologia, ecologia e geologia che hanno affiancato la Procura è drammatico.
Tra il luglio 2016 e il novembre 2020, l’azione dei datterari avrebbe provocato un disastro ambientale in oltre sei chilometri di costa: Capo di Sorrento, Banco di Santa Croce, Punta Scutolo, Punta Campanella, La Solara, Le Mortelle, Vervece, Scoglio dell’Isca e altri siti protetti dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e della ZTB del Banco di Santa Croce.

Le rocce calcaree sono state frantumate con martelli a doppia punta per estrarre i molluschi. Il risultato:

distruzione totale degli organismi bentonici fino a 10-15 metri di profondità;

alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino, con desertificazione di aree ad alta biodiversità;

perdita permanente del bene geologico, con morte di milioni di organismi e micro-organismi;

habitat protetto compromesso, in violazione della Direttiva Habitat e della Rete Natura 2000.

Le quantità sequestrate

Durante le indagini sono state sequestrate quantità impressionanti di prodotto illegale:

2.508,9 kg di datteri di mare;

675 kg di vongole veraci contaminate.

La fase finale del processo

Il Tribunale ha rinviato il procedimento al 22 dicembre 2025, giorno in cui parleranno i difensori e sarà pronunciata la sentenza attesa da anni. Un epilogo che potrebbe chiudere uno dei capitoli più gravi della devastazione ambientale nel Mediterraneo.

 Qualiano, pugno all'arbitro dopo la partita U19: arrivano i carabinieri

Qualiano - Pomeriggio di sport e poi di violenza ieri, martedì 17 novembre, sul campo dello Stadio Comunale "Santo Stefano" di via Giovanni Falcone, a Qualiano. Al termine dell’incontro di calcio valido per il campionato Under 19 tra la squadra locale, Rangers Qualiano 1998, e l'Accademy Posillipo Calcio U19, la tensione è degenerata in un’aggressione fisica ai danni del direttore di gara.

L'episodio è avvenuto intorno alle ore 18:00, pochi istanti dopo il triplice fischio. Protagonista del gesto è stato un giovane calciatore, appena diciassettenne, della squadra ospite. Il minorenne si è scagliato contro l'arbitro, un ragazzo di soli diciannove anni, colpendolo con un violento pugno all’occhio sinistro.

Immediato è stato l'intervento delle forze dell'ordine. I Carabinieri della sezione radiomobile della Compagnia di Giugliano in Campania, insieme agli agenti della Polizia Locale, sono prontamente giunti sul posto per gestire la delicata situazione. L'obiettivo primario è stato riportare l'ordine e garantire la sicurezza di tutti i presenti.

Le forze dell'ordine hanno gestito con cautela il deflusso della squadra ospite e, solo successivamente, hanno scortato l’arbitro lontano dal campo. Nonostante l’alta tensione, l'intervento congiunto ha impedito l’insorgere di ulteriori criticità di ordine pubblico.

Dalle prime ricostruzioni e accertamenti, il pugno sferrato è l'unico atto di violenza riportato. Il giovane arbitro, sotto shock per l'aggressione, al momento si è riservato la possibilità di sporgere querela nei confronti del diciassettenne.

La decisione formale del direttore di gara sarà cruciale per l'eventuale avvio di un procedimento penale a carico dell'aggressore. L'accaduto riporta l'attenzione sulla necessità di maggiore controllo e educazione sportiva anche nelle categorie giovanili.

Maltempo devastante a Salerno: allagamenti e caos sulle strade

Salerno - Un violento temporale ha colto di sorpresa la città campana questa mattina, scatenando allagamenti diffusi e disagi che hanno paralizzato la viabilità urbana. L'acquazzone, durato poco più di mezz'ora, si è concentrato soprattutto nella zona orientale del capoluogo, dove le piogge torrenziali hanno rapidamente sommerso strade e marciapiedi, creando scenari di puro caos con auto bloccate e pedoni in difficoltà.

Il sindaco Vincenzo Napoli, intervenuto a margine di una conferenza stampa in Comune, ha descritto i fatti come "minuti di pioggia importanti", sottolineando i limiti delle infrastrutture idrauliche. "Le caditoie vengono regolarmente manutenute da Salerno Sistemi", ha spiegato, "ma quando il volume d'acqua supera un certo livello, le fogne non riescono più a ricevere il deflusso. In questi casi, si attivano gli sfiori di troppo pieno e le acque vengono convogliate a mare per evitare danni maggiori, altrimenti i tombini saltano e il rischio di inondazioni peggiora."

I disagi non si limitano al traffico: diversi quartieri orientali, come quello di Pastena e Fratte, hanno registrato accumuli d'acqua fino a 30 centimetri in alcuni punti, con conseguenti ritardi per i pendolari e chiusure temporanee di alcune arterie. I vigili del fuoco e la Protezione Civile sono intervenuti per pompaggi e deviazioni, ma il fenomeno evidenzia le criticità croniche del sistema fognario salernitano, già sotto i riflettori dopo eventi simili passati. Al momento, non si segnalano feriti, ma le autorità monitorano l'evoluzione meteo per prevenire ulteriori piogge nel pomeriggio.

Le previsioni per i prossimi giorni indicano un miglioramento, ma l'episodio riaccende il dibattito sulla resilienza urbana al cambiamento climatico, con appelli dal Comune per investimenti urgenti in manutenzione e ampliamento delle reti idriche.

Choc a Ercolano: undicenne massacrato di pugni, il padre del bullo urla "colpisci ancora!"

La violenza tra i giovani sta assumendo contorni sempre più allarmanti a Ercolano, in provincia di Napoli, dove una piazza tranquilla si è trasformata in arena di un pestaggio selvaggio. Un undicenne è stato vittima di un'aggressione feroce da parte di un coetaneo di 14 anni, incoraggiato nientemeno che dal proprio padre, che avrebbe urlato incitamenti mentre il figlio sferrava pugni e minacce.

L'episodio è scoppiato la sera del 15 novembre in pieno centro, a Piazza Trieste, un luogo che dovrebbe simboleggiare svago e socialità per gli adolescenti. Il piccolo aggressore, spinto dal genitore, ha colpito la vittima con violenza, causandole lesioni gravi certificate dal referto dell'Ospedale Santobono: avulsione parziale di un canino nell'arcata inferiore e multiple contusioni, che hanno richiesto cure immediate.

La madre del bambino ferito non ha esitato a reagire: ha sporto denuncia presso la stazione dei Carabinieri locale, allegando tutti i documenti medici e coinvolgendo il proprio avvocato. "Non è la prima volta che quel padre e suo figlio seminano terrore", ha dichiarato la donna con voce tremante, esprimendo sdegno e terrore per la sicurezza della comunità. "Voglio che queste persone siano fermate sul serio, per proteggere mio figlio e tutti gli altri".

La notizia ha raggiunto rapidamente le orecchie del deputato Francesco Emilio Borrelli di Alleanza Verdi Sinistra, allertato dalla madre della vittima. "Si tratta di un fatto di gravità inaudita", ha tuonato Borrelli, denunciando non solo la brutalità dell'attacco, ma soprattutto il ruolo tossico dell'adulto. "Invece di educare al rispetto e alla legalità, questo padre ha incitato il figlio alla violenza, violando ogni norma civile e penale. Non possiamo permettere che il bullismo minorile sia alimentato da esempi negativi degli adulti: è un contagio che distrugge il futuro dei nostri ragazzi".

Borrelli ha già attivato i canali istituzionali per seguire da vicino l'iter della denuncia, offrendo pieno supporto alla famiglia e premendo per un intervento rapido delle forze dell'ordine e della magistratura. "Chiedo alle autorità di agire con celerità e rigore assoluto", ha proseguito il deputato. "Questi individui rappresentano un pericolo pubblico: devono ricevere un segnale chiaro che l'impunità è finita. Dobbiamo tutelare i nostri giovani non solo dal bullismo, ma da una cultura della violenza che parte dall'alto".

Mentre la comunità di Ercolano trattiene il fiato in attesa di sviluppi, Borrelli ha rinnovato il suo impegno contro la violenza minorile e l'illegalità diffusa, monitorando la situazione con determinazione. Casi come questo non sono isolati: è ora di spezzare la catena di un fenomeno che minaccia l'infanzia intera, prima che sia troppo tardi.

A Caserta il SIAP apre il congresso con un convegno sulla lotta alla violenza di genere

All’Auditorium Provinciale di via Ceccano si è appena concluso l’XI Congresso provinciale del SIAP, un appuntamento che ha unito la dimensione sindacale a quella istituzionale e sociale. La giornata si è aperta con un convegno dedicato alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere, un tema cruciale per la Polizia di Stato e per le molte autorità che hanno scelto di partecipare, segno di una sensibilità crescente verso le vittime e verso la necessità di un’azione coordinata.

L’incontro, che ha registrato una forte presenza di operatori e rappresentanti delle istituzioni, è stato inaugurato dal segretario generale provinciale Michele Iannotta, poi eletto nuovo Segretario Generale al termine dei lavori congressuali. Nel suo intervento iniziale ha presentato la squadra che lo affiancherà nel mandato, citando Rosario Affinito nel ruolo di aggiunto e vicario, Vito Battaglia alla gestione amministrativa, Rachele De Santo per l’organizzazione, insieme a Salvatore Rizzo, Donato Capuano e Ivano Ortomeno, indicati come segretari provinciali con funzioni operative già trasmesse agli organi competenti.

La chiusura del congresso ha confermato la volontà del sindacato di rafforzare la presenza della Polizia accanto alle vittime, con un impegno che non si limita alle parole ma punta a migliorare strumenti, formazione e capacità di intervento. Una giornata che ha unito riflessione, responsabilità e rinnovamento interno, in un contesto in cui il contrasto alla violenza di genere resta una priorità assoluta.

Robinho trasferito in un nuovo carcere: l’ex Milan ora in un centro di risocializzazione

Un tempo a far notizia erano i colpi di mercato e i trasferimenti tra club di mezzo mondo, dal Real Madrid al Manchester City, passando per Milan e Santos. Oggi la vita di Robinho segue una traiettoria completamente diversa, segnata da uno spostamento carcerario che racconta meglio di qualsiasi statistica la caduta dell’ex fuoriclasse brasiliano. A 41 anni l’ex rossonero ha lasciato il penitenziario di Tremembé per essere trasferito nel Centro di Risocializzazione di Limeira, struttura in cui la detenzione si accompagna a programmi di rieducazione e attività esterne controllate.

Robinho è detenuto dal marzo 2024 in seguito alla condanna definitiva emessa dalla giustizia italiana per stupro di gruppo, pena fissata in nove anni. Sono stati i suoi legali a chiedere il trasferimento, sostenendo che la struttura di Limeira potesse meglio rispondere al suo profilo di detenuto con pena inferiore ai dieci anni, senza precedenti e con quella che definiscono “buona condotta”. L’amministrazione penitenziaria brasiliana ha accolto l’istanza, aprendo così la strada a un regime leggermente più flessibile.

Nel nuovo centro l’ex attaccante potrà ricevere visite familiari nel fine settimana, un’opportunità negata con maggiore rigidità nel precedente istituto. Inoltre avrà accesso ad attività di volontariato, tra cui la manutenzione degli spazi pubblici della città, una prassi riservata ai detenuti considerati idonei ai programmi di reinserimento. Il trasferimento non cambia il peso della condanna, ma segna un passaggio significativo nella gestione della sua detenzione e nel percorso che le autorità brasiliane definiscono di “risocializzazione”.

Confiscati beni per circa 3 mln di euro all’ex assessore di Nocera Inferiore

La Direzione investigativa antimafia ha eseguito un decreto di confisca nei confronti di Ciro Barba, ex assessore di Nocera Inferiore, ponendo fine a una vicenda patrimoniale che la magistratura salernitana ritiene incompatibile con la sua posizione reddituale. Il provvedimento, emesso dalla Sezione Riesame e Misure di Prevenzione del Tribunale di Salerno su proposta congiunta delle Procure di Salerno e Nocera Inferiore insieme al Direttore della Dia, sottrae all’uomo beni, società e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa tre milioni di euro.

Barba, che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta aveva ricoperto deleghe alla Pubblica Istruzione e ai Servizi Tecnologici, nel 1999 è stato definitivamente condannato per estorsione e in precedenza era stato giudicato in primo grado per associazione mafiosa, reato poi dichiarato prescritto in appello. Proprio quella storia giudiziaria, associata a un profilo di pericolosità ritenuto persistente, ha portato i magistrati a confermare la misura già avviata in fase di sequestro.

Secondo gli investigatori, negli anni Barba avrebbe costruito un patrimonio occultandone la reale disponibilità dietro una rete di prestanome. Il decreto stabilisce la confisca di conti correnti riconducibili all’indagato e alla sua famiglia, di autoveicoli, terreni agricoli e della proprietà di cinque società con sedi tra Campania e Toscana, attive nei settori agroalimentare e dell’edilizia residenziale. La sproporzione tra i beni accumulati e il reddito dichiarato è stata considerata decisiva per la conferma del provvedimento.

Officina abusiva scoperta a Casapulla: rifiuti pericolosi e un arresto

A Casapulla, nel cuore della provincia di Caserta, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico hanno messo fine all’attività di un’officina meccanica clandestina, allestita in un capannone privo di qualsiasi autorizzazione. Alla guida della struttura c’era un uomo di 48 anni originario di Casagiove, che operava in totale violazione delle norme ambientali e di sicurezza.

Durante l’intervento, i militari hanno trovato diverse auto in riparazione e una quantità considerevole di rifiuti pericolosi accatastati direttamente sul pavimento. Motori ormai inutilizzabili impregnati d’olio, filtri saturi di lubrificanti e gasolio, macchie diffuse di sostanze inquinanti e un fusto con circa 20 litri di olio esausto componevano un quadro di degrado ambientale evidente. L’area, già in pessime condizioni strutturali, presentava crepe profonde, mentre nel tombino interno i Carabinieri hanno individuato tracce di sversamento di olio minerale, potenzialmente in grado di raggiungere la rete fognaria e contaminare il territorio.

Gli accertamenti hanno portato all’arresto dell’uomo con l’accusa di gestione illecita di rifiuti pericolosi e abbandono sul suolo degli stessi, reati aggravati dal concreto rischio di danno ambientale. L’area di circa duecento metri quadrati, insieme ai rifiuti stimati in venti metri cubi, è stata posta sotto sequestro per un valore complessivo di circa ottantamila euro. Per il 48enne sono scattati gli arresti domiciliari su disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Sequestrato macello a Sant'Antonio Abate: scaricava reflui tossici nel Sarno

Sant'Antonio Abate - Un impianto di macellazione che scaricava illegalmente reflui industriali contaminati da sangue e urine direttamente nel fiume Sarno. È quanto hanno scoperto i Carabinieri del Gruppo per la Tutela dell'Ambiente di Napoli che questa mattina hanno sequestrato lo stabilimento della "IN.C.E.B. SUD s.r.l." a Sant'Antonio Abate, in provincia di Napoli.

L'operazione si inserisce nell'indagine "Rinascita Sarno", coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che da tempo sta cercando di individuare e bloccare le fonti di inquinamento del fiume più inquinato d'Europa.

Il sistema del bypass per aggirare la depurazione

Le indagini, condotte dai Carabinieri del NOE con il supporto tecnico dell'ARPA Campania, hanno rivelato un sistema studiato per eludere i costi di depurazione. L'azienda aveva realizzato un bypass attraverso il quale i reflui industriali venivano scaricati direttamente nella fognatura pubblica, senza alcun trattamento preventivo.

Le acque contaminate provenivano dal processo di lavorazione e dal dilavamento dei piazzali, cariche di residui organici degli animali macellati. Attraverso i canali fognari, questi scarichi raggiungevano poi il fiume Sarno, aggravandone ulteriormente lo stato di inquinamento.

Sostanze tossiche oltre i limiti di legge

Le analisi di laboratorio hanno documentato la presenza di numerose sostanze chimiche in concentrazioni ben oltre i limiti consentiti: azoto ammoniacale, ammoniaca, grassi animali e vegetali, oltre a residui organici. Le prove tossicologiche hanno confermato un'elevata pericolosità degli scarichi per l'ecosistema fluviale.

L'impianto, costruito in assenza di autorizzazioni urbanistiche ed edilizie, operava con dieci dipendenti e produceva circa 50 tonnellate di carcasse al giorno, il tutto senza le prescritte autorizzazioni allo scarico nei corpi idrici superficiali.

Un'indagine capillare sul bacino del Sarno

Il sequestro odierno rappresenta solo l'ultimo tassello di un'attività investigativa più ampia e strutturata, tuttora in corso, che mira a individuare tutte le fonti di inquinamento del fiume Sarno. L'indagine non si limita agli scarichi industriali, ma tiene conto anche dell'impatto degli scarichi fecali di alcuni comuni ancora privi di rete fognaria adeguata o non collegati ai depuratori.

I numeri dell'operazione "Rinascita Sarno" sono significativi: 325 controlli effettuati dalla sola Procura di Torre Annunziata, di cui 191 con esito negativo, 61 sequestri di aziende o impianti produttivi, 204 persone denunciate e 2 arresti. Tra i reati contestati figura anche quello di inquinamento ambientale, per il quale è già intervenuta una condanna in primo grado, confermata in appello.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torre Annunziata ha ritenuto indispensabile il sequestro dell'azienda per evitare un'ulteriore compromissione dell'ambiente e del fiume Sarno, già gravemente danneggiato da decenni di scarichi illegali.

Castellammare, “I bambini di nessuno”: Giuseppe Petrarca emoziona lo Stabia Teatro Festival

Lo Stabia Teatro Festival – Premio Annibale Ruccello 2025 continua a riscuotere interesse e favore di pubblico grazie al suo ricco e articolato programma di eventi.

Solo pochi giorni fa la manifestazione, che come ogni anno si svolge a Castellammare di Stabia per rendere omaggio al concittadino Annibale Ruccello, drammaturgo scomparso prematuramente nel 1986, ha ospitato lo scrittore Giuseppe Petrarca con la presentazione del suo nuovo libro “I bambini di nessuno”, edito da Solferino, presso il Mondadori Bookstore di via Santa Maria dell’Orto.

La professoressa Carmen Matarazzo – Presidente dell’Associazione Achille Basile – Le Ali della Lettura, storica organizzatrice dell’evento e punto di riferimento culturale da oltre vent’anni per la città – ha fatto gli onori di casa. Sono intervenute per l’occasione le giornaliste Annamaria Cafaro ed Emanuela Francini, che insieme a lei hanno dialogato con l’autore.

Giuseppe Petrarca è noto come scrittore di noir sociali – quei romanzi che, partendo dal mistero insito nel genere, osservano e mettono a fuoco la realtà, evidenziando i mali della società nascosti sotto una coltre di ipocrisia, superficialità o, peggio, di connivenza.

L’intento della sua produzione letteraria lo ha espresso chiaramente lo stesso autore quando, interpellato a riguardo della trama de ”I bambini di nessuno”, ha dichiarato: «Il male non viene dall’esterno dell’uomo:il male nasce dentro di noi. Dobbiamo fare i conti con il male. Non esiste una linea di distinzione netta tra carnefici e vittime, tra buoni e cattivi. Ci sono milioni di sfumature, e ogni volta bisogna addentrarsi nelle situazioni per ragionare e per dare un giudizio. Perciò ho scelto di raccontare il male della società attraverso il noir, il giallo, che resta intrigante e leggibile, ma che porta sempre un filo di speranza.»

“I bambini di nessuno”, racconta la triste e disumana condizione dei piccoli che in Venezuela popolano le bidonville, equivalenti alle baraccopoli nostrane. Si tratta di quartieri sottomessi alla criminalità, funestati dalla carenza di servizi e da  condizioni igienico sanitarie precarie che espongono a gravi malattie.

Questo libro apre uno squarcio sulla dimensione drammaticamente attuale di quel territorio sospeso tra conflitti politici, crisi economica e minaccia militare esterna. Ma soprattutto, il titolo sensibilizza il lettore sulla condizione di migliaia di  bambini che ovunque, nel mondo, sono costretti a stenti e privazioni, sono oggetto di violenza ed abusi. Non a caso l’autore ha posto l’accento sul termine “nessuno”: parola che diventa entità, simbolo di abbandono, di mancanza di identità e di appartenenza.

“Nessuno” non è solo un pronome: è un destino. Quei bambini sono figli dell’assenza. Le loro immagini rimbalzano fino a noi dagli scenari di guerra, ma anche dai territori vicini. Sono abitanti inconsapevoli di un vuoto che si fa tragicamente protagonista. Ovunque. Sottolineando proprio questo aspetto, l’autore ha espresso con chiarezza: «Questo nuovo libro, già scritto da tempo, non appartiene solo a un luogo del mondo. In realtà è una ferita collettiva. Ci riguarda tutti. In ogni parte del mondo ci sono “I bambini di nessuno”».

Giuseppe Petrarca, con la verve appassionata che lo contraddistingue, si è generosamente offerto al pubblico entrando nei dettagli della genesi del libro. Per affrontare il delicato tema dell’infanzia oltraggiata, ha riportato a sé il commissario Cosimo Lombardo, protagonista della saga noir scritta tra il 2017 e il 2020, che oltre al consenso dei lettori gli ha valso prestigiosi premi letterari.

Dopo una pausa dedicata a romanzi che guardavano, rispettivamente, alla città di Napoli nel difficile tempo del terremoto – “La città puntellata”, edito da Cento Autori (2022) – e a un protagonista distopico, voce di una società senza valori e senza speranza – “La lunga notte di Christian Berger”, edito da Cento Autori (2023)– Petrarca ha sentito forte il richiamo verso il suo personaggio. Lombardo, simbolo di resilienza e impegno civile, era l’unico a cui affidare la sfida di salvare i bambini.

L’autore non si è limitato a descrivere la trama, ma ha illustrato una chiave di lettura più profonda, legata ai personaggi e al riscatto collettivo di questi. « È una storia di personaggi che cercano il riscatto, che vogliono trovare una forma di resurrezione. Dopo la morte della società che avevo descritto con Christian Berger, qui intravedo un piccolo seme di luce, di speranza, di rinascita. Spero che tocchi tutti noi, presenti e non, come invito a riscattarci dalle nostre fatiche, dalle debolezze quotidiane, dai fallimenti di ogni giorno. Un riscatto fortissimo che, all’interno di questo libro, diventa straordinario grazie alla figura di padre José, una figura, secondo me,  emblematica per l’intera narrazione.»

Tutti questi personaggi hanno viaggiato con il cuore e la fantasia di Giuseppe Petrarca, fino ad arrivare nella zona “un po’ densa, un po’ umida del Venezuela”, ha affermato l’autore. Con la sua sensibilità, Petrarca riesce ad entrare nelle vite degli altri, quasi ad appropriarsi delle loro identità.

È ciò che emerge dalle immagini e dalle scene descritte con capillare destrezza e dalla perfetta caratterizzazione dei personaggi. Un unicum che, in questo ultimo lavoro letterario, concede al lettore un viaggio narrativo immersivo, capace di sfociare in immedesimazione ed emozione. Leggendo “I bambini di nessuno” si scuotono e si illuminano le coscienze. Ma“I bambini di nessuno”  è anche un romanzo che si vive leggendo.

Inchiesta Juve Stabia, niente processo sportivo: la Procura non invia le carte

Castellammare - Un sospiro di sollievo per la Juve Stabia. Il tanto temuto processo sportivo, nato dall'inchiesta sulle infiltrazioni della camorra che ha scosso il club poco più di un mese fa, non si farà.

La decisione arriva in seguito alla mancata trasmissione delle carte dell'indagine dalla Procura della Repubblica alla Procura Federale della FIGC. Senza gli atti, il procuratore federale non può procedere, archiviando di fatto il filone sportivo della vicenda.

La vicenda era esplosa circa un mese fa con un vero e proprio terremoto giudiziario: prima il provvedimento di amministrazione giudiziaria del club e poi arresti e misure cautelari nel clan D'Alessandro avevano svelato un presunto tentativo di infiltrazione da parte della nota famiglia di camorra stabiese nella gestione del club.

L'inchiesta della giustizia ordinaria prosegue il suo corso per definire le responsabilità e il livello di coinvolgimento delle persone indagate, ma i tifosi e la società temevano pesanti ripercussioni anche sul piano sportivo, come punti di penalizzazione o altre sanzioni.

Secondo le ricostruzioni, riportate anche da Tuttosport, la mancata trasmissione degli atti sarebbe legata a una valutazione precisa da parte degli inquirenti. Il rischio per la vecchia amministrazione del club, dal punto di vista sportivo, sarebbe stato circoscritto alla sola "omessa vigilanza" o "omesso controllo".

Un'ipotesi di reato considerata non abbastanza grave da giustificare l'apertura di un procedimento sportivo parallelo, che avrebbe potuto compromettere la stagione in corso.

Nel frattempo, la Juve Stabia continua a navigare a vista sotto amministrazione controllata, ma con risultati sportivi che, sorprendentemente, non sembrano aver risentito dello scossone societario.

Come sottolineato dal tecnico Ignazio Abate e dal DS Lovisa, la squadra ha reagito con compattezza sul campo, isolandosi dalle turbolenze esterne. Ora, con il pericolo sportivo scampato, il club può concentrarsi con maggiore serenità sul campionato, in attesa che la giustizia ordinaria faccia il suo corso e definisca il futuro assetto societario.

Napoli, vertice in Prefettura sul problema dell'usura

Napoli - Presso il Palazzo di Governo si è tenuta ieri, su convocazione del Prefetto di Napoli, Michele di Bari, una cruciale riunione dell’Osservatorio provinciale sull’usura. Un incontro strategico non solo per il monitoraggio del preoccupante fenomeno criminale, ma soprattutto per gettare le basi di un piano operativo di prevenzione e contrasto più incisivo sul territorio.

La sessione ha visto la partecipazione di una rete estesa e qualificata di attori: rappresentanti di Comune e Città Metropolitana, vertici di Banca d’Italia e ABI, della Camera di Commercio, dell’Ufficio Scolastico Regionale e delegati delle Università napoletane (Federico II, Suor Orsola Benincasa, Parthenope). Fondamentale la presenza delle Forze dell’Ordine e di un vasto schieramento di enti del terzo settore, tra cui le associazioni FAI Antiracket, SOS Impresa, le Fondazioni Exodus 94, Finetica Ets, Moscati, Paulus e il Centro Ascolto Pino Puglisi, oltre ai delegati ecclesiastici.

In apertura, sono stati evidenziati i dati sull'usura e il significativo numero di 68 procedimenti amministrativi definiti. Risultati che, come sottolineato, sono frutto della "proficua collaborazione" tra l'ufficio della Prefettura e la struttura del Commissario Straordinario del Governo per le iniziative antiracket e antiusura, Prefetto Maria Grazia Nicolò, e tutti i soggetti membri dell'Osservatorio.

La "Road Map" anti-usura

Il focus del dibattito si è spostato rapidamente dalla constatazione all'azione. L'obiettivo primario è individuare interventi concreti, a breve e medio termine, per supportare attivamente imprenditori e famiglie nell'accesso ai benefici previsti dalla normativa.

È stata condivisa all'unanimità la necessità di potenziare l’attività informativa sul territorio, trasformando ogni snodo istituzionale in un presidio di legalità: dalle aule scolastiche a quelle universitarie, dagli sportelli della Camera di Commercio a quelli di Banca d’Italia, fino alle diocesi.

In termini operativi, l'Osservatorio ha definito una vera e propria "road map" di interventi che saranno sviluppati in specifici tavoli tecnici nei prossimi mesi:

Monitoraggio dei Fondi: Condivisione dei dati sulle istanze presentate per l’accesso ai fondi antiracket e antiusura istituiti presso il MEF, in collaborazione tra Prefettura, Banca d’Italia e ABI, per un monitoraggio dinamico del fenomeno.

Tavoli Tecnici Ristretti: Istituzione di gruppi di lavoro mirati con l'Ufficio Scolastico Regionale, le Forze dell’Ordine ed esperti accademici per affrontare la problematica con competenze trasversali.

Campagne Informative Massive: Avvio di specifiche campagne di sensibilizzazione e informazione, con il supporto logistico della Camera di Commercio, per raggiungere il tessuto economico e sociale più vulnerabile.

L'Osservatorio ha infine stabilito di riunirsi periodicamente per una puntuale verifica e implementazione delle iniziative promosse, mantenendo alta la guardia contro la criminalità finanziaria.

L’ingegnere del clan: così il figlio del boss Russo, laureato in cella, comandava nel Nolano

Napoli - Di fronte ai magistrati e nelle carte dell’inchiesta appare con due soprannomi: Michelino o Michele il piccolino. Ma dietro quel diminutivo si nasconde una figura centrale del clan Russo, l’erede diretto di uno dei due storici fondatori della cosca, Salvatore Andrea Russo, condannato all’ergastolo insieme con Pasquale Russo.

Figlio d’arte, classe 1981, Michele Russo ha saputo ritagliarsi un ruolo nuovo: non più solo il discendente della famiglia, ma l’“ingegnere” che, grazie agli studi universitari completati in carcere e al suo carisma nei piccoli centri del Nolano, era diventato un riferimento temutissimo da imprenditori e tecnici.

Lo studio e il potere “pulito” dei cantieri

Ufficialmente Russo lavorava come ingegnere presso uno studio tecnico a Nola, in via Pontano. Proprio lì, con un decreto della Procura, gli investigatori piazzano telecamere e microfoni: vogliono capire chi entra, chi incontra, come si muove.

Le immagini non lasciano dubbi: l’ufficio diventa un crocevia dei rapporti interni al clan.
Il 19 gennaio 2023, ad esempio, la Smart Fortwo di Russo Paolino Felice lascia Nappi, arriva davanti allo studio, attende Michele e si allontana con lui a bordo.

Il 3 marzo, è la volta di Pasqualino Biancardi, che si intrattiene a parlare in strada con Russo e con Raffaele Vaiano.

Il 24 maggio, le telecamere registrano un incontro teso: protagonista ancora Michele, insieme a Paolino Russo e Giovanni Romano. L’ambientale cattura un violento scontro: accuse, rimproveri, e lamentele che rimbalzano per giorni anche nelle conversazioni registrate a casa di Nappi.

È in quegli scambi che gli investigatori comprendono la realtà: Michelino non è un semplice tecnico. È – di fatto – il capo reggente in assenza degli storici leader incarcerati.

Il nuovo metodo: niente racket, si guadagna imponendosi nei cantieri

Il suo potere non deriva da pistole o racket, ma dal controllo delle operazioni immobiliari. Russo impone la propria presenza nei lavori privati: “Vanno da lui perché è il figlio di quello”, spiega Nappi in una delle intercettazioni chiave.

Gli imprenditori lo cercano non per le sue competenze, ma perché mostrarlo sul cantiere equivale a garantirsi protezione: nessuno avrebbe osato disturbare “l’ingegnere”.

Un potere silenzioso, moderno, che trasforma gli appalti in una rendita. E i compari storici del clan non gradiscono: Michelino, dicono, si prende tutto. Centralizza, controlla, decide. E soprattutto blocca le estorsioni, quando gli affari immobiliari promettono profitti maggiori.

Gli scontri interni: “Non fai più l’architetto, vuoi fare la malavita”

Le frizioni diventano esplosive. In un’intercettazione, Ambrosino Antonio sbotta:
«Michele, tu non puoi fare più il bravo. Non stai facendo più l’architetto: vuoi fare la malavita. Se sei architetto fai i disegni, non ti devi mettere in mezzo a dire: la casa di quello me la prendo io».

Una critica che si ripete. Nappi e Romano protestano quando Michele ordina di bloccare la richiesta di pizzo a una società immobiliare: lui era intervenuto nell’affare come tecnico e non voleva che una “classica” estorsione disturbasse il suo ruolo.

Il sistema, a volte, arriva a un compromesso: se lo studio Russo prende un incarico, qualcuno del clan viene poi mandato sul cantiere per la percentuale. Il carisma dell’ingegnere e le esigenze economiche degli affiliati si bilanciano così.

Il nuovo supermercato: “Gli faccio cadere i denti”

Ma non sempre il nuovo metodo funziona. Significativa la conversazione del 2 dicembre 2022: Russo Paolino Felice che sta per aprire un nuovo supermercato, Michele esplode: si era convinto che avrebbe ottenuto un incarico all’interno del cantiere, e invece l’imprenditore si era rivolto a un altro tecnico.

«Sto scemo… gli faccio cadere i denti dalla bocca. Ho sbagliato tutto», sbotta Michelino, rimproverandosi per aver addirittura bloccato l’estorsione pur di guadagnare “alla maniera pulita”.

L’ingegnere che dà il via libera alle attività criminali

L’autorità di Russo, tuttavia, resta indiscussa. È lui a dare il via libera all’inserimento di affiliati napoletani, vicini ai Licciardi, per il recupero di crediti. È lui a decidere la spartizione dei proventi delle scommesse illegali online, come emerge da una conversazione del 4 aprile 2023: i guadagni vanno divisi anche con i detenuti e con il padre ergastolano.

È sempre lui, nel gennaio 2024, ripreso davanti al bar Gioya mentre discute con i fratelli Zoppino: parla di un litigio con “Giovanni” per conto dei “compagni di Napoli” riguardo a un’estorsione.

Da studente modello in carcere a leader contestato

Dalle intercettazioni, gli investigatori ricostruiscono un profilo complesso: Michelino, il figlio del boss che in cella studia, si laurea e conquista una patina di rispettabilità. Ma una volta fuori, quella laurea non basta a tenerlo lontano dagli affari del clan: anzi, diventa un’arma nuova, un modo diverso di comandare.

Un capo giovane, carismatico, temuto. E anche discusso: gli affiliati più anziani non condividono i suoi metodi, troppo “moderni”, troppo autonomi.Ma il rispetto verso la sua famiglia e il timore che incute gli garantiscono una posizione di potere.

Per gli inquirenti i gravi indizi sono chiari: Russo Michele, classe ’81, meglio noto come Michelino non è un semplice professionista che si muove ai margini del clan. È un dirigente, un decisore, un punto di riferimento.

Il figlio del fondatore passato per l’università dietro le sbarre, diventato il volto nuovo — e temuto — degli affari del clan nel Nolano.

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