Meningite, la prevenzione dei più piccoli richiede informazione

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In collaborazione con Adnkronos. Quando si parla di meningite la popolazione generalmente ne riconosce la pericolosità, però spesso non ne conosce bene le conseguenze. In quanto malattia batterica, colpisce il liquido cerebrospinale e il sangue, ambienti normalmente sterili, con conseguenze molto gravi, disabilitanti e con un esito mortale per il 10% dei pazienti colpiti, nonostante le cure.

Inoltre, tra i sopravvissuti il 10-20% può incorrere in danni cerebrali, sordità, disturbi dell’apprendimento e amputazioni, rischi che sono maggiori nella prima infanzia. Di questi dati e di come incentivare la prevenzione si è parlato durante la tavola rotonda “Pre-occupiamoci della meningite in Campania: la protezione del paziente pediatrico”, iniziativa di Adnkronos Comunicazione con il supporto non condizionante di GlaxoSmithKline. Un evento che ha riunito referenti istituzionali e clinici regionali, che hanno fatto il punto su questa fase post pandemica e sulle strategie di innovazione da attuare nei prossimi mesi, per incrementare la cultura vaccinale.

“Dobbiamo proteggere i più piccoli sin dai primi mesi di vita. La meningite di tipo B ha un picco già tra i 4 e gli 8 mesi di vita – ha sottolineato Carla Ungaro, dirigente medico di Pediatria all’Asl Napoli 1. “Completare il ciclo di vaccinazioni è importante e il pediatra, insieme a eventuali specialisti che incontrano il bimbo, devono dare informazioni scientifiche e univoche alle famiglie. Anche perché senza prevenzione le conseguenze possono essere invalidanti, a volte persino letali. Non vaccinare non è un modo per non correre rischi, bensì un’opzione che espone il piccolo a pericoli ben più gravi di un evento avverso”. 

    L’introduzione con la legge Lorenzin del 2017 dell’obbligatorietà delle vaccinazioni, come condizione necessaria per poter accedere alle scuole dell’infanzia, ha dato ulteriore impulso al raggiungimento delle coperture previste dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale, però è necessario agire affinché non si interrompa il ciclo di profilassi. “Dobbiamo curare l’ascolto e il counseling con le famiglie – ha proseguito Ongaro -, specie per chi abbia bambini con necessità particolari. Però non passi che non vaccinare è un modo per non correre rischi, perché in realtà si espongono i piccoli a pericoli ben più gravi di un evento avverso”.

    Dialogo e informazione corretta sono le basi per conoscere e decidere con consapevolezza anche per Amelia Vitiello, presidente dell’associazione Liberi dalla meningite, che è intervenuta alla tavola rotonda da remoto. Testimonial attiva nell’informare le famiglie sulla gravità delle conseguenze della malattia batterica, Vitiello ha ricordato l’esperienza personale di madre che ha perso la propria bimba in un’epoca in cui non era ancora presente un vaccino efficace. “Il comitato nazionale è nato nel 2011 a seguito della nostra esperienza di genitori, che hanno avuto la sventura di perdere un figlio a causa della meningite. Una malattia rara, ma che continua a mietere vittime e a danneggiare i bambini, lasciando sequele rilevanti per la loro qualità di vita. La prevenzione è l’arma migliore disponibile, i vaccini sono sicuri. Parlatene con il vostro medico, esponete i vostri dubbi. E non affidatevi a informazioni prive di alcuna validazione scientifica, magari prese da internet”.


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