Natascia Lipari: “Mio figlio ucciso una seconda volta dallo Stato italiano”

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Natascia Lipari accoglie con dolore, rammarico e polemica, la sentenza con la quale oggi Domenico Iossa, 19 anni, uno degli assassini del figlio Simone Frascogna, è stato condannato a 30 anni di reclusione.

“Con questa sentenza, emessa dalla Corte di Assise di Napoli, mio figlio è stato ucciso di nuovo, ci sono state inflitte altre 9 coltellate”. 

Ci va giù duro Natascia commentando la sentenza: “La vita di mio figlio  non vale 30 anni. La pena giusta sarebbe stata l’ergastolo, quello che stiamo scontando noi da quel tragico giorno in cui Simone e’ stato barbaramente assassinato. Abbiamo a disposizione un video, che renderemo pubblico a tempo debito, nel quale si vede la ferocia con la quale l’assassino di mio figlio ha agito. Oggi – ha concluso la signora – lo Stato italiano ha detto che si puo’ uccidere”.

Per uno dei legali della famiglia della vittima, l’avvocato Alfonso Liccardo, “i giudici hanno erogato una pena severa, la massima dopo l’ergastolo. Sono state concesse le attenuanti generiche. Leggeremo nelle motivazioni ma credo che abbiano pesato su questa decisione la giovane eta’ e il fatto che Iossa era incensurato.

E’ giusto pensare alla rieducazione, credo sia questo il ragionamento della Corte, ma noi non siamo soddisfatti e siamo pronti ad affiancare il pm Patrizia Mucciacito, che ha fatto un lavoro eccezionale, quando proporra’ appello”.

    L’avvocato Liccardo ha ricordato che Iossa ha sferrato ben nove coltellate per uccidere Simone, che si e’ costituito due giorni dopo l’omicidio e che l’arma del delitto, come il suo cellulare, non li ha mai fatti ritrovare.

    Alla lettura della sentenza hanno assistito anche il sindaco di Casalnuovo e la Fondazione Polis. All’esterno del nuovo palazzo di giustizia di Napoli hanno accolto con dolore anche una folta rappresentanza di familiari di vittime: i familiari di Gianluca Coppola, il 27enne morto dopo essere stato ferito per motivi di gelosia, a colpi di pistola, lo scorso 8 aprile a Casoria e i parenti di Maurizio Cerrato, ammazzato a coltellate, lo scorso 19 aprile, per un parcheggio.

    C’era anche Anna Gaeta, vedova di Patrizio Falcone, il marittimo di 42 anni ucciso con una coltellata al cuore per diverbi condominiali: “Chiediamo la vicinanza delle istituzioni – ha detto Anna – alla morte dei nostri cari si aggiunge la solitudine nella quale siamo stati lasciati dalle istituzioni. Rispetto alle famiglie delle vittime di femminicidio e della camorra, siamo praticamente vittime di serie Z”.

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    “Come in tante altre occasioni – ha detto Francesco Emilio Borrelli, anche lui in piazza per sostenere la famiglia di Simone – sono al fianco delle vittime. Mentre a favore dei carnefici scendono in piazza migliaia di persone e politici, al fianco delle vittime incontro sempre meno gente. Il nostro dovere uomini delle istituzioni e’ di stare al fianco delle persone perbene vittime di violenze inaccettabili. E invece paradossalmente queste persone sono sempre piu’ sole”. 



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