Coronavirus, dirigenti scolastici chiedono certificati. Pediatri Fimp: “Richiesta insensata e rischiosa”

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«Centinaia di famiglie a Napoli e provincia, migliaia in tutta la Campania, sono in subbuglio a causa dell’orientamento di molti dirigenti scolastici a richiedere certificazione medica per il ritorno a scuola previsto per lunedì. Una situazione paradossale e rischiosa, perché in questo modo aumenta esponenzialmente la possibilità di favorire una diffusione del Coronavirus». Antonio D’Avino, vicepresidente nazionale della Federazione Italiana dei Medici Pediatri, si fa portavoce di un problema che sta mettendo in seria difficoltà i pediatri di famiglia e che è in contrasto con le stesse linee guida nazionali per la lotta alla diffusione del COVID-19. «Mentre si cerca di far comprendere alle famiglie l’importanza di non sovraffollare gli studi dei pediatri di famiglia, se non per visite strettamente necessarie, e di procedere invece con consulti telefonici, dalle scuole arriva l’invito opposto», dice con grande disappunto D’Avino. «Mi chiedo peraltro quale ragione dovrebbe portare alla richiesta di un certificato medico – prosegue il pediatra – visto che l’assenza dei bambini non è stata legata a malattia bensì a giorni di festa in parte già programmati dal calendario scolastico ed in parte legati a ordinanze regionali . Se si tratta di una misura straordinaria legata all’emergenza COVID-19, allora è bene che l’Ufficio Scolastico Regionale emani una direttiva in linea con le indicazioni scientifiche nazionali e regionali per il contenimento dell’infezione.
Diversamente dobbiamo ritenere che si tratti di inutile psicosi dei dirigenti scolastici o, cosa alla quale non vogliamo neanche pensare, che sia un modo di scaricare la responsabilità sui medici del territorio». Dalla FIMP Napoli arriva il richiamo ad agire sempre in modo lucido e razionale, sulla base di evidenze scientifiche. «La scienza medica – conclude D’Avino – ci dice che in questa situazione epidemiologica riempire gli studi dei pediatri di famiglia di bambini per ottenere una certificazione che la legge non richiede sarebbe un grave errore, oltre che e un rischio. La certificazione deve essere portata a scuola solo se il piccolo si è assentato a causa di malattia per più di cinque giorni. Confidiamo che la Regione continui a svolgere la sua funzione di cabina di regia e che arrivi alla collettività campana una voce chiara e univoca per riportare il comportamento dei dirigenti scolastici verso una linea di buon senso e di rispetto degli indirizzi nazionali».



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