Bimbo prematuro in fin di vita: la mamma aveva rifiutato il ricovero

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Bimbo nato prematuro in fin di vita ad Avellino perché la mamma si era rifiutata il ricovero in ospedale nonostante i forti dolori addominali. Alla fine il neonato è venuto alla luce in ambulanza e i familiari del piccolo una volta arrivati in ospedale hanno picchiato il medico che aveva dimesso la donna. E’ accaduto nella tarda serata di ieri e il medico ha riportato ferite guaribili in venti giorni. Piu’ gravi le condizioni del bimbo, nato prematuro, che e’ ora ricoverato in terapia intensiva neonatale in prognosi riservata. Una nascita inattesa e rocambolesca. Sua madre e’ stata accompagnata dal marito in ospedale per forti dolori. Il ginecologo di turno all’ospedale “Moscati” di Avellino, dopo alcuni esami ecografici, ha pero’ escluso l’imminenza del parto e ha dimesso la 26enne. I dolori non sono pero’ passati e i familiari della donna hanno chiesto l’intervento di un’ambulanza del 118. Nel breve tragitto dalla casa della donna all’ospedale di Avellino, i sanitari si sono accorti che non era piu’ possibile aspettare, hanno fermato l’ambulanza e hanno assistito la mamma nel parto prematuro. Di nuovo la corsa in ospedale soprattutto per il piccolo che aveva bisogno di assistenza. Arrivati in reparto, i familiari della puerpera si sono scagliati contro il ginecologo che aveva disposto le dimissioni poco prima. Dalle accuse verbali all’aggressione fisica e il medico e’ stato sottratto alla furia degli aggressori dai vigilanti. Sull’accaduto indaga la squadra volante della questura di Avellino che ha gia’ identificato e denunciato i familiari della 26enne serba per lesioni personali e violenza privata.

Secondo la ricostruzione degli investigatori la coppia intorno alle 21.20 si era recata al Pronto soccorso ostetrico dell’ospedale «San Giuseppe Moscati» in quanto la donna, di origini serbe, al settimo mese di gravidanza, lamentava dolori addominali. La gestante viene sottoposta a tutti i controlli previsti dal protocollo. Il ginecologo di turno presso il presidio ospedaliero di Contrada Amoretta, al termine degli accertamenti, tra cui il tracciato, consiglia il ricovero anche se il collo dell’utero risulta chiuso. Dunque nessun segnale di un parto imminente. Il ginecologo prospetta, tra le altre ipotesi, che possa essere una colica renale alla base dei dolori avvertiti dalla donna. Quest’ultima, al termine della visita, rifiuta il ricovero firmando le dimissioni e facendo ritorno a casa.

Ma poco prima delle 23 la situazione precipita: i dolori si fanno sempre più incalzanti e compaiono le prime perdite. Di lì la decisione di richiedere l’intervento del 118 per un ulteriore controllo alla gestante, in preda alle doglie. Una volta giunti sul posto gli operatori sanitari del 118 fanno non poca fatica a convincere la donna a recarsi in ospedale per ulteriori controlli. Ma il suo bimbo ha fretta di nascere, tanto che giunti in via Perrottelli viene alla luce. Fondamentale l’intervento del medico rianimatore dell’ambulanza dell’ospedale sopraggiunta sul posto per coadiuvare i colleghi della Croce Rossa.

    Il bimbo, subito dopo esser nato, ha un arresto cardiaco e si salva grazie ad un lungo massaggio praticato per circa otto minuti dal medico dell’ambulanza dell’ospedale. Poi arrivati nella struttura sanitaria c’è stata l’aggressione al medico.



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