Cronaca di Napoli

Travolta e uccisa in kayak a Posillipo: patteggia per omicidio colposo il conducente della barca

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Si è conclusa con un patteggiamento per omicidio colposo la vicenda giudiziaria legata alla morte di Cristina Frazzica, la giovane ricercatrice di origini calabresi, cresciuta a Voghera, travolta e uccisa nel pomeriggio del 9 giugno 2024 mentre era a bordo di un kayak nelle acque di Posillipo, a Napoli.

Il professionista 49enne che conduceva l’imbarcazione è stato condannato a un anno, un mese e sei giorni di reclusione, con pena sospesa, a seguito dell’accordo raggiunto con la Procura partenopea. Il procedimento si è chiuso con il riconoscimento della responsabilità penale dell’imputato e con il risarcimento dei familiari della vittima, liquidato dalla compagnia assicurativa titolare della polizza dell’imbarcazione.

Secondo l’impianto accusatorio, pienamente confermato dagli accertamenti tecnici, la morte di Cristina è stata causata da una condotta di navigazione imprudente e gravemente colposa, in violazione delle norme sulla sicurezza marittima e sui limiti di velocità in prossimità della costa.

Determinante, ai fini dell’inchiesta, la consulenza tecnica disposta dalla Procura di Napoli e affidata all’ingegnere Giuseppe Coccia, che ha ricostruito la dinamica dell’impatto attraverso l’analisi dei tracciati di navigazione. Dalla perizia emerge che l’imbarcazione si trovava a circa 300 metri dalla costa, in un tratto di mare in cui la velocità massima consentita è di 10 nodi, ma procedeva a circa 30 nodi, ossia tre volte oltre il limite.

“La barca – si legge nella consulenza depositata agli atti – ha raggiunto il kayak in pochissimi secondi, impedendo qualsiasi manovra evasiva. A quella velocità, il natante più piccolo non ha avuto possibilità di fuga”. Il kayak, dunque, “si è trovato sulla rotta di un’imbarcazione che navigava in violazione delle prescrizioni di sicurezza”.

Cristina si trovava a bordo di un kayak biposto insieme a un amico, rimasto illeso. L’impatto è avvenuto nello specchio d’acqua antistante Villa Rosebery, residenza estiva del Presidente della Repubblica, una zona notoriamente frequentata da bagnanti e imbarcazioni leggere. Intorno alle 17.30, i due si sarebbero accorti della barca che avanzava a velocità sostenuta e, nel tentativo di evitare la collisione, si sarebbero lanciati in mare. Cristina è stata però investita in pieno, riportando lesioni gravissime che si sono rivelate fatali.

“Ci sentiamo ancora totalmente inermi di fronte a quanto accaduto”, hanno dichiarato in una nota i genitori e la sorella della vittima. “La pena è bassa e non potrà mai essere commisurata al valore della vita di Cristina, ma il riconoscimento della responsabilità e l’accertamento della verità rappresentano per noi un punto fermo”.

La famiglia Frazzica è stata assistita dagli avvocati Giuseppe Vacca e Domenico Mesiano del gruppo Giesse, che sottolineano come il procedimento abbia chiarito un aspetto centrale: “Il kayak navigava legittimamente in quello specchio d’acqua. I ragazzi si trovavano in una zona in cui era consentita la loro presenza, una delle più affollate soprattutto nei fine settimana estivi. La responsabilità penale deriva da una condotta di guida non conforme alle regole”.

Un caso che, pur chiudendosi sul piano giudiziario, riapre il tema della sicurezza in mare e del rispetto delle regole di navigazione nelle aree costiere, dove l’inosservanza dei limiti può trasformarsi in tragedia.

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Fonte REDAZIONE
Pubblicato da
Giuseppe Del Gaudio