Napoli, emergenza respiratoria tra bambini e anziani: il Santobono è alle prese con una forte ondata di sindromi influenzali che sta facendo crescere in modo significativo gli accessi in Pronto soccorso pediatrico. Secondo quanto riferito da sanitari e operatori, circa quattro bambini su cinque arrivano con quadri caratterizzati da iperpiressia, faringite e bronchite, in alcuni casi con decorso clinico complesso e necessità di monitoraggio.
Sul versante delle bronchioliti, invece, arriva un segnale incoraggiante: l’impiego sistematico degli anticorpi monoclonali nei neonati avrebbe contribuito a ridurre in maniera netta i ricoveri legati a questa patologia, alleggerendo almeno in parte la pressione sui reparti dedicati.
La Campania, già indicata tra le regioni con maggiore circolazione di virus respiratori in questa fase dell’anno, sta vivendo giorni particolarmente intensi, in linea con le previsioni che collocavano il picco influenzale nel periodo delle festività natalizie. Medici di medicina generale e pediatri richiamano l’attenzione sul ruolo delle scuole come principale acceleratore dei contagi, mentre preoccupa l’effetto delle occasioni conviviali delle feste: il timore è un rapido passaggio dell’infezione anche alla popolazione adulta e, soprattutto, a quella più fragile e anziana.
Sotto osservazione, in particolare, c’è il cosiddetto ceppo “K”, indicato come una variante in rapida diffusione e non pienamente coperta dai vaccini stagionali standard. È uno dei fattori che, secondo i clinici, potrebbe contribuire a un’ulteriore crescita dei casi nelle prossime settimane.
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Parallelamente, all’ospedale Cardarelli lo scenario viene descritto come diverso ma non meno allarmante. L’influenza non rappresenterebbe ancora la principale causa di accesso, ma si registra un aumento di gravi infiammazioni polmonari, con un impatto marcato sulla terza età. A complicare il quadro, spiegano i medici, contribuisce la contemporanea circolazione di più patogeni respiratori oltre ai ceppi stagionali.
L’attenzione resta puntata sull’inizio del nuovo anno, quando è attesa la fase più acuta dell’epidemia: il rischio, avvertono gli operatori sanitari, è che la combinazione tra alta trasmissibilità e bassa copertura vaccinale possa tradursi in una pressione difficile da sostenere per le strutture ospedaliere.
Fonte REDAZIONE





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