Castel Volturno – Undici arresti, tra cui due minorenni, e lo smantellamento di una piazza di spaccio che per anni aveva trasformato il “Royal Residence”, un gigantesco palazzo di nove piani e 240 appartamenti, in una vera e propria enclave criminale.
È l’esito del blitz dei Carabinieri di Mondragone, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che all’alba hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip partenopeo e dal Tribunale per i Minorenni.
Gli indagati – che restano presunti innocenti fino alla sentenza definitiva – sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, uso di armi da fuoco e centinaia di cessioni di droga al dettaglio.
A gestire il traffico di droga con violenze e minacce era Giovanni Gabriele finito in carcere insieme con la moglie Flora Caianiello e al figlio Salvatore. Con loro sono finiti in carcere anche Ivan D'Aniello, Vittorio Rovati, Emanuele Sammmarco, un cittadino straniero e due minorenni.
In un’altra abitazione, due figlie minorenni di uno degli arrestati sono state affidate ai nonni.
L’unico straniero finito in carcere è un cittadino indiano, indicato dagli inquirenti come coordinatore dello spaccio al dettaglio, attività svolta spesso da connazionali tossicodipendenti che vivevano nei pressi del palazzo e rivendevano droga per ottenere la propria dose quotidiana.
L’indagine, durata oltre due anni, ha permesso di ricostruire un’organizzazione stabile e strutturata, capace di replicare in provincia di Caserta le dinamiche dello spaccio tipiche delle piazze controllate dalla criminalità organizzata napoletana.
Il Royal Residence come Scampia: telecamere, vedette e una sola via d’accesso
Secondo gli investigatori, la piazza di spaccio replicava modelli già visti nella 167 di Scampia: una sola strada d’ingresso costantemente sorvegliata, vedette sul tetto e lungo i corridoi condominiali, un sistema di videocamere installate per anticipare i movimenti delle forze dell’ordine.
La struttura stessa del megacondominio – corridoi lunghi, appartamenti fatiscenti, scale interne difficili da monitorare – aveva favorito la nascita di un controllo capillare, trasformando il palazzo in un fortino dello smercio illecito.
A garantire il “via libera” all’attività sarebbe stata la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, storicamente radicata nell’area del litorale domizio. Un patrocinio criminale che, secondo la DDA, assicurava protezione e continuità agli affari del gruppo, composto da soggetti provenienti in larga parte da Secondigliano.
Violenza e ritorsioni: residenti sotto un regime di terrore
Le testimonianze raccolte e i riscontri degli inquirenti descrivono un clima di intimidazione violenta, imposto per mantenere il silenzio e prevenire denunce.
Un cittadino polacco, che aveva osato opporsi alle regole imposte, era stato gambizzato. In altri due casi, altrettanti appartamenti erano stati incendiati: il primo ai danni di una famiglia di nazionalità polacca, costretta a lasciare il palazzo e a scomparire dalla zona; il secondo contro l’abitazione di un collaboratore dell’amministratore condominiale, che aveva tentato di ripristinare legalità e decoro in un edificio ormai ridotto al degrado
Il blitz notturno: fughe bloccate e droga già divisa in dosi
Diversi indagati hanno tentato di eludere la cattura rifugiandosi in appartamenti vicini. Per evitare vie di fuga, i carabinieri hanno cinturato l’intera area, compresi l’accesso alla spiaggia e il vicino parco Saraceno, un dedalo di palazzi abbandonati spesso utilizzati per nascondersi.
All’interno del complesso sono state rinvenute numerose quantità di stupefacente, già suddivise in dosi pronte per la vendita. Un ulteriore elemento, secondo gli investigatori, che conferma l’operatività h24 della piazza.
Una comunità che prova a rinascere
Per i residenti, l’operazione rappresenta un momento di sollievo dopo anni di soprusi. Il Royal Residence spera ora di voltare pagina e avviare un percorso di bonifica sociale e amministrativa. Il futuro del palazzo dipenderà anche dalla capacità delle istituzioni di ristabilire un presidio stabile di legalità in un’area da troppo tempo lasciata nelle mani delle organizzazioni criminali.
(nella foto Giovanni Gabriele, il figlio Salvatore , la moglie Flora Caianiello, Vittorio Rovati, Ivan D'Aniello ed Emanuele Sammarco)
- Articolo modificato il giorno 11/12/2025 ore 07:05 - Revisione articolo






Scegli il canale su cui vuoi iscriverti