Napoli– Una processione di luce per chiedere giustizia e ricordare una vita spezzata dall’assurdo. Parte stasera, alle 18, da Piazza Montecalvario per concludersi davanti alla Prefettura, la fiaccolata in memoria di Umberto Catanzaro, il 23enne ucciso da un agguato il 15 settembre scorso ai Quartieri Spagnoli, e spentosi dopo due mesi di agonia all’ospedale Pellegrini lo scorso 17 novembre.
L’iniziativa, voluta dalla famiglia e dal suo legale, l’avvocato Concetta Vernazzaro, punta a tenere viva l’attenzione su un caso che ha sconvolto la città per la sua tragica casualità. Umberto, infatti, secondo le indagini e le dichiarazioni dei difensori, era completamente estraneo agli ambienti della criminalità organizzata. Un "ragazzo d’oro", come lo definiscono, incappato in un meccanismo di violenza che non lo riguardava.
L’AGGUATO FATALE
Era il pomeriggio del 15 settembre quando Umberto, alla guida della sua auto, si trovava transitare nei vicoli dei Quartieri Spagnoli. All’improvviso, l’irruzione nella scena di diversi soggetti armati – si sospetta anche minorenni tra loro – e una raffica di colpi d’arma da fuoco. Il giovane veniva centrato più volte. I soccorsi e il ricovero disperato al Pellegrini furono solo il preludio a una lunga lotta, perduta dopo 63 giorni.
Le indagini, coordinate dalla procura, stanno seguendo la pista dello scambio di persona. Umberto non era il target designato. La sua unica "colpa" è stata quella di trovarsi, nel momento sbagliato, al posto sbagliato, in un quartiere dove regolamenti di conti della camorra sono purtroppo una piaga cronica. Un errore di identificazione che ha mandato in frantumi una famiglia e una vita piena di speranze.
LA VITA SPEZZATA E LA BAMBINA CHE NON CONOSCERÀ SUO PADRE
Umberto Catanzaro viene descritto da chi lo conosceva come un giovane solare, grande appassionato di calcio, sport che praticava a livello amatoriale. Il suo mondo era la sua famiglia: la madre Rosa Maria, a cui era legatissimo, e l’uomo che l’ha cresciuto come un padre sin dai suoi tre anni. Ma il progetto di vita più grande era ormai prossimo alla realizzazione: stava per diventare padre.
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La compagna aspetta una bambina. Umberto aveva già scelto il nome: Azzurra. La piccola nascerà senza poter mai conoscere l’abbraccio di suo padre, a cui è stata strappata da una violenza cieca e insensata.
LA BATTAGLIA PER LA VERITÀ
“Una famiglia distrutta che oggi chiede solo verità e giustizia”, si legge in una nota diffusa dagli avvocati Concetta Vernazzaro e Sergio Pisani, che assistono i familiari. La fiaccolata di stasera non è solo un momento di raccoglimento, ma un atto di pressing civile perché le indagini facciano piena luce su dinamiche, mandanti ed esecutori. Perché nessuna ombra di sospetto o di indifferenza cali su una vittima innocente.
Il dolore privato si fa così memoria collettiva e istanza pubblica, in una città che, attraverso questo gesto, chiede di non rassegnarsi alla normalità della violenza camorristica e di onorare chi ne è stato vittima per mero, tragico caso.
Fonte REDAZIONE






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