Castellammare- Nel pieno delle turbolenze politico-amministrative che attraversano il Comune di Castellammare di Stabia, segnate dalle inchieste della magistratura sui presunti rapporti tra alcuni esponenti politici e il clan D’Alessandro, entra nel dibattito un documento politico destinato a far discutere.
A firmarlo è Base Popolare – Democratici Progressisti, area della sinistra che chiama in causa direttamente il sindaco Luigi Vicinanza, la sua maggioranza e il Partito Democratico.
Il testo parte da una premessa netta: la città rischia di scivolare di nuovo in una spirale pericolosa, segnata dal condizionamento della camorra sull’economia, sulle professioni e sulla politica, con il pericolo concreto di una nuova sospensione della vita democratica del Comune.
Una prospettiva che richiama lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del 2022 e, andando ancora più indietro, le vicende amministrative che hanno segnato Castellammare dal 2010 in poi.
Secondo i firmatari, il nodo non è il bilancio dei primi 18 mesi di amministrazione né il confronto sulle singole politiche pubbliche, ma una domanda più radicale: le scelte fatte sono state sufficienti a impedire nuovi condizionamenti camorristici, anche all’interno del “nuovo” Consiglio comunale? La risposta, per Base Popolare, è negativa.
Il documento parla apertamente di soluzioni sbagliate e di responsabilità diffuse, riconoscendo anche una quota di autocritica. Viene contestato il modello delle coalizioni elettorali “ampie”, costruite per vincere ma incapaci di garantire una guida politica solida e trasparente. Un’impostazione che, secondo la nota, ha prodotto una maggioranza eterogenea e fragile, tanto da spingere lo stesso sindaco Vicinanza, nelle fasi iniziali, a ricorrere a una giunta definita “tecnica” per guadagnare tempo di fronte alle difficoltà di composizione dell’esecutivo.
Nel mirino finisce anche l’idea che lo scioglimento e la gestione commissariale potessero chiudere definitivamente la questione dei rapporti opachi tra politica e malaffare. Al contrario, si legge nel documento, è mancata una vera riflessione interna ai partiti e alla coalizione sulla necessità di recidere ambiguità, collusioni e pratiche elettorali distorsive, spesso alimentate da comitati elettorali e da liste civiche solo formalmente tali.
Emblematico, per i firmatari, il caso delle ultime elezioni comunali: una coalizione composta da 14 liste e 336 candidati, definita allora come un modello di “campo largo”, ma che oggi mostra tutte le sue fragilità. Troppo facile, secondo Base Popolare, tentare ora di separare le responsabilità del Consiglio comunale da quelle della Giunta: la costruzione della coalizione, ricordano, è anche responsabilità diretta del candidato sindaco, come prevede la legge attraverso la dichiarazione di collegamento con le liste.
La critica si estende al comportamento del sindaco e del Pd nelle settimane segnate dalle indagini giudiziarie. Viene contestata l’assenza di un’iniziativa politica forte, come la richiesta formale dell’invio di una Commissione di accesso e l’apertura contestuale di una verifica politica tramite le dimissioni, per evitare che la città pagasse ancora una volta un prezzo altissimo. Una strada che, sostengono, era stata indicata già in una nota del 12 novembre.
Nel documento emerge anche il timore che l’immobilismo del Partito Democratico alimenti confusione e indebolisca figure impegnate da sempre nella lotta alle mafie, come Sandro Ruotolo, chiamato a dare un contributo alla città nonostante i suoi incarichi nazionali.
Non mancano i riferimenti ai temi amministrativi rimasti, a giudizio dei firmatari, ai margini del confronto politico: dallo sviluppo economico ai quartieri, dai porti alle Antiche Terme, dalle sorgenti all’appalto dei rifiuti, fino al rischio di perdere risorse del Pnrr e del Cis. Senza dimenticare la sanità e l’ospedale cittadino, indicato come vittima di scelte politiche che nulla hanno a che fare con il lavoro degli operatori.
La decisione di uscire dalla maggioranza viene rivendicata come un atto politico necessario per denunciare l’assenza di un vero percorso partecipato e il mancato seguito dato a una mozione, approvata dal Consiglio comunale, sui temi dello sviluppo e del coinvolgimento delle realtà sociali e professionali.
Il documento si chiude con un appello alla trasparenza e alla partecipazione democratica. La lotta alla camorra, viene ribadito, non può dividere la città. Al contrario, serve una svolta politica urgente, capace di unire le forze sane, dire dei no, superare le “ammucchiate” elettorali e restituire fiducia ai cittadini, contrastando astensionismo e voto controllato.
Alla magistratura, conclude la nota, spetta il compito di accertare responsabilità e collusioni. Alla politica, a partire dal sindaco, quello di assumere decisioni immediate per evitare a Castellammare l’incubo di un nuovo commissariamento.
Fonte REDAZIONE






Commenti (1)
In questo articolo se parla di situazzione complicate e di come la città ha bisogno di una svolta. Spero che i partiti possano collaborare meglio e non ci siano più problemi con la camorra che influiscono su tutto.