

Camorra Capitale: in manette il fratello del boss Senese
Un maxiblitz scattato nelle prime ore di oggi ha scosso la Capitale: i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), hanno fatto scattare le manette ai polsi di 14 persone, destinatarie di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Al centro dell'inchiesta c'è la cupola del "Clan Senese", l'organizzazione criminale che da anni getta la sua ombra sulla criminalità capitolina. Tra i nomi di spicco finiti nella rete degli inquirenti, figurano Angelo Senese, fratello di Michele Senese, figura storica e apicale del clan, e Ettore Abramo, detto 'Pluto', noto alle cronache come l'ex vice di Fabrizio Piscitelli, 'Diabolik', l'ultrà laziale assassinato nel 2019.
Ma anche Girolamo Finizio, i fratelli Alvise e Leopoldo Cobianchi e il pugile Kevin Di Napoli ferito a colpi di pistola iosieme con il suo allentaore mentre erano a Casoria in provincia di Napoli nel lugli del 2024. E poi protagonista di un'altra vicenda di cronaca nera nel luglio scorso quando ad Ostia fu dato alle fiamme la sua palestra.
Le accuse, a seconda delle singole posizioni, sono pesantissime e disegnano uno scenario di violenza e arroganza criminale: dal tentato omicidio al porto e detenzione illecita di armi da sparo, passando per l'estorsione aggravata dal metodo mafioso e, in alcune circostanze, dal fine di agevolare le attività del clan Senese. Documentato anche un tentato sequestro di persona, anch'esso aggravato dalla ferocia del metodo mafioso.
Gli investigatori ritengono di aver raccolto un grave quadro indiziario su una serie di episodi che svelano la ragnatela di interessi del gruppo. Tra i crimini contestati spiccano due tentati omicidi avvenuti nella Capitale, l'immancabile attività di spaccio di stupefacenti e un tentativo di estorsione ai danni di un gioielliere romano.
È proprio l'episodio del gioielliere a svelare il pericoloso intreccio di affari tra la malavita romana e quella campana. Un malvivente della Capitale, millantando di agire sotto l'egida della famiglia Senese, avrebbe tentato il "pizzo". Un gesto che avrebbe innescato una violenta reazione non solo del sodalizio capitolino, rappresentato da Angelo Senese, ma anche dell'agguerrito Clan Di Lauro, attivo nel Napoletano.
La prepotenza del tentato ricatto avrebbe così generato una vera e propria crisi diplomatica tra le cosche, risolta con una successiva richiesta "risarcitoria" – un chiaro segnale della gestione criminale del territorio.
L'operazione, condotta con il supporto di reparti speciali e specializzati dell'Arma, ha dunque inferto un duro colpo a uno dei clan più temuti di Roma, confermando la presenza di tentacoli mafiosi capaci di stringere alleanze e seminare il terrore nella città eterna.