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Omicidio Maimone, il "baby boss" Valda torna in aula: al via l'Appello per l'ergastolo

Francesco Pio Valda, 21 anni, condannato in primo grado per aver ucciso a Mergellina il pizzaiolo innocente. Il padre della vittima alla vigilia del processo: "Sono 32 mesi che aspettiamo giustizia"
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Si apre domani, giovedì 6 novembre, davanti alla quinta sezione penale della Corte di assise di appello di Napoli, il processo di secondo grado per uno degli omicidi che più ha scosso la città: l'assassinio di Francesco Pio maimone.

Imputato principale è Francesco Pio Valda, il "baby boss" di 21 anni già condannato in primo grado alla pena dell'ergastolo. Con lui, a processo, anche un gruppo di parenti e amici – Alessandra Clemente (cugina), Salvatore Mancini, Giuseppina Niglio (nonna) e Pasquale Saiz – condannati a pene inferiori per reati connessi.

La tragedia di Mergellina

La vicenda risale alla notte tra il 19 e il 20 marzo 2023. Francesco Pio Maimone, un giovane pizzaiolo descritto da tutti come un ragazzo onesto e un gran lavoratore, si trovava con gli amici presso gli chalet di Mergellina.

Quella sera, secondo quanto ricostruito dalla Procura e confermato dalla sentenza di primo grado, scoppiò una lite tra gruppi malavitosi rivali. Maimone era lì per caso, completamente estraneo a quelle dinamiche criminali.

Nel caos della rissa, Francesco Pio Valda estrasse una pistola e sparò.

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Un proiettile vagante colpì Maimone dritto al cuore, uccidendolo sul colpo. Una morte assurda, che scatenò un'ondata di indignazione e riaccese i riflettori sulla violenza giovanile e sulla faida tra clan per il controllo del territorio.

L'appello del padre: "Una pena da monito"

Alla vigilia della prima udienza d'appello, la famiglia Maimone, assistita dall'avvocato Sergio Pisani, rinnova la sua richiesta di giustizia.

"Sono 32 mesi che Francesco Pio manca agli affetti della sua famiglia", ha dichiarato Antonio Maimone, il padre della vittima. "Quella notte a Mergellina perdeva la vita a causa di un proiettile sparato da un coetaneo, senza che gli fosse lasciata via di scampo".

Le parole del padre sono cariche di dolore ma anche di una ferma richiesta alla giustizia: "Noi riponiamo la speranza interamente nella Magistratura e al Giudice ci rivolgiamo chiedendo una pena esemplare. Francesco Pio non tornerà all'affetto dei suoi cari, ma una pena esemplare può servire da monito per i giovani di questa società che ha bisogno di essere sostenuta e cambiata".

Nel processo si sono costituiti come parti civili, oltre alla famiglia, anche il Comune di Napoli (con l'avvocato Marco Buzzo) e la Fondazione Polis (con l'avvocato Celeste Giliberti), a testimonianza del profondo impatto che la vicenda ha avuto sull'intera comunità.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 5 Novembre 2025 - 20:27 - Giuseppe Del Gaudio

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