Campobasso – Neanche oggi, di fronte al giudice per le indagini preliminari di Benevento, Salvatore Ocone ha voluto parlare. L’uomo, 58 anni, autore della strage familiare di Paupisi, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia svoltosi nel carcere di Capodimonte, dove è rinchiuso da sabato scorso dopo il trasferimento dal penitenziario di Campobasso.
Assistito dal suo legale, l’avvocato Giovanni Santoro del foro di Campobasso, Ocone si è limitato a confermare le proprie generalità, scegliendo ancora una volta il silenzio, così come aveva fatto nei giorni scorsi davanti agli inquirenti molisani.
Il gip ha formalizzato la nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, a seguito del passaggio di competenza territoriale dell’inchiesta da Campobasso a Benevento.
La strage del 30 settembre
L’alba di quel 30 settembre rimane impressa come una delle pagine più nere nella cronaca sannita. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Ocone avrebbe aggredito nel sonno la moglie Elisa, 49 anni, e i due figli, Cosimo di 15 e Antonia di 17, utilizzando una grossa pietra.
La donna e il ragazzo morirono sul colpo, mentre la figlia maggiore, colpita con violenza alla testa, riuscì miracolosamente a sopravvivere. Da allora è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Neuromed di Pozzilli, dove lotta ancora per la vita.
Dopo il duplice omicidio, l’uomo si sarebbe allontanato di casa in stato di shock, per poi essere rintracciato e fermato dai carabinieri.Potrebbe interessarti
Fine dell’isolamento e possibile perizia psichiatrica
Trasferito a Benevento, Ocone non è più sottoposto a regime di isolamento: divide la cella con un altro detenuto. “Qui a Benevento non è in isolamento – ha precisato il suo legale – e per ora mantiene un atteggiamento di totale chiusura”.
L’avvocato Santoro, rispondendo alle domande dei cronisti all’uscita dal carcere, ha lasciato intendere che potrebbe chiedere una perizia psichiatrica per il suo assistito:
“Ho già raccolto alcuni elementi documentali che farò analizzare da uno specialista – ha spiegato – per valutare se Ocone fosse in grado di intendere e di volere al momento dei fatti. La tragedia è di una gravità e di un dolore inimmaginabili: occorre affrontarla con il massimo rispetto per tutte le persone coinvolte”.
Alla domanda se l’imputato abbia chiesto notizie sulle condizioni della figlia Antonia, l’avvocato è stato lapidario:“No. Chi lo incontra si rende conto che è un uomo completamente avulso dalla realtà”.
L’inchiesta prosegue
Intanto, la Procura di Benevento continua a ricostruire le ore precedenti alla strage. Si indaga sul contesto familiare e su possibili segnali di disagio che potrebbero aver anticipato l’esplosione di violenza. Gli inquirenti attendono ora le relazioni medico-legali e gli esiti delle perizie psichiatriche che potranno chiarire se Ocone fosse pienamente consapevole delle proprie azioni.
Nel piccolo centro di Paupisi, intanto, il dolore resta vivo: un’intera comunità sconvolta da un dramma domestico che continua a chiedere giustizia e verità.
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