È notte fonda a Qualiano, hinterland nord di Napoli, quando una telefonata disperata raggiunge il numero d’emergenza 112.
Dall’altra parte della linea ci sono una madre e un padre terrorizzati: il loro figlio, appena diciottenne, è sotto casa e urla che vuole ucciderli. Non è la prima volta che accade.
Il giovane — già sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai genitori — ha violato ancora una volta le prescrizioni. La dipendenza dalla droga e la crisi di astinenza lo spingono a gesti sempre più violenti, tanto da trasformare quella che un tempo era una casa tranquilla in un teatro di paura quotidiana.
L’intervento dei carabinieri
A sirene spiegate arrivano i militari della sezione radiomobile della compagnia di Giugliano, che circondano la zona e tentano di avvicinarsi al ragazzo. Lui, in evidente stato di agitazione, prova a fuggire. Corre tra le auto parcheggiate, urla, strattona i militari che tentano di bloccarlo.
La colluttazione dura pochi secondi, ma la tensione è altissima: serve la forza di più carabinieri per immobilizzarlo e riportare la calma.
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Una storia di disperazione familiare
Dietro l’arresto, si nasconde una storia di degrado e impotenza familiare che a Qualiano — come in tanti altri comuni dell’area nord — non è purtroppo isolata.
I genitori, stremati da mesi di violenze, avevano già denunciato più volte il figlio nella speranza che un intervento delle forze dell’ordine potesse salvarlo da sé stesso.
Ma ogni volta, dopo l’ennesimo episodio, tutto ricominciava: richieste di soldi, urla, minacce, distruzione di oggetti in casa. E la paura che la situazione potesse finire nel sangue.
Secondo una prima ricostruzione, la dipendenza del giovane sarebbe nata in adolescenza, quando ha iniziato a fare uso di sostanze leggere, poi passate a stupefacenti più pesanti. Con il tempo, il consumo si è trasformato in una spirale di dipendenza e violenza, in cui la famiglia è diventata la prima vittima.
Il dramma della violenza in famiglia
L’episodio di Qualiano riporta in primo piano un problema sempre più diffuso ma spesso silenzioso: la violenza domestica esercitata dai figli contro i genitori.
Un fenomeno che in Campania — secondo i dati raccolti dalle forze dell’ordine — è in crescita costante, spesso legato a problemi di tossicodipendenza, disagio psichico e mancanza di servizi di supporto socio-sanitari.
Molte famiglie vivono nel terrore, divise tra l’amore per i propri figli e la paura di subirne la rabbia incontrollabile. Spesso, come in questo caso, la denuncia diventa l’unica forma di difesa possibile.
Ma resta l’amarezza di un sistema che interviene solo quando la violenza esplode, senza offrire reali percorsi di recupero o assistenza psicologica per chi vive in queste situazioni.
Un grido d’allarme sociale
La storia di Qualiano è un campanello d’allarme per l’intera comunità: dietro ogni arresto, dietro ogni titolo di cronaca, c’è una rete familiare spezzata, un vuoto educativo e un sistema di prevenzione che non riesce a reggere l’urto della marginalità giovanile.
Una volta spente le sirene dei carabinieri, restano solo le lacrime di due genitori che hanno visto il proprio figlio diventare il loro incubo.
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