Pollena Trocchia
Pollena Trocchia – L’odore di bruciato è ancora nell’aria, acre e pesante come la rabbia che lo ha generato. Un uomo di 54 anni, dopo vent’anni di violenze e soprusi, ha dato fuoco alla casa dell’ex moglie.
Poi, con le mani annerite e la carta d’identità semicarbonizzata, si è consegnato ai Carabinieri di Cercola, confessando ogni cosa.
Un gesto estremo, l’ennesimo di una lunga storia di maltrattamenti, minacce e umiliazioni che si trascinava da anni all’interno di una famiglia segnata da dipendenze e degrado emotivo.
All’inizio, come spesso accade, era una famiglia “normale”: una coppia, quattro figlie, una casa ai piedi del Vesuvio. Poi, dal 2005, tutto è cambiato. L’uomo è caduto nel vortice della tossicodipendenza e della ludopatia; da lì in poi, la violenza ha preso il sopravvento.
Le prime urla, i primi schiaffi, poi le minacce, i controlli ossessivi, la paura. La moglie ha resistito finché ha potuto, poi la separazione. Una separazione solo formale, però, perché le vite dei due restavano intrecciate da una convivenza forzata e da un rancore mai sopito.
Lei tenta di ricominciare, una nuova relazione, un soffio di libertà dopo anni di silenzio. Ma per lui quella libertà è una ferita aperta.
“Cambierò, ti vestirò d’oro come la Madonna”, prometteva nei momenti di tregua. Poi, quando capiva che non c’era più ritorno, la minaccia si faceva profezia: “Le cose si fanno a tempo debito”. Quel “tempo debito” è arrivato.
Poche ore prima dell’incendio, il 54enne aveva aggredito un uomo davanti all’abitazione della ex moglie: lo aveva accusato, senza fondamento, di avere una relazione con lei. Gli ha strappato il telefono di mano, cercando prove di un tradimento, e lo ha rinchiuso in un cortile, impedendogli di uscire.
Poi, la furia finale. L’uomo ha cosparso di benzina la casa dove aveva vissuto con la famiglia e ha appiccato il fuoco. Le fiamme hanno divorato tutto: mobili, vestiti, ricordi. Solo il caso ha voluto che in quel momento nessuno fosse all’interno.
La donna, accorsa davanti a ciò che restava della sua vita, ha potuto solo sussurrare tra le lacrime alle figlie: “Guarda cosa ha fatto... la mia casa, le mie cose”.
Dopo l’incendio, l’uomo è andato daiCarabinieri di Cercola. Non ha tentato di fuggire. Si è limitato a consegnare il documento bruciacchiato e a dire che era finita.
Ora è in carcere, accusato di maltrattamenti, incendio doloso, sequestro di persona e rapina.
Gli investigatori stanno ricostruendo le ultime 24 ore della sua follia, ma anche i vent’anni di violenza che le hanno precedute — una lunga scia di denunce, ritrattazioni, minacce e paura.
La vicenda di Pollena Trocchia è l’ennesimo tassello di un fenomeno che non si arresta. In Italia, secondo i dati del Ministero dell’Interno, una donna ogni tre giorni muore per mano di un uomo.
Dietro ogni statistica, una storia come questa: un amore diventato ossessione, un legame malato che si consuma nel controllo, nell’umiliazione e nella violenza.
Questa volta, il destino ha voluto che nessuno morisse.Ma la ferita invisibile — quella che segna chi sopravvive alla violenza — brucia più del fuoco che ha distrutto una casa.
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La storia raccontata è veramente triste e fa riflettere sul come la violenza può rovinare delle vite. È incomprensibile come una persona possa arrivare a tanto. Speriamo che questo serva da lezione per altri.