Napoli – Un grido d’allarme arriva da Nisida, l’isola che da decenni rappresenta il cuore della giustizia minorile in Italia. A lanciarlo è la CON.SI.PE. (Confederazione Sindacati Penitenziari), dopo una visita ispettiva all’Istituto Penale Minorile di Nisida, guidata dal vicepresidente Luigi Castaldo e dal dirigente regionale Antonio Chiocca.
Il bilancio è drammatico: manca il 50% del personale maschile di Polizia Penitenziaria, i turni sono massacranti, e molti dei progetti rieducativi – vero fondamento del percorso di reinserimento dei giovani detenuti – risultano sospesi o fortemente ridimensionati.
L’isola del recupero in affanno
L’isola di Nisida è da sempre un simbolo. Qui, dove il mare lambisce le mura del penitenziario, generazioni di ragazzi hanno tentato di ricominciare grazie a percorsi educativi, laboratori professionali e attività culturali.
Oggi, però, quella stessa realtà rischia di diventare un luogo di attesa e impotenza, travolta dalla crisi strutturale che affligge l’intero sistema penitenziario italiano.
Durante la visita, la delegazione della CON.SI.PE. ha riscontrato una situazione “al limite della sostenibilità”: reparti scoperti, carenze croniche di organico, personale costretto a coprire più turni e a operare in condizioni di forte stress.
«Il personale fa ciò che può, ma siamo allo stremo – affermano i rappresentanti sindacali –. Senza investimenti e nuove assunzioni, non sarà più possibile garantire sicurezza né dare seguito alla funzione rieducativa che distingue le carceri minorili».
La comandante Ascione: professionalità e umanità in prima linea
La delegazione è stata accolta con “grande disponibilità e trasparenza” dalla comandante di reparto, la dottoressa Eleonora Ascione, dirigente di Polizia Penitenziaria, che nonostante le difficoltà quotidiane continua a mantenere alto il livello di professionalità e dedizione del personale.Potrebbe interessarti
Una figura che – sottolineano i sindacati – «rappresenta l’anima autentica dell’istituto: equilibrio, umanità e fermezza». Ma anche lei, come molti colleghi, si trova a dover gestire una struttura sempre più fragile, in bilico tra missione educativa e emergenza gestionale.
Un problema nazionale: carceri sovraffollate e personale dimezzato
Il caso di Nisida non è isolato. Da mesi la Corte dei Conti e il Garante nazionale dei detenuti segnalano una crisi profonda del sistema carcerario italiano: oltre 61 mila detenuti per poco più di 51 mila posti disponibili, con un deficit di organico nella Polizia Penitenziaria che supera le 7.000 unità.
Una condizione che, nei penitenziari per adulti come in quelli minorili, rende quasi impossibile assicurare la funzione rieducativa della pena, sancita dall’articolo 27 della Costituzione.
La CON.SI.PE. parla apertamente di “abbandono istituzionale” e chiede al Ministero della Giustizia “un segnale concreto”: più risorse, più personale e un piano straordinario per rilanciare i percorsi di reinserimento dei giovani detenuti.
«Senza educatori, psicologi e agenti in numero adeguato – spiegano Castaldo e Chiocca – la rieducazione resta solo una parola. E Nisida, simbolo del riscatto, rischia di diventare un carcere come tutti gli altri».
Le richieste del sindacato
La CON.SI.PE. chiede:
il rientro immediato del personale distaccato in altre sedi;
il rafforzamento dell’organico maschile;
il ripristino dei progetti educativi e formativi sospesi;
fondi strutturali per manutenzione e sicurezza dell’istituto.
Solo così, sottolineano i sindacati, sarà possibile restituire dignità, sicurezza e motivazione a chi lavora ogni giorno in prima linea, garantendo ai giovani reclusi una seconda possibilità reale.
Lascia un commento