Tra i vicoli di Napoli, dove il profumo del forno a legna si mescola al rumore delle voci e dei motorini, la tradizione della vera pizza partenopea continua a vivere e rinnovarsi. È una storia antica, fatta di mani esperte, di impasti che respirano e di gesti tramandati da generazioni.
A raccogliere oggi quell’eredità è Gennaro Luciano, maestro pizzaiolo dell’Antica Pizzeria Port’Alba 1738 — considerata la più antica del mondo — eletto nuovo presidente dell’UPSN, l’Unione Pizzerie Storiche Napoletane “Le Centenarie”.
Fondata nel 2016, l’associazione riunisce le pizzerie simbolo della storia gastronomica di Napoli con una missione precisa: tutelare l’identità autentica della pizza napoletana e preservarne i segreti di lavorazione, riconosciuti patrimonio culturale prima ancora che culinario. Perché a Napoli, la pizza non è solo un piatto: è un racconto popolare, un gesto di appartenenza, un modo di stare insieme.
Luciano prende il timone di un sodalizio che custodisce secoli di tradizione e passione, affiancato da una squadra di maestri pizzaioli di grande esperienza: Enrico Lombardi nel ruolo di vicepresidente, Giorgio Moffa come secondo vicepresidente e Alessandro Condurro, riconfermato segretario dell’associazione.Potrebbe interessarti
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A vegliare idealmente su di loro, con la saggezza di chi ha scritto pagine indelebili nella storia della pizza, resta Antonio Starita, presidente onorario delle “Centenarie”.
Con questa nuova guida, l’UPSN si prepara a una stagione di rinnovamento. L’obiettivo è chiaro: proiettare la tradizione nel futuro, difendendone l’autenticità ma aprendola al dialogo con la contemporaneità. “Le Centenarie” vogliono raccontare Napoli non solo attraverso il sapore di una margherita ben fatta, ma anche attraverso progetti solidali, iniziative culturali e azioni concrete a beneficio della comunità.
Perché la pizza, regina delle tavole popolari, continua a essere un linguaggio universale. Unisce generazioni e classi sociali, abbatte confini e racconta la città del Vesuvio meglio di qualsiasi libro: con il profumo del pomodoro, la leggerezza dell’impasto, e la semplicità di un piatto che, da due secoli, fa sentire chiunque parte di una storia più grande.
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