Un anno di reclusione e un risarcimento dei danni, da quantificare in un successivo giudizio civile, in solido con l’ASL Napoli 1 Centro. È il verdetto di condanna emesso ieri mattina dalla dottoressa Antonia Napolitano Tafuri, giudice del Tribunale di Napoli, a carico di due sanitari dell’Ospedale del Mare.
I condannati sono il dottor Pasquale Sannino, 58enne urologo di San Sebastiano al Vesuvio, e la dottoressa Annalisa Di Rienzo, 45enne infermiera di Santa Maria Capua Vetere. Entrambi sono stati ritenuti colpevoli dell'omicidio colposo di Antonia Maiellaro, 86 anni di Parete, morta nel giugno 2019 per le conseguenze di una tragica negligenza: le fu somministrato un antibiotico, il Rocefin, nonostante la sua cartella clinica digitale e i referti cartacei segnalassero chiaramente e ripetutamente la sua allergia a quel farmaco.
Secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero dottor Mario Canale in una lunga e dettagliata requisitoria, i due professionisti avrebbero completamente ignorato gli allarmi. Il dottor Sannino, prescrittore del farmaco, e l'infermiera Di Rienzo, che materialmente lo inoculò alla paziente, non avrebbero incrociato le banali ma fondamentali informazioni a disposizione.
Le conseguenze furono immediate e terribili.Potrebbe interessarti
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Il legale della famiglia, l’avvocato Vincenzo Di Vaio di Aversa, ha commentato la sentenza con un misto di soddisfazione e amarezza: "I familiari, oggi, hanno finalmente un responso di giustizia. Un riconoscimento del fatto che la morte di Antonia Maiellaro non era un destino cinico e baro, ma la conseguenza di un errore umano che non doveva e non poteva accadere. La condanna penale è un primo, importante tassello. Ora, nel processo civile che seguirà, ci batteremo per ottenere un risarcimento che sia all'altezza del dolore subito e, soprattutto, per accertare le eventuali responsabilità dell'ASL, chiamata a rispondere in solido".
Il dottor Sannino era difeso dall’avvocato Enrico Ferraro di Napoli, mentre la dottoressa Di Rienzo dall’avvocato Raffaele Crisileo di Caserta. Le loro linee difensive, che hanno sottolineato la complessità del lavoro ospedaliero e la natura non dolosa dell'azione, non sono state ritenute sufficienti a scagionare gli imputati dalla colpa, ritenuta grave e determinante.
Una figlia della vittima, fuori dall'aula, ha sussurrato commossa: "Mia madre non è morta di vecchiaia. È morta per una disattenzione che fa ancora più rabbia perché segnalata, nero su bianco, in un computer. Spero che questa sentenza serva a tutti, in quell'ospedale, a non distogliere mai più lo sguardo da un'allergia."





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