risarcimento poliziotto
Napoli - Oltre 25 anni dopo il grave ferimento in servizio, la giustizia ha dato ragione a un poliziotto campano, riconoscendogli lo status di "vittima del dovere" e un risarcimento di oltre 300.000 euro.
La Corte d'Appello di Napoli ha confermato la sentenza di primo grado, condannando il Ministero dell'Interno a indennizzare l'agente per i danni subiti.
Un successo giudiziario importante per lo Studio Associati Maior, che ha assistito il poliziotto in un lungo iter legale. "Giustizia è fatta," dichiarano gli avvocati Michele Francesco Sorrentino, Filippo Castaldo e Pierlorenzo Catalano. "È stato finalmente riconosciuto il diritto a essere tutelati anche per fatti risalenti a oltre vent'anni fa."
Il grave episodio risale al 1997. L'agente, pur essendo libero dal servizio, si trovava allo stadio San Paolo di Napoli in qualità di spettatore per la partita Napoli-Juventus. Secondo la normativa che impone agli appartenenti alle forze dell'ordine di essere in servizio permanente, l'uomo è intervenuto per sedare un lancio di oggetti dagli spalti. Durante l'azione, è stato colpito riportando un grave trauma che gli ha causato la cecità monoculare.
Nonostante il grave infortunio, il procedimento amministrativo per ottenere il riconoscimento come vittima del dovere si era concluso senza esito positivo. È stato necessario avviare una causa civile, dove una consulenza tecnica d'ufficio ha stabilito un'invalidità permanente del 30%. Il tribunale ha quindi riconosciuto il diritto del poliziotto alle provvidenze economiche previste dalla legge.
La sentenza d'appello rappresenta un precedente significativo. "Questo risultato è un importante riconoscimento del diritto delle forze dell'ordine a essere tutelate quando subiscono danni nello svolgimento del proprio dovere," ribadiscono gli avvocati dello Studio Maior. "Siamo fieri di aver ottenuto giustizia per il nostro assistito e di aver confermato che il sacrificio dei poliziotti non può essere ignorato, nemmeno quando sono trascorsi molti anni."
Il caso, conclusosi con la condanna del Ministero, ribadisce un principio fondamentale: il dovere di un agente non ha orari, e la sua tutela deve essere garantita, a prescindere dal tempo trascorso.
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È una situazione che fa riflettere, il poliziotto ha sofferto tanto e finalmente la giustizia ha dato un segnale. Tuttavia, ci sono ancora molte questioni da risolvere per chi lavora per la sicurezza pubblica che non sono chiare.