Nell’immagine, le botteghe el centro storico di Napoli ( Creata con IA )
Napoli è una città che vive di memoria, colore e mani sapienti: l’artigianato napoletano non è solo una serie di oggetti belli, ma è storia che si intreccia con vita quotidiana, con le identità di quartiere, con l’orgoglio famigliare. Le botteghe storiche di Napoli rappresentano queste radici, custodi di tecniche antiche, di materiali locali, di estetiche che parlano di un popolo che ha saputo trasformare la semplicità e la necessità in capolavori. In questo articolo esploreremo tre esempi significativi che incarnano l’eccellenza artigiana partenopea, per capire come la tradizione dell’artigianato napoletano continui non solo a sopravvivere ma anche a ispirare.
Uno dei settori più gloriosi dell’artigianato napoletano è quello della sartoria maschile e della guanteria. Maison storiche come la Maison Cilento, attiva fin dal 1780, continuano a vestire personalità internazionali, mantenendo la meticolosità dei tagli, la scelta dei tessuti, la cura dei dettagli come valori imprescindibili.
Parallelamente, la guanteria ha avuto a Napoli una storia potente: sin dal 1500 si aprivano botteghe in vie come Via dei Guantai Nuovi, alle spalle di Via Medina, dove ogni passaggio, dalla scelta della pelle alla cucitura, era affidato a mani sapienti. Oggi ancora esistono artigiani che portano avanti questa tradizione, specie in quartieri come la Sanità.
Le botteghe storiche di Napoli si manifestano anche nel tessuto culturale e religioso della città attraverso la tradizione del presepe. Via San Gregorio Armeno è forse l’indirizzo più conosciuto: statuine, scenografie, personaggi che ritraggono tanto sacro quanto profano, opere che costantemente rinnovano un dialogo con il presente.
C’è poi la porcellana di Capodimonte: fondata nel 1743 per volere di Carlo III di Borbone, la Real Fabbrica di Capodimonte ha stabilito standard altissimi nella lavorazione di porcellane artistiche, vasi, eleganti statuette, servizi da tavola, che ancora oggi sono segno riconoscibile dell’artigianato napoletano.
Non da meno è la liuteria: la scuola dei liutai napoletani, con botteghe storiche e nomi come Vinaccia, ha contribuito in maniera determinante alla diffusione di strumenti musicali di pregio, mandolini e chitarre, cui si aggiungono restauri, artigiani che lavorano con legni stagionati e tecniche classiche tramandate di generazione in generazione.
Il cuore oro e argento della città pulsa soprattutto nel Borgo Orefici. Questa zona, tra via Marina e Corso Umberto I, concentra da secoli le più antiche botteghe artigiane specializzate in oreficeria e gioielleria. È qui che sono nate corporazioni ufficiali già in epoche medievali, con maestri orafi francesi e poi soprattutto locali che hanno saputo costruire una scuola riconosciuta in tutta Europa.
Un’altra eccellenza è l’antica fonderia artistica come l’Antica Fonderia Di Giacomo, che trasforma il metallo in opere d’arte, statue, copie, lavori su commissione, in collaborazione con scultori contemporanei. Queste botteghe storiche non lavorano solo per l’estetica: preservano tecniche che rischiano l’oblio, formano apprendisti, si confrontano con materiali nuovi ma restano legate all’identità del luogo e al senso del bello.
Questo articolo è stato pubblicato il 16 Settembre 2025 - 14:04
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L'articolo parla di Napoli e delle sue tradizioni artigianali, ma mi chiedo se queste botteghe riescono a sopravvivere in un mondo dove tutto cambia velocemente. La storia è bella, ma il futuro è incerto per molti artigiani.