L'ingresso delle Ecopartenope di Marcianise
Marcianise – Un boato improvviso, poi il fumo nero che si è alzato dal capannone. È la scena che si sono trovati davanti i primi soccorritori accorsi venerdì pomeriggio alla Ecopartenope, azienda specializzata nel trattamento dei rifiuti industriali, nella zona industriale di Marcianise, in provincia di Caserta.
L’esplosione, avvenuta durante alcuni lavori di manutenzione sugli impianti, ha provocato la morte di tre operai. Un quarto lavoratore risulta ancora disperso.
I vigili del fuoco stanno operando da ore tra le macerie per cercare di mettere in sicurezza l’area e rintracciare l’uomo che manca all’appello. La deflagrazione è stata così violenta da far crollare parte della struttura interna dell’impianto, rendendo difficili le operazioni di soccorso.
Quello di Marcianise non è un caso isolato, ma l’ennesima tragedia che si consuma in un Paese dove la sicurezza sul lavoro sembra restare troppo spesso una promessa disattesa. Secondo i dati INAIL, nei primi otto mesi del 2025 si contano già centinaia di vittime. Una media spaventosa: più di tre persone al giorno perdono la vita mentre lavorano.
Il settore dei rifiuti e della manutenzione impiantistica è tra i più esposti: ambienti chiusi, sostanze pericolose, rischi legati a esplosioni e intossicazioni. Condizioni che, se non accompagnate da rigidi protocolli di sicurezza e controlli costanti, possono trasformarsi in trappole mortali.
Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione di Marcianise sarebbe avvenuta durante lavori di manutenzione. Una fase delicata in cui spesso gli operai si trovano a operare senza la possibilità di interrompere totalmente gli impianti o in presenza di residui infiammabili.
Gli esperti sottolineano come i fattori di rischio siano spesso amplificati da una catena di appalti e subappalti che può ridurre il livello di responsabilità diretta delle aziende e frammentare la gestione della sicurezza.
A ciò si aggiungono carenze nella formazione del personale e la pressione dei tempi di lavoro, che spingono talvolta a ridurre le procedure preventive pur di rispettare le scadenze.
“Non possiamo continuare a piangere morti sul lavoro come se fossero inevitabili – ha dichiarato la CGIL campana in una nota –. Ogni tragedia è figlia di scelte precise: mancanza di investimenti in sicurezza, controlli insufficienti, deregolamentazione degli appalti. Chiediamo al Governo e alle istituzioni locali un piano straordinario per fermare questa strage silenziosa”.
Le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere cercheranno ora di stabilire le responsabilità e capire se siano stati rispettati i protocolli di sicurezza. Intanto, le famiglie delle vittime piangono l’ennesima strage bianca, consumata lontano dai riflettori ma dentro la quotidianità di chi, ogni mattina, esce di casa per guadagnarsi da vivere e non fa più ritorno.
Quella di Marcianise non è solo una cronaca nera locale: è il simbolo di una ferita nazionale che continua a riaprirsi, giorno dopo giorno, in ogni settore produttivo del Paese.
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Questo evento tragico e molto preoccupante. La sicurezza sul lavoro dovrebbe essere una priorita per tutte le aziende. Speriamo che le indagini possano portare a miglioramenti nelle procedure di sicurezza per prevenire futuri incidenti simili.