don Francesco Balzano
Nola– In seguito a una nota diffusa nei giorni scorsi dalla Curia di Nola, in cui si citano alcuni sacerdoti il cui stato canonico solleva dubbi o precisazioni, interviene pubblicamente don Francesco Balzano, uno dei religiosi menzionati.
Lo fa per chiarire la propria posizione, ribadendo la validità — seppur non la liceità — della sua ordinazione sacerdotale.
«Sono stato ordinato da monsignor Emmanuel Milingo — afferma don Balzano — forse monsignor Marino o altri non ne sono al corrente, ma questa ordinazione è avvenuta prima che Milingo venisse sospeso dalla Chiesa sorella di Roma.»
Secondo quanto afferma il sacerdote, l’ordinazione, pur collocandosi al di fuori della piena comunione con la Chiesa cattolica romana, si collocherebbe comunque all’interno della successione apostolica, poiché Milingo sarebbe stato consacrato dallo stesso san Paolo VI.
«Ho già avuto modo di confrontarmi con don Ciro Cozzolino e don Salvatore Accardo. La nostra ordinazione è valida, anche se illecita», prosegue Balzano, citando direttamente il documento vaticano Dominus Iesus, redatto nel 2000 dal cardinale Joseph Ratzinger e approvato da papa Giovanni Paolo II.
Nel documento, al n.17, si legge: «Le Chiese che, pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, restano unite ad essa per mezzo di strettissimi vincoli, quali la successione apostolica e la valida Eucaristia, sono vere Chiese particolari».
Secondo don Balzano, questa affermazione costituirebbe una base teologica sufficiente per riconoscere la presenza operante della Chiesa di Cristo anche in contesti ecclesiali non pienamente riconosciuti dalla Santa Sede.
«Consiglio vivamente la lettura integrale di questo documento anche a monsignor Marino», aggiunge, in tono pacato ma fermo.
Balzano insiste poi su un punto fondamentale della dottrina cattolica: la distinzione tra validità e liceità dei sacramenti.
«I sacramenti agiscono ex opere operato, per il solo fatto di essere compiuti con la giusta forma, materia e da un ministro validamente ordinato. È Dio che agisce attraverso i suoi ministri. La Chiesa non ha — e non può avere — il potere di annullare ciò che Dio ha disposto.»
Questo significa, continua don Francesco, che un sacramento può essere valido anche se celebrato da un ministro privo dell’autorizzazione canonica a esercitare il suo ufficio — come nel caso, ad esempio, di un sacerdote dimesso dallo stato clericale.
«Anche un sacerdote scomunicato, se validamente ordinato, può consacrare realmente l’Eucaristia. Lo fa illecitamente, certo, ma la transustanziazione avviene comunque. Questo è dottrina, non opinione.»
Balzano sottolinea poi che per i fedeli la buona fede resta salva: se un credente non è consapevole dell’illiceità di una celebrazione, non è imputabile di alcuna colpa per avervi preso parte.
In conclusione, don Francesco richiama un principio laico ma non meno importante: il diritto costituzionale alla libertà religiosa.
«Viviamo in Italia, dove la Costituzione tutela la libertà di fede. Ogni cittadino ha diritto di professare la propria religione, di farne propaganda, di esercitarla pubblicamente e privatamente, purché non si violi il buon costume. E questo è ciò che facciamo.»
Con questa dichiarazione, don Balzano rivendica non solo la validità del proprio sacerdozio, ma anche la legittimità — civile e spirituale — del proprio cammino di fede, pur consapevole delle tensioni esistenti con la gerarchia ecclesiastica ufficiale.
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