Vittima di violenza in casa, la paura ci circonda
Napoli – Calci, pugni e mani strette al collo. Un’aggressione brutale, consumata tra le mura domestiche, a opera del fidanzato della figlia minorenne. È quanto accaduto ad Anna Chiara Vitiello, una donna napoletana di Chiaiano, picchiata selvaggiamente da un diciottenne venezuelano, compagno della figlia con cui ha avuto un bambino di appena sette mesi.
Le ferite sul corpo e sul volto della vittima, ridotta a una maschera di lividi, sono il segno tangibile della violenza che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia.
Il drammatico episodio è avvenuto lo scorso 23 luglio nell’abitazione della famiglia, in via Nuova Toscanella. Ma la paura per Anna Chiara e i suoi cari non si è esaurita con il ricovero in ospedale: per sfuggire all’aggressore, la donna, le sue figlie e il nipotino sono stati costretti a lasciare la loro casa e rifugiarsi in un’altra zona della città, vivendo oggi in condizioni di precarietà e timore.
A denunciare pubblicamente la vicenda è stato il deputato dell'Alleanza Verdi–Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che ha ricevuto un messaggio di aiuto dal marito della vittima. Sui suoi canali social ha pubblicato anche le immagini choc del volto tumefatto di Anna Chiara, scatenando indignazione e richieste di giustizia.
«Sto seguendo personalmente gli sviluppi – ha dichiarato Borrelli –. Dobbiamo assolutamente proteggere questa famiglia e garantire sicurezza alle vittime, non lasciarle sole».
È la stessa Anna Chiara a raccontare con voce ancora rotta dalla paura i dettagli di quella sera. «Erano circa le otto – spiega – quando ho sentito gridare dalla stanza di mia figlia. Sono entrata per capire cosa stesse succedendo e lui mi è saltato addosso. Mi ha colpita più volte, poi mi ha afferrato al collo. Ero a terra, stordita, stavo per svenire. Solo l'intervento di mia figlia, che si è gettata su di lui per fermarlo, mi ha salvato».
Dopo l’aggressione, la donna è fuggita in auto con le figlie e il nipote, dirigendosi all’ospedale San Paolo. Qui i medici hanno riscontrato un trauma cranio-facciale, ecchimosi ed escoriazioni alle braccia. Dimessa dopo una notte in pronto soccorso, la donna ha poi sporto denuncia in Questura. Le autorità hanno attivato il “codice rosso”, che prevede una corsia d’urgenza per i casi di violenza domestica.
Ma per Anna Chiara e la sua famiglia, la paura resta. «Non possiamo tornare a casa – racconta – lui abita lì vicino. Siamo noi le vittime eppure siamo costrette a scappare e nasconderci. È assurdo».
Il caso ha riacceso il dibattito sulla sicurezza delle vittime di violenza e sulla necessità di tutelarle concretamente, soprattutto nei contesti familiari più fragili. La vicenda di Anna Chiara non è solo un fatto di cronaca, ma il simbolo di una falla nel sistema di protezione, che spesso costringe chi subisce violenza a fuggire e vivere nell’ombra, mentre chi la esercita resta libero a pochi passi.
Intanto, proseguono le indagini per accertare la dinamica dei fatti e le eventuali responsabilità penali del giovane aggressore, appena maggiorenne. La comunità e le istituzioni sono chiamate a dare risposte immediate, affinché la paura non sia l’unica compagna quotidiana delle vittime.
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Questo episodio è molto preoccupante e mette in luce la vulnerabilità delle donne in situazioni di violenza. È importante che le autorità prendano sul serio queste situazioni e che ci sia una protezione adeguata per le vittime, ma anche che ci siano più risorse per aiutarle.