Napoli – A cinque anni dalla morte di Mario Paciolla, la richiesta è sempre la stessa, e oggi è risuonata forte per le strade di Napoli: verità e giustizia.
In centinaia hanno sfilato dal Comune fino a piazza Dante, nel cuore della città, per ricordare il giovane cooperante napoletano trovato morto il 15 luglio 2020 nella sua abitazione a San Vicente del Caguán, in Colombia, dove lavorava per una missione dell’Onu.
Un caso chiuso in Italia come suicidio, ma che la famiglia e un’ampia rete di attivisti e associazioni continuano a considerare un omicidio.
“Mario è stato ucciso”, ha gridato al megafono sua madre, Anna Motta, tra gli applausi della folla. “Ogni giovane ha il diritto di partire per un’esperienza all’estero e tornare a casa. Ma Mario è tornato in una cassa da frutta.
Questo non possiamo accettarlo”. Con lei e il marito, Pino Paciolla, c’erano esponenti di Libera, Cgil, Articolo 21, Mediterranea, Gruppo Abele, la Federazione nazionale della stampa, il Festival del Cinema dei Diritti Umani, ma anche rappresentanti istituzionali come la vicesindaca di Napoli, Laura Lieto, il deputato Pd Marco Sarracino, e l’ex sindaco Luigi de Magistris, insieme a Don Luigi Ciotti.
“Non ci fermeremo”, ha detto ancora Anna Motta. “Sin dall’inizio sapevamo che era una battaglia difficile, perché dietro la morte di Mario ci sono poteri forti. Ma siamo pronti ad andare avanti, a portare nuovi elementi per chiedere la riapertura del caso. E se sarà necessario, ci rivolgeremo alla Corte europea dei diritti dell’uomo”.
L’inchiesta della procura di Roma è stata archiviata su richiesta del pm, nonostante le perizie di parte e le denunce della famiglia. “Il governo non ci ha mai risposto – ha denunciato il padre di Mario – non abbiamo ricevuto nemmeno una telefonata dal ministro Tajani”. Il caso, spiegano i genitori, è stato frettolosamente liquidato come suicidio “perché qualcuno non vuole arrivare allo scontro con poteri forti. Ma noi non ci arrendiamo”.
Il deputato Marco Sarracino ha annunciato l’intenzione di chiedere la calendarizzazione della proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta, mentre Beppe Giulietti (Articolo 21) ha rilanciato la richiesta di un’indagine internazionale: “L’Onu deve parlare. Qualcuno, dentro l’Onu, sa cosa è successo a Mario. È ora che dica la verità”.
Nel corteo si sono visti striscioni, fotografie, cartelli con la scritta “Mario non si archivia”. Perché, come ha sottolineato Don Ciotti dal palco di piazza Dante, “un Paese che rinuncia alla verità muore lentamente. Non possiamo permettere che la morte di Mario venga dimenticata o insabbiata”.
Intanto, la famiglia Paciolla valuta nuove mosse legali. “Stiamo raccogliendo ulteriori documenti”, spiega il padre, “e se ci saranno novità, chiederemo la riapertura del fascicolo in Italia. In alternativa, siamo pronti ad andare davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Perché chi ha ucciso Mario non può restare impunito”.
Un grido, quello per la verità su Mario Paciolla, che da Napoli si è levato oggi più forte che mai.
Articolo pubblicato il giorno 15 Luglio 2025 - 22:19

Esperto in diritto Diplomatico e Internazionale. Lavora da oltre 30 anni nel mondo dell’editoria e della comunicazione. E’ stato rappresentante degli editori locali in F.I.E.G., Amministratore di Canale 10 e Direttore Generale della Società Centro Stampa s.r.l. Attento conoscitore della realtà Casertana.